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Enrico Varriale fa causa alla Rai: chiede di essere reintegrato nel mezzo del processo. "Voglio una trasmissione"

Il noto giornalista ha chiesto la reintegrazione a distanza da mesi dall'avvio del processo a suo carico che aveva indotto la Rai a concordare una sospensione

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Le conseguenze della causa intentata dalla sua ex compagna si sono tradotte, in sintesi, in un’indagine delicatissima e nel processo scaturito a suo carico. Accuse pesanti, quelle a carico del giornalista e conduttore televisivo Enrico Varriale che, oggi, chiede alla Rai il reintegro sul posto di lavoro. A riportare la notizia è Repubblica che, fin dal principio, ha seguito questa vicenda.

Enrico Varriale vuole tornare in Rai

In sintesi, uno dei giornalisti sportivi più celebrati e noti del piccolo schermo, che ha ricoperto funzioni rilevanti nella redazione di RaiSport, si schiera contro la tv pubblica e fa causa alla Rai. Dopo mesi di tira e molla, si è rivolto al giudice del lavoro: il presentatore chiede di essere reintegrato a tutti gli effetti, ovvero di tornare operativo laddove per operatività si intende il ritorno a lavorare in video e a condurre un programma.

Una decisione che segue all’accordo, sul quale sono convenute le parti, sull’opportunità di non apparire in video: una misura condivisa con i vertici di viale Mazzini, e adottata in via precauzionale.

La sospensione concordata con la Rai

La sospensione di Varriale era stata ritenuta opportuna, a seguito dell’avvio del processo a carico del giornalista, accusato di stalking e atti persecutori nei confronti dell’ex compagna.

Il giornalista si è sempre dichiarato innocente e ha sempre sostenuto “la falsità delle accuse che sono state mosse che troveranno smentita nei fatti”. Ma dal canto suo il gip, Monica Ciancio, ha disposto il “divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dai luoghi frequentati dalla persona offesa”, evidenziando che “le condotte poste in essere dal Varriale diano conto di una personalità aggressiva e prevaricatoria, evidentemente incapace di autocontrollo”.

Dalla sua, come intuibile, la Rai attende la sentenza, che – secondo i tempi della giustizia potrebbe arrivare in autunno – solleverebbe da eventuali responsabilità l’azienda di Stato.

Il processo a carico di Varriale

L’ex fidanzata del noto conduttore, assistita dall’avvocata Teresa Manente, è stata sentita in aula nel corso di un’udienza a porte chiuse, nel maggio scorso, in cui ha ripercorso i fatti vissuti e denunciati contro Varriale, presente in aula.

Sin dall’inizio della relazione, riferisce l’agenzia ADNkronos, la vittima avrebbe riferito che il giornalista aveva un atteggiamento ‘controllante’ che sfociava anche in aggressioni verbali e culminata nella violenza fisica, denunciata dall’ex compagna ad agosto del 2021.

La Procura aveva chiesto e ottenuto il processo con rito immediato per l’ex vicedirettore di RaiSport, sottoposto inoltre alla misura cautelare del “divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dai luoghi frequentati dalla persona offesa” e di “non comunicare con lei neppure per interposta persona”.

Le richieste della Procura e la replica della difesa

Secondo l’accusa, “con condotte reiterate, il giornalista ha molestato e minacciato la donna cagionandole un perdurante stato di ansia e paura e un fondato timore per la propria incolumità costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita”.

Nel capo di imputazione viene riportato l’episodio riferito allo scorso 6 agosto quando “durante un alterco per motivi di gelosia” ha aggredito la donna causandole lesioni con una prognosi di 5 giorni. All’aggressione, dopo l’interruzione della relazione, erano seguiti messaggi e telefonate, arrivando fino a “stazionare” sotto casa della vittima citofonando ripetutamente.

“Ritengo che la persona offesa abbia confermato quanto ha sempre affermato il mio assistito”, ha detto l’avvocato Fabio Lattanzi, difensore di Varriale.

Dalla sua, il giornalista ha ammesso, in precedenza all’udienza, di provare “vergogna senza essere un mostro”.

“La narrazione della donna ha evidenziato che c’è stato un solo episodio di violenza, refertato con soli cinque giorni di prognosi – ha spiegato il penalista -. Nessuno stalking invece, tanto che la signora ha confermato di non avere mai chiesto di non cercarla più e di non mandarle messaggi. Così è stato”.

In un simile quadro, è maturata la decisione allora concorde di procedere a una sorta di astensione dal video da parte di Varriale che, a distanza di alcuni mesi, ha maturato la decisione di procedere diversamente rispetto a quel che si era convenuto a principio e chiedere, quindi, di essere reintegrato.

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