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Sinner fa un altro passo nella storia. “Se miglioro anche al servizio…”

L'azzurro: "Non mi considero il favorito, tutti quelli che sono nei quarti e nelle semifinali di questi tornei meritano di esserci"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Una statua, ma di ghiaccio vivo. Questo è stato il modo scelto da Jannik Sinner per “festeggiare” il sesto trionfo nelle ultime 7 partite disputate contro Daniil Medvedev. Anche se quell’unica sconfitta subita a Wimbledon (che resta anche l’ultima delle 5 incassate da inizio anno) era un sasso che andava tolto dalla scarpa: missione compiuta nello spazio di poco meno di tre ore, nelle quali però il numero uno del mondo ha ricordato a tutti che quando sta bene (e adesso è nelle migliori condizioni psicofisiche da tanto tempo a questa parte) stargli dietro è impresa fuori portata praticamente per chiunque.

Variazioni e costanza, le chiavi per il successo

Sinner si è trattenuto dopo il match point, quasi volesse tenere a freno ogni tipo di emozione. Una versione “ice” quasi inusuale, per quanto Jannik non sia stato mai uno di quelli capace di lasciarsi andare a chissà quali esultanze. Ma dentro quel “self control” c’era dentro un po’ tutto: la rabbia per qualche frecciatina di troppo arrivata da colleghi e addetti ai lavori, la sensazione di una diffusa “sfiducia” da parte del pubblico che non lo ha mai avuto a cuore che pure svanisce di fronte alla bellezza di certe prestazioni. Tanto che stavolta nelle parole pronunciate a fine partita non c’è spazio per nessuna risposta, come era capitato dopo il match con Paul quando venne sollecitato sulle dichiarazioni di Kyrgios. “Sapevo che sarebbe stata una partita fisica, ormai con Daniil ci conosciamo benissimo. Ho cercato di variare il piano tattico, scegliendo di scendere tanto a rete. Lavoriamo molto su questo aspetto del gioco, so che devo migliorare molto, ma sono riuscito a variare bene i compi e sono soddisfatto”. Sull’andamento del match, Sinner ha spiegato che “i primi due set sono stati strani, chi faceva il break poi prendeva il largo. Nel secondo ero sotto 5-0 ma avevo sempre la chance per rientrare e questo mi ha dato fiducia per il terzo. Il quarto è stato combattuto, sono rimasto lì mentalmente. In cosa dovrò migliorare? Sicuramente al servizio, ma mi sento bene e in fiducia. E vincere a Cincinnati mi ha aiutato tanto a gestire certe situazioni durante le partite”.

Sinner non si considera il favorito

In sala stampa, dopo le interviste a caldo, Sinner aggiunge: “Non mi considero il favorito, tutti quelli che sono nei quarti e nelle semifinali di questi tornei meritano di esserci. Nessuna vittoria può essere data per scontata e quando affronti un giocatore devi sempre fare attenzione e trovare le soluzioni. Da questo momento in poi i match danno delle sensazioni diverse, io sono solo più fortunato ad aver già fatto queste esperienze. A prescindere da quello che accadrà nei prossimi giorni, sono molto soddisfatto della mia stagione; è stata molto costante e ho fatto tanti quarti, semifinali e finali. Per me questa è la cosa che conta di più, vuol dire che sto crescendo e che sto lavorando bene. Tre anni fa facevo ottavi e qualche quarto, poi ho aggiunto qualche semi, quest’anno ho fatto un altro piccolo passo in avanti. Ho fatto progressi importanti e questo è quello per cui sto lavorando”

Jack Draper, l’amico che non ti aspetti

Battendo Medvedev, Sinner è entrato in un clan ristretto: assieme a Corrado Barazzutti (1977) e Matteo Berrettini (2019) è l’unico tennista italiano ad aver conquistato la semifinale agli US Open. Ora contro Jack Draper dovrà cercare di andare oltre centrando la prima finale, dal momento che chi l’ha preceduto non è mai andato oltre (Barazzutti sconfitto da Connors, Berrettini da Nadal). Contro Jack Draper, però, la sensazione sarà quella di sfidare un amico come pochi ne ha nel circuito: “Vero. Ci conosciamo bene, siamo buoni amici anche fuori dal campo. Qui sta facendo un torneo di grande qualità, è un giocatore completo, serve bene, ha un ottimo dritto e un rovescio molto solido. Non disdegna la rete e sa fare molto bene il serve and volley. E’ stato divertente giocare a Montreal il doppio insieme a lui, questo ci ha permesso di avvicinarci e conoscerci un po’ meglio. Ci siamo mandati dei messaggi sia nei momenti più belli sia nei momenti più complicati. La nostra è una bella amicizia… ovviamente la metteremo da parte per qualche ora quando saremo in campo, ma dopo la stretta di mano torneremo amici come prima”.. Qualora tutto andasse per il verso sperato, poi ci sarà una finale da giocare… in trasferta contro Fritz o Tiafoe. Nulla però che possa spaventare quel Sinner “di ghiaccio” ammirato contro Medvedev.

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