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Wimbledon, Sinner agli ottavi contro Shapovalov o Shelton. Jannik si prende il rispetto degli inglesi

Tutto facile per il numero 1 del ranking: Kecmanovic battuto in tre set. Per l'altoatesino agli ottavi uno tra Shapovalov e Shelton. Alcaraz si salva al quinto contro Tiafoe

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Essere numero 1 è un onore e un onere. Specie se hai un’età più vicina ai 20 che ai 30. Jannik Sinner i panni del migliore del ranking ha ampiamente mostrato di vestirli da Dio. Oh my God, cominciano a ripetere dagli spalti del centrale di Wimbledon dove per fortuna si gioca al coperto. Dove la pioggia lambisce senza scalfire.

Dove Sinner s’è andato a prendere gli ottavi di finale dello Slam londinese con grande scioltezza: al cospetto dell’altoatesino, Kecmanovic è stata poca cosa e non per demeriti propri. Neanche per sogno. Il fatto è che questa versione spettacolare e – altro grande merito di Jannik – mai spettacolarizzata dell’italiano metterebbe in crisi chiunque, mica solo il serbo numero 52 dell’Atp.

Sinner-Kecmanovic: 3-0 in 1h 38′

Tre set in scioltezza: 6-1 il primo, senza appello. 6-4 il secondo, con il break piazzato quando lo piazzano i campioni: sul 4-4, ovvero quando si gioca per chiudere il set. 6-2 il terzo, per fare in fretta e dare qualche risposta.

A chi crede che Jannik debba ancora dimostrare di meritare la vetta, a chi teme che la storia ormai sbandierata con Anna Kalinskaya possa essere un diversivo fastidioso e pericoloso, a chi non trova ancora feeling ed empatia quando ha a che fare con pel di carota.

Jannik che va a prendersi il mondo

La verità è che la versione migliore di Sinner potrebbe essere il titolo di un film: una pellicola iniziata mesi fa e in costante svolgimento. In questa fase della sceneggiatura siamo nel punto in cui Jannik prosegue in progressione, senza tempi morti, nessun tentennamento dentro e fuori il rettangolo di gioco.

Non capisci bene se sono più le migliorie caratteriali o quelle professionali, fai fatica a dire se sia la testa a incidere più del talento o viceversa ma – soprattutto – diventa complicato trovare dei punti deboli. Dei limiti. Delle mancanze. È la fase del film in cui ti vai a prendere il mondo.

Il rispetto di Wimbledon per Sinner

E col mondo, s’è preso anche il rispetto di Wimbledon, Sinner. Ed è quel tipo di rispetto che va oltre la buona educazione, elemento valoriale cui gli appassionati di tennis hanno sempre abituato. È altra roba, questo rispetto: figlio di una autorevolezza riconosciuta e riconoscibile.

Arriva quando qualcuno ti percepisce quale alternativa credibile. A chi, in questo caso? Presto detto: ai Federer, ai Murray (Andy ha chiuso per sempre con la racchetta proprio in questa edizione dello Slam), ai Nadal, ai Djokovic. Ai più grandi di sempre.

“Ho imparato a essere gentile con questa superficie”

Eccolo il tipo di rispetto che viene garantito a Jannik che pure ci ha messo del suo. Ha fatto amicizia con l’erba, Sinner: “Negli anni ho imparato a essere molto gentile con questa superficie. All’inizio faticavo, ma anno dopo anno sto migliorando. Essere felici sul campo è la cosa più importante (miglior risultato in carriera sull’erba inglese la semifinale del 2023, ndr)”.

La logica conseguenza sono gli applausi, il tifo, la vicinanza. Vola agli ottavi senza sudare, Sinner: tre set a zero in un’ora e 38 minuti di gioco. Un allenamento. Ora attende il vincente del match tra Shapovalov e Shelton. Oh my God, cominciano a ripetere dagli spalti del centrale di Wimbledon quando gioca Jannik e dove, per fortuna, si gioca al coperto.

Fognini a un passo dall’impresa

Già. Al coperto, dove la pioggia lambisce senza scalfire. Ne sanno qualcosa Bautista e Fognini, per esempio. Uno contro l’altro, altra grande interpretazione del match da parte dell’italiano che riesce a strappare in rimonta il 2-1 e piazzare la bellezza di 21 aces.

Sul 5-4 per lo spagnolo e Fabio al servizio, l’acqua ha fatto il suo e, forse, fatto un favore a entrambi. 36 anni Bautista, 37 Fognini: è forse il più azzeccato dei casi in cui un po’ di riposo forzato con tanto di interruzione non dà fastidio a nessuno.

Medvedev e Humbert in vantaggio

Identica sorte per Medvedev ma il russo no, non ha ringraziato la pioggia. Avrebbe voluto chiuderla e trovare maggior tempo per rifiatare. Invece, dopo aver trovato il 2-0 (6-1, 6-3) Struff l’ha costretto al quarto set e l’acqua l’ha portato anzitempo negli spogliatoi.

Match da concludere. Humbert e Nakashima si fermano sul 2-1 per il francese e con un tie break da iniziare.

Alcaraz batte Tiafoe in cinque set

Chi ha fatto una fatica tremenda, invece, è Carlos Alcaraz: contro Tiafoe la partita stava per scivolargli di mano. S’è salvato al tie break nel quarto set per poi tornare cannibale nel quinto, vinto 6-2. N

on è ancora un allarme, anche perché nei due turni precedenti non ha dato segnali preoccupanti, ma Carlito va attenzionato perché lui sì, rispetto a Sinner vive di una dicotomia molto visibile: il corpo è una macchina che funziona bene ma la tenuta mentale è meno affidabile. Alla distanza Alcaraz resta uno dei tennisti più incisivi e vincenti, la capacità di recupero è invidiabile.

Jannik, Carlos e la semifinale che tutti aspettano

Però mostra fragilità, Alcaraz, che Sinner ha svestito da tempo. Così simili, così diversi: che il tennis abbia scoperto la nuova coppia su cui riversare certezze, speranze e rivalità va da sé. Si incroceranno, se tutto va come deve, in semifinale e se la giocheranno a modo loro.

Davanti a una platea che li rispetta e fa il tifo. Ed è quel tipo di rispetto che va oltre la buona educazione, figlio di una autorevolezza riconosciuta e riconoscibile. Arriva quando qualcuno ti percepisce quale alternativa credibile ai migliori di sempre. Oh my God, cominciano a ripetere dagli spalti del centrale di Wimbledon dove per fortuna si gioca al coperto. Dove la pioggia lambisce senza scalfire.

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