Prima gli hanno portato via l’allenatore, adesso gli hanno inflitto squalifica e multa. In napoletano si potrebbe sintetizzare il tutto con un’espressione colorita: “Cornuto e mazziato”. E siamo sicuri che Giuseppe Pirola, che pure non è partenopeo ma lombardo doc, approverebbe. Il presidente dell’UYBA Volley Busto Arsizio è stato infatti squalificato per due mesi per le critiche plateali e reiterate rivolte alla Federvolley in occasione della vicenda dell’ingaggio di Julio Velasco quale nuovo Ct della Nazionale azzurra di volley femminile. Per il club bustocco anche una multa di 200 euro.
- Julio Velasco e la querelle Federazione-Busto Arsizio
- L'intervista di Pirola su Velasco: "Vicenda schifosa"
- Il presidente di Busto Arsizio davanti al Tribunale Fipav
- Vicenda Velasco: le motivazioni della condanna di Pirola
- Il Tribunale: "Danneggiata l'immagine della Federazione"
Julio Velasco e la querelle Federazione-Busto Arsizio
Come si ricorderà, Velasco aveva iniziato la stagione alla guida proprio dell’UYBA, dando impulso a un percorso di crescita pluriennale nel segno delle giovani. Invece il progetto legato al tecnico argentino è durato pochi mesi, il tempo per la Federazione di prendere atto della fine dell’esperienza Mazzanti, travolto dai risultati negativi e dalle polemiche legate alle frizioni con Egonu e con altre stelle della Nazionale, e di virare sul 72enne guru de La Plata. Doppio incarico? No, tutto della Nazionale, ovviamente. E Pirola, presidente dell’UYBA, c’è rimasto male. E non lo ha nascosto.
L’intervista di Pirola su Velasco: “Vicenda schifosa”
Numerose le interviste attraverso cui il numero uno della società bustocca ha denunciato e stigmatizzato il comportamento della Federazione. Una, però, ha attirato le attenzioni del presidente Giuseppe Manfredi. Un intervento sul canale Youtube di Primo Piano Italia TV dello scorso 26 novembre, in cui Pirola accusava la Fipav di aver “abusato della nostra società provocando danni importantissimi dal punto di vista sportivo ed economico” e definendo l’intera vicenda “schifosa”, invitando i media a mantenere alta l’attenzione sull’argomento. Busto Arsizio dopo Velasco ha alternato due allenatori, Juan Manuel Cichello ed Enrico Barbolini, strappando la salvezza solo domenica scorsa.
Il presidente di Busto Arsizio davanti al Tribunale Fipav
Le espressioni utilizzate da Pirola sono finite al Tribunale Federale Fipav, nella persona del presidente Massimo Rosi, del vice Antonio Amato e del componente Andrea Ordine. Il procuratore Giorgio Guarnaschelli ha chiesto tre mesi di squalifica per il presidente dell’UYBA che, assistito dallo Studio Legale Facchinetti, ha ribadito le sue ragioni in videoconferenza nell’udienza dello scorso 28 febbraio. Ma il Tribunale lo ha condannato comunque. Non con tre, ma con due mesi di sospensione (la regular season di A1, a ogni buon conto, si chiude domenica 24 marzo). Alla società bustocca, invece, duecento euro di multa.
Vicenda Velasco: le motivazioni della condanna di Pirola
Interessanti le motivazioni che hanno portato alla condanna e alla sospensione di Pirola. Il presidente dell’UYBA è stato condannato per il suo atteggiamento “quantomeno irriguardoso e diffamatorio nei confronti dei vertici federali e di tutto il movimento pallavolistico, oltrepassando così ogni diritto di critica pacificamente riconosciuto” e gli stessi “limiti della continenza espressiva, formale e sostanziale”. Con le sue accuse Pirola avrebbe violato la normativa federale, mentre sarebbe stato ancora più grave il suo appello ai media, rivolto “in distonia con ogni principio di lealtà e probità”.
Il Tribunale: “Danneggiata l’immagine della Federazione”
Squalifica, dunque, inevitabile: “Le personali e plateali affermazioni rese dal signor Pirola devono considerarsi, indubbiamente, gravi, irrispettose, diffamatorie e lesive del decoro, reputazione e immagine dell’intera Federazione, e possono indurre erroneamente l’opinione pubblica a dubitare, impropriamente, dell’onestà e trasparenza dell’intero movimento pallavolistico e dei suoi organi”. Piccola nota a margine: a scatenare dubbi nell’opinione pubblica, più che gli eccessi (certamente da condannare) di Pirola, è stato però anche e soprattutto il comportamento della Federazione. Che ora, con questa sentenza, rischia anche di passare per rancorosa e punitiva.