Aveva sfidato in una impresa emozionante e di estremo coraggio, anche per chi come lui amava e conosceva i pericoli della montagna, gli 8mila metri del Nanga Parbat, la nona vetta più alta del mondo. E aveva vinto, combattuto e dimostrato il valore e la tenuta mentale di un campione dell’alpinismo quale era: Cala Cimenti è morto, a neanche 46 anni (che avrebbe compiuto il giorno di San Valentino) tra le vette che più aveva imparato a rispettare e a praticare, in Alta Valle di Susa, nel pomeriggio sotto due metri di neve. Carlalberto Cimenti, per tutti Cala, è stato travolto da una valanga con l’amico e compagno di escursione Patrick Negro, scomparso con lui inghiottito dalla neve. Una tragedia della montagna che, purtroppo, si ripete.
Cala Cimenti: i tentativi dei soccorsi
Esperti scialpinisti, sono stati recuperati dal Soccorso Alpino, allertato dai carabinieri, nella zona della Cima del Bosco e del Col Chalvet, al confine tra i comuni di Cesana e Sauze di Cesana. A chiamare i soccorsi sono stati i familiari, preoccupati di non aver visto i due amici rientrare. La valanga è precipitata a valle per circa duecento metri lungo un canale; individuata con il binocolo, i soccorritori, con l’unità cinofila, si sono recati sul posto e hanno captato il segnale dell’Artva, l’apparecchio per la ricerca del travolto da valanga, che Cimenti e Negro indossavano. Con l’uso delle sonde i corpi dei due scialpinisti sono stati individuati e disseppelliti, ma per entrambi non c’è stato nulla da fare.
La carriera di Cala Cimenti
Cala era un autentico appassionato: aveva iniziato a scalare da giovanissimo, tanto che a dodici anni era già in cima al Monte Bianco. Non aveva mai ceduto ad altre passioni, fedele alla montagna, ai suoi silenzi e alla sua disciplina rendendosi protagonista di un gesto miracoloso, incredibile quando sul Gasherbrun VII, in Pakistan, aveva salvato la vita a Franco Cassardo, suo compagno di scalata gravemente ferito.
E’ stato l’unico italiano a vincere lo ‘Snow Leopard’, il riconoscimento dato a chi raggiunge le cinque vette di settemila metri che si trovano nell’ex Unione Sovietica. In Nepal, mentre si trovava a cinquemila metri, aveva chiesto di sposarlo a sua moglie Erika, sportiva e come lui innamorata delle vette. Si era uniti lì, ad alta quota, dove amavano stare. E dove Cala è stato sopraffatto dall’imprevedibilità della natura.