Italia paese anche di tennisti. Talentuosi e duttili.
L’exploit di Matteo Berrettini a Wimbledon è solo l’ultimo esempio della crescita esponenziale del movimento in grado di esprimere un notevole numero di atleti in grado di giocare con profitto su ogni superficie.
Il neo capitano non giocatore di Davis, Filippo Volandri, è pronto a coglierne i frutti.
Intervistato da ‘Livetennis.it’, il livornese ha ripercorso la crescita di Berrettini: “Il merito è di Matteo e del suo gruppo di lavoro, dell’interazione che si è creata: non tutti i giocatori sono così bravi nel filtrare gli input che arrivano dai propri tecnici. Nel suo team ci sono gli incastri giusti e questo è fondamentale per arrivare in alto e rimanerci”.
“Non ci aspettavamo di vederlo arrivare fino in finale – ha aggiunto – Matteo è stato bravissimo nel gestire la pressione nei primi turni in cui ha giocato da favorito, provando ciò che campioni come Djokovic e Nadal accade sempre. In finale ha dato il massimo giocando alla pari con un fuoriclasse come Novak e sfruttando il suo passaggio a vuoto nel finale del primo set, poi quando Djokovic fa il Djokovic c’è poco da fare”.
Secondo Volandri lo scatto mentale del tennista romano è avvenuto durante il lockdown: “Matteo è un giocatore completamente diverso da quello di due anni fa. Se guardate come ha giocato in finale o contro Hurkacz e come giocò nel 2019 a Wimbledon contro Federer si vede tutta la differenza. Durante la quarantena mi disse che stava cambiando prospettiva, che cominciava a guardare i big sentendosi vicino a loro e non più dal basso in alto. I risultati ottenuti, compresa la vittoria al Queen’s, hanno fatto il resto. La sua crescita è quella del tennis italiano. Berrettini, come Sonego, possono giocare bene su ogni superficie”.