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US Open, Sinner ringrazia Ferrara e Naldi e racconta le difficoltà: “Non la vigilia ideale per uno slam”

Durante la conferenza stampa, Sinner ha ringraziato Ferrara e Naldi, rivelato qualche retroscena sul processo per doping raccontando anche le difficoltà attraversate e che non gli hanno permesso di preparare al meglio lo US Open

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Matteo Morace

Matteo Morace

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In occasione della conferenza stampa di avvicinamento allo US Open durante il media day, Jannik Sinner è tornato sulla questione del processo per doping – che si è concluso con la sua assoluzione -, raccontando come sono andate le cose e i momenti difficili che ha dovuto affrontare e che non gli hanno permesso di prepararsi al meglio per l’ultimo slam stagionale. L’altoatesino ha anche parlato dell’inevitabile allontanante di Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, che hanno avuto un ruolo centrale nella sua positività al clostebol.

Sinner: “Non la vigilia ideale per uno slam”

Il primo argomento trattato da Jannik Sinner in conferenza stampa è come tutta la questione del processo per doping, uscita proprio a inizio settimana, non gli abbia permesso di prepararsi al meglio per gli US Open: “Di sicuro non è la vigilia ideale per uno Slam, ma so di non aver fatto niente di male. Sono già sceso in campo con pensieri riguardanti questa situazione e non è andata male. E’ un sollievo essere stato riconosciuto innocente, cercherò di dare il massimo in questo torneo. E’ stato un processo lungo, è durato mesi. Ho dovuto prendere decisioni difficili in base all’esito. Ci sono date che bisogna rispettare durante il procedimento, non puoi decidere quando la notizia uscirà fuori. Sono contento che si sia conclusa, è un sollievo per me per il mio team. Ovviamente per tutto ciò la preparazione per lo US Open non è stata quella ideale”.

L’allontanamento di Naldi e Ferrara

Sinner ha poi parlato anche della separazione da Ferrara e Naldi, ai quali riconosce grandi meriti per la sua crescita che lo ha portato a diventare n°1 al mondo: “Prima di tutto ci tengo a dire che hanno avuto un ruolo importantissimo nella mia carriera. Abbiamo lavorato insieme gli ultimi due anni, abbiamo fatto un lavoro eccezionale, che ha portato a grandi successi. Ora però per via di questi errori non sento più la fiducia per continuare con loro”.

Il retroscena sul processo

Sinner ha rivelato anche come sono andate le cose nel momento in cui è stato informato della positività al test anti-doping: “Quando ci è stata notificata la positività, per prima cosa abbiamo provare a capire quale fosse la sostanza. Abbiamo chiesto a Umberto, perché è quello che conosce bene questo genere di cose. Ha intuito subito che si trattava del suo spray e come era finito nel mio organismo. Ha immediatamente spiegato tutto ai giudici e per questo motivo ho potuto continuare a scendere in campo. Naturalmente dovevamo anche capire cosa sarebbe potuto accadere in futuro ma se ho potuto giocare è stato perché hanno creduto in me, in noi”.

Le inevitabili preoccupazione che hanno tormentato Sinner

Una situazione non facile e che ha procurato parecchie ansie a Sinner, il quale si è sempre dimostrato un esempio dentro e fuori dal campo: “Ero preoccupato, era la prima volta che mi succedeva, e spero non ce ne siano altre. Bisogna considerare anche la concentrazione, 0.000000001, sono tanti gli zeri prima di arrivare all’uno. Ma ero comunque preoccupato perché metto molta attenzione a queste cose, sono attento e corretto in campo”.

L’impatto sulla sua immagine mediatica

Oltre a essere il n°1 ATP, Sinner è anche uno dei giocatori più amati del circuito dai tifosi e apprezzati dagli sponsor con la sua immagine da bravo ragazzo, sempre ligio alle regole e sorridente. Il processo per doping potrebbe però compromettere questa immagine agli occhi del grande pubblico: “Ho potuto continuare a giocare perché so di non aver fatto niente di male, di essere sempre stato un giocatore pulito. Chiaramente questa notizia può cambiare qualcosa per la mia immagine ma tutti coloro che mi conoscono bene sanno anche che non farei mai nulla contro le regole. Rimane un momento molto duro e complicato per me e per il mio team. Da queste situazioni capirò anche chi sono i miei veri amici e chi no. Per la reputazione vedremo, non è una cosa che posso controllare”.

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