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Volley, Bosetti: su Egonu sto con Sylla, Velasco ci diceva anche quali libri leggere

L'azzurra, oro nel volley a Parigi 2024, rivela i retroscena dell'avventura olimpica e la rivincita delle escluse reintegrate dal ct argentino

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Faceva parte del gruppo delle grandi escluse dall’ex ct Mazzanti: Caterina Bosetti, assieme a Monica De Gennaro e Cristina Chirichella – con Paola Egonu relagata al ruolo di “panchinara” di lusso – era stata fatta fuori dalla nazionale di volley con l’accusa di essere una “cospiratrice” che voleva la testa dell’allenatore. A distanza di tempo è arrivata la grande rivincita. Con Velasco è tornata in squadra ed è stata tra le protagoniste dell’oro vinto alle Olimpiadi. L’azzurra si confessa a La Repubblica prima di andare a giocare in Turchia, al VakifBank (“Un po’ mi dispiace non esserci nel prossimo campionato italiano, perché sarà qualcosa di speciale per le ragazze”).

Il post con la citazione dello scrittore amato da Velasco

A novembre, quando era stata fatta fuori, postò una poesia di Julio Cortázar, senza sapere che era uno degli scrittori preferiti di Julio Velasco appena insediato sulla panchina dell’Italia: “Non sono così strategica. Ogni tanto leggo poesie, e in ritiro ne parlavamo, lui è un grande appassionato, discute pure di filosofia. Ci ha raccomandato di scegliere romanzi leggeri, ma io invece ho letto un libro di disavventure familiari in cui ogni pagina era una valle di lacrime, Due piccoli passi sulla sabbia bagnata”.

La rabbia per l’esclusione

Non è stato facile e non solo per lei accettare quell’esclusione: “Per alcune di noi è stata davvero tosta, siamo state messe in dubbio non come giocatrici, perché il valore si conosce, ma per questioni fuori dal campo. È stato brutto passare da… piantagrane. Ma poi s’é capito che non è così. Non voglio fare la vittima, so cosa vuol dire un lavoro normale. Però dietro la bellezza della nostra Olimpiade c’è stato sacrificio, ansia, tensione che ti mangiava col risultato che sembravamo un esercito in guerra, tutte talmente affamate. In campo eravamo in sei, ma chiunque entrava dalla panchina si sentiva importante, sapeva cosa doveva dare alla squadra, conosceva al 100 % il suo ruolo, felice della felicità di tutte”.

Carlotta Cambi è stata spesso la sua compagna di camera sempre: “Julio all’inizio ha stabilito che bisognava cambiare compagna ad ogni collegiale, poi con l’arrivo delle partite più importanti si è potuto scegliere: in base agli stessi orari, alle stesse routine, alle stesse abitudini del sonno. Non è detto che la tua migliore amica sia la migliore compagna di stanza”.

Il gruppo è stato decisivo a Parigi: “Quando facevamo le riunioni tra di noi, tutte avevano la libertà di essere se stesse, di dire quel che pensavano. Non è stato un suggerimento di Velasco. No, qualcosa che abbiamo deciso noi. Abbiamo sentito che era importante fare questi meeting, prima di ogni partita. Aprendoci a livello emotivo, ammettendo ‘sto vivendo queste emozioni, faccio fatica ma ci provo al 100%’. Permettendo di essere tutte a conoscenza di quel che provavano le altre. Conoscerci ci ha aiutato. Non è che per vincere devi essere amico di qualcuno, però si deve accendere una scintilla in un gruppo. Tutto questo in passato non l’abbiamo fatto, invece è bello aprirsi, e ci abbiamo talmente creduto che in certe riunioni magari erano in cinque su tredici a piangere”.

Infine sul murale di Paola Egonu e le parole di Myriam Sylla che ha detto che le azzurre sono “il riflesso preciso dell’Italia di oggi” dice: “Visto quel che è successo ultimamente non voglio entrare in questi discorsi. Però è vero, l’Italia di oggi è questa, siamo noi, la nostra squadra in ogni sfaccettatura. Mi sento vicina a quel che ha detto Myriam, e mi dispiace dover stare sempre a giustificare qualcosa quando dovremmo soltanto gioire per quel che abbiamo portato all’Italia, di quel che siamo come donne e atlete: facendo questo diventeremmo un paese migliore. La nostra medaglia d’oro resterà per sempre, noi siamo quelle che hanno vinto a Parigi”.

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