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Catania, Vincenzo Grella in esclusiva: “Non temo nessuno. Voglio portare la squadra dove non è mai arrivata”

A tu per tu con il vice presidente e amministratore delegato del club etneo, acquisito dopo il fallimento dall'italo australiano Pelligra. Progetti, ambizioni, aspettative e il grande sogno per i tifosi

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Vincenzo Grella, per tutti Vince. Dall’Australia a Catania, passando attraverso una carriera di tutto rispetto nel calcio che conta: dopo le giovanili in terra natia, l’approdo in Italia è datato ottobre 1998. L’Empoli si assicura il cartellino del centrocampista e gli garantisce un assaggio di serie A: cinque presenze nel massimo campionato in una stagione alla fine amara, coincisa con la retrocessione in serie B.

Il tempo di un ambientamento graduale con il prestito temporaneo alla Ternana prima dell’esplosione definitiva: si prende le chiavi della mediana dei toscani e nel 2000-2001 è tra i fautori della promozione in A con 32 presenze all’attivo.

Inamovibile anche nel biennio successivo: 88 presenze e un gol dopo, è il Parma ad accaparrarsi Grella: dal 2004 al 2007, 84 presenze, due gol e la soddisfazione di aver indossato la fascia da Capitano dei ducali. Il successivo passaggio al Torino è l’ulteriore salto di qualità: triennale coi granata, primo e unico anno disputato (28 presenze), poi il passaggio al Blackburn e il debutto in Premier League prima del ritorno in patria.

47 presenze nella nazionale maggiore australiana, il ritiro nel 2013 e il là alla carriera dirigenziale che ha il suo culmine nell’investitura di vice presidente e amministratore delegato del Catania, acquisito dopo il fallimento dall’italo australiano Pelligra. Esordio col botto con la promozione in serie C dopo aver vinto il campionato di D. Storia fresca, la racconta lui.

Come è iniziata l’avventura a Catania del gruppo Pelligra nel calcio italiano?

L’avventura nel calcio italiano inizia con una battuta di Mark Bresciano dell’aprile 2022 facendo riferimento al City Group che voleva acquistare il Palermo. Lui così ha dato un interessante suggerimento al suo amico Rosario Pelligra di acquistare il Catania puntando su di me per recuperare tutte le informazioni del caso. Dovevo fare un sondaggio e tramite i miei contatti mi sono informato sulla situazione del Catania. Ho invitato Pelligra per trascorrere qualche giorno in città, conoscerne la bellezza e questa grande opportunità. Da lì alla manifestazione d’interesse, poi al bando pubblico: inizialmente ero nel gruppo degli advisor (un consulente) poi lui ha recepito che avevo delle idee interessanti da portare avanti e mi ha chiesto di essere suo referente in questo nuovo progetto.

Quali sono gli elementi di un Catania vincente?

Per avere una squadra vincente devi creare una cultura vincente, devi avere idee chiare. Devi essere disposto a fare sacrifici e a prendere delle posizioni. In questo modo la società ha la possibilità di lavorare seguendo un percorso e un progetto.

Qual è stato il momento più difficile in questa prima stagione al Catania?

Se penso a momenti difficili mi viene in mente quando siamo partiti, luglio 2022. Nei primi 2-3 mesi non avevamo ancora gli uffici. Abbiamo fatto un po’ di fatica per trovare una soluzione per i campi, ho visto nel gruppo di lavoro grande apertura e voglia di lavorare nella stessa direzione. Non ci siamo lamentati delle difficoltà ma le abbiamo affrontate come sfide da superare, specialmente chi c’era anche prima e ha passato momenti complicati: ho trovato persone che avevano voglia di riscatto. I giocatori che abbiamo preso sono entrati subito con questa mentalità e questa cultura: fare parte di qualcosa di speciale. Catania è speciale e c’è sempre stata voglia di sacrificio.

Si sarebbe mai immaginato dirigente di una squadra di calcio in Italia?

“Sì, sono stato contattato in questi ultimi anni da altri club. Non ho fatto il passo per mancanza di chiarezza nel progetto e perché volevo quell’occasione che mi permettesse di incidere senza ostacoli, con l’avvallo della proprietà e per creare una cultura vincente.

Cosa l’ha maggiormente colpita della piazza, tra città e tifoseria?

“Sicuramente la grande passione per le due cose a cui tengono di più i catanesi, senza differenza di ordine: la squadra di calcio e Sant’Agata, la santa Patrona della città. Io avevo sentito parlare della festa di Sant’Agata, mi ero documentato su internet con qualche video, ma non ho mai avuto il modo di vivere questa ritualità per una serie di motivi. Vivendo la festa, ho visto personalmente la voglia e la passione di questa gente, lo stare insieme in nome della città di Catania. Se la società di calcio riesce, nei momenti difficili, a trovare passione e unità per un obiettivo, non possiamo che fare bene. Pelligra vede un grande potenziale a Catania”.

Quali obiettivi già raggiunti e quali legati al futuro?

Il primo obiettivo raggiunto è il risultato sportivo del Catania. Non potevamo mancare la promozione in Serie C: impensabile che club e città fossero in Serie D. Un altro tassello è stato iniziare a creare una cultura che va coltivata e migliorata sempre. Ogni volta che troviamo un limite dobbiamo spingerci oltre. C’è passione per il lavoro che si fa, voglia di sacrificarsi e di mettersi a disposizione per qualcun altro senza guardare il titolo. Io garantisco le mie qualità e le metto a disposizione della società. Non dobbiamo essere solo una squadra forte, ma un club forte. C’è una netta differenza tra le due cose.

In vista del prossimo campionato di Lega Pro, il Catania verrà costruito con le stesse modalità dello scorso anno insieme al direttore Laneri?

Concettualmente, il senso di appartenenza al club è davvero molto forte: è l’identità che il Catania vuole dare alla squadra. Ciò non significa che se sei nato qui, ma sei meno forte di qualche altro calciatore, giochi sicuro perché sei catanese. Però, se avremo modo di valorizzare calciatori catanesi e contare su questo valore aggiunto, sono certo che quel cmodo e quell’atteggiamento nell’indossare la maglia rossazzurra sarà un punto di forza ulteriore.

Qual è l’avversario più temibile della serie C?

“Personalmente non temo nessuno, solo il Catania: penso alla voglia di chi viene a Catania, alla sua indole e predisposizione”.

Un sogno personale da Vicepresidente e AD del Catania?

“Portare il Catania dove non è mai arrivato nella sua storia. Non è importante che io rimanga nella storia del club ma che la società e la città puntino a scrivere le più belle pagine, quelle mai scritte finora.

Federico Rosa

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