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F1, Verstappen campione: le tappe del trionfo dal filotto iniziale all'impresa in Brasile. Un altro anno al Max!

Max Verstappen ha vinto il suo quarto titolo piloti consecutivo: il dominio iniziale, i problemi in casa Red Bull e il mancato sviluppo, lo stop in Spagna e il miracolo in Brasile

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Antonio Salomone

Antonio Salomone

Giornalista

Giornalista pubblicista. Lo affascinano, da sempre, le categorie minori e i talenti in erba. Ha fiuto per la notizia e per gli emergenti. Calcio, basket, motori: ci pensa lui

Niente paura, solo delirio a Las Vegas: quello di Max Verstappen, che si è laureato per la quarta volta consecutiva campione del mondo in Formula 1. E lo ha fatto mostrando i muscoli e l’intelligenza di un pilota maturo che ha guidato e portato al trionfo una monoposto non al livello delle migliori. La Red Bull ha fatto i “capricci” sia in pista sia fuori e spesso l’olandese ha dovuto convivere in un ambiente non sereno.

Le polemiche sono state tante, ogni settimana un caso, ma Mad Max ha saputo isolarsi ed essere più forte di tutti. Ha avuto l’umiltà nel saper gestire i problemi. Ha capito di non avere più il razzo di un tempo e ha limitato i danni. Certo, se guardasse la guida spericolata di quel ragazzino che a 18 anni ha fatto impazzire tutti, oggi non crederebbe ai suoi occhi.

Verstappen e l’illusione di un dominio

Il film di inizio stagione ha ripercorso lo stesso copione degli anni precedenti: un dominatore in pista e tutti gli altri dietro. Si è acceso il semaforo verde e tutte le scuderie hanno capito già che si lotterà per il secondo posto. Verstappen ha vinto con distacco sia in Bahrein sia in Arabia Saudita e nel paddock le voci su una stagione “noiosa” sono iniziate subito a girare. La gara in Australia è stato il primo colpo di scena: anche Max può avere problemi. Anzi, la Red Bull per la precisione, surriscaldamento ai freni e team radio d’obbligo: “Box, box” e non per fare un pit stop. Una piccola nota stonata, ma il campione del mondo ha messo subito le cose in chiaro in Giappone e Cina. In Asia è tutto orange.

Quando l’illusione di un nuovo dominio ha iniziato a prendere il sopravvento, qualcosa nella casa regina ha iniziato a scricchiolare: il “caso Horner” ha tenuto tutti con il fiato sospeso, poi gli addii di figure chiave come Adrian Newey e Jonathan Wheatley, ex direttore sportivo della squadra, hanno sicuramente scosso l’ambiente. Da lì è iniziata l’altalena, ma il pilota ha saputo comunque tenere alta l’asticella, lasciando solo due GP a Norris e Leclerc. Poi è arrivata la Spagna, l’ultimo sorriso prima di un lungo buio.

La Red Bull “torera” si ferma in Spagna

Il toro di Verstappen è rimasto ferito nella corrida spagnola. Quasi un paradosso visto che in catalogna Max ha conquistato un altro successo. Altri punti messi nel malloppo stagionale e Norris tenuto a debita distanza. Ma dietro questa vittoria si è nascosta una grande nota: la Red Bull in pista non era più la solita dominatrice. La McLaren ha poi saputo colmare anche quei pochi secondi di gap e nel periodo di sviluppo ha messo dietro i rivali, che poi si sono dovuti accodare per un periodo alla Mercedes e poi a un grande rientro della Ferrari. La vettura di Max non è riuscita a stare al passo con le altre. Sono emersi problemi che hanno un’origine remota, addirittura risalendo ad un’evoluzione del fondo introdotta lo scorso anno in Spagna sulla RB19, stando a una forte dichiarazione di Christian Horner rubata nelle voci di corridoio.

Verstappen è stato più forte di tutto e tutti e ha dimostrato che si può essere campioni anche senza salire sul podio. Non ha vinto per dieci gare di fila. ma ha saputo limitare i danni, sfruttando anche numerosi errori di gestione da parte delle Papaya e di Lando, che non hanno sfruttato bene le difficoltà degli avversari. E poi è arrivato il graffio del più forte in Brasile.

Fonte: Getty

Verstappen e il miracolo a Interlagos

La fotografia della stagione di Verstappen è sicuramente la bandiera a scacchi del GP del Brasile. Una vittoria da leggenda, partendo dalla diciassettesima posizione e risalendo fino alla prima sotto la pioggia battente. Una guida da fuoriclasse, aiutato anche dalla fortuna e dalla bandiera rossa. Ma ha saputo abbracciare la Dea bendata. Ha danzato sotto il diluvio come Muhammad Ali sul ring o Federer in un lungo scambio sull’erba. Spesso nervoso, ma a tratti anche elegante. Un’impresa da campione del mondo, lo ha dimostrato e lo ha ribadito. A Las Vegas ha mostrato un altro lato di se, calcolatore sapendosi accontentare di stare davanti a Norris.

Quattro titoli come Prost e Vettel. Max Verstappen a 27 anni è già nell’olimpo dei più grandi piloti di F1 di tutti i tempi. E ora? SuperMax vorrà il pokerissimo nel 2025.

Fonte: Imago

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F1, Verstappen campione: le tappe del trionfo dal filotto iniziale all'impresa in Brasile. Un altro anno al Max! Fonte: Getty

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