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Vagnozzi, coach Sinner: come è cambiato il gioco di Jannik, Draper si batte così

L'allenatore parla del crescendo dell'azzurro a Flushing Meadow, della strategia da adottare in semifinale e di come è stato gestito il caso doping

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

L’asticella non si sa più dove metterla. Jannik Sinner continua a macinare risultati e stasera contro Draper si gioca la finale degli Us Open, un risultato che lui stesso riteneva insperato alla vigilia. A raccontare i progressi dell’altoatesino è il suo coach, Simone Vagnozzi, che spiega anche come è cambiato il gioco di Jannik.

Perché Sinner fa meno ace

Meno punti al servizio, più serve and volley e smorzate: agli Us Open si è visto un Sinner leggermente diverso. Vagnozzi dà la sua spiegazioni sulle percentuali in battuta: «C’è una spiegazione tecnica: sull’erba ti basta un po’ meno per essere efficace, magari uno slice mirato al corpo, giocato a una velocità non eccelsa ti può dar punti. E poi penso, però, che ci siano anche una questione di palline. Se notate, qui a New York tanti fanno fatica, i ragazzi dicono che la palla non si sente molto sulla racchetta. Lo confermano le percentuali di Medvedev che la questione sia questa. E, infine, di sera la palla è ancora più ‘smorta’, quindi non aiuta gli ace».

Poi sul cambio di gioco notato contro Medvedev aggiunge: “Era quello che dovevamo fare. Giocare una partita solo di ritmo con Medvedev sicuramente non era la scelta giusta, devi mettere qualcosina di diverso per farlo pensare e giocare un po’ di più. Credo sia stata una partita molto tattica, a volte si vedevano scambi dove tiravano piano, altri dove sembrava volessero accelerare; quindi, è stato bravo Jannik a gestirla in questa maniera”

La crescita di Sinner

Vagnozzi è orgoglioso del cammino di Sinner: «Io penso al crescendo che c’è stato in queste cinque partite, anche a livello mentale, anche a livello di atteggiamento. L’ho visto ogni volta sempre più dentro la partita, non ve ne siete accorti? All’inizio magari sembrava un po’ più chiuso invece adesso, pian piano, ha ritrovato un po’ anche l’energia positiva del pubblico, il sorridere nel campo. Questa è la cosa che ci rende più felici».

La gestione di questi mesi, dopo il caso Clostebol, non è stata semplice: «Beh, naturalmente le difficoltà ci sono sempre, in un team. Possono esserci per qualsiasi motivo. Qualsiasi. Quindi quello che devi cercare, nella difficoltà, è cercare di restare più uniti possibili, ed è quello che abbiamo provato a fare, cercare di rimanere sull’obiettivo, giorno per giorno. Tante cose non le possiamo controllare, quindi dobbiamo, dovevamo, rimanere sul pezzo e siamo stati bravi, soprattutto Jannik perché è lui quello che va in campo. Comunque, come abbiamo sempre detto, siamo con la coscienza a posto e quindi da ora in poi è un capitolo chiuso».

Come battere Draper

Stasera l’ostacolo Draper, i due sono amici ed hanno giocato in doppio assieme a Montreal: «Draper lo conosciamo da tanto, proverà sicuramente a giocare sopra a ritmo. È un giocatore tosto, quindi sarà un match duro e serio. È la prima semifinale per Draper, ci arriva col vento in poppa, ha poco da dimostrare. Ha fatto il suo miglior risultato e gioca contro il n. 1 del mondo: Jannik dovrà essere bravo, soprattutto all’inizio del match, a gestire la situazione»

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