E’ morto a 82 a Reggio Emilia, dove si era stabilito da anni Gaetano Salvemini ex calciatore – ricoprì tutti i ruoli del centrocampo, da quello di mezzala per passare a regista nella parte finale della carriera – e poi allenatore in particolare dell’Empoli, che per primo aveva guidato in serie A nella stagione 1986-87. Nato a Molfetta Salvemini, omonimo dello storico, politico e antifascista Gaetano Salvemini, era passato da calciatore nella giovanili del Milan prima di proseguire la carriera a Venezia, Mantova, Como ed Empoli dove era stato per tre anni dal 1970 e poi dove ha chiuso la carriera nel ’78 iniziando quella da allenatore nelle giovanili.
- La Mitropa Cup vinta col Bari
- Il gol di Osio all'Inter
- Il ricordo di Salvemini di quella vittoria sull'Inter
La Mitropa Cup vinta col Bari
Le migliori stagioni per lui furono quelle dal 1985 al 1991 quando guidò in A prima l’Empoli e poi il Bari con cui vinse anche una Mitropa Cup. L’ultima esperienza in panchina è arrivata nel 2001 a Monza in B. Ha allenato anche Cesena, Palermo, Genoa, Lucchese e Cremonese. Cordoglio da tutto il mondo del calcio, in particolare dai suoi ex club che hanno ricordato la sua figura sui social sottolineando il suo stile sobrio, la sua correttezza e la sua eleganza, da vero allenatore galantuomo.
Il gol di Osio all’Inter
La fetta più bella della carriera Salvemini l’ebbe ad Empoli che portò per la prima volta in serie A e cui regalò una gioia impensata al debutto assoluto contro l’Inter di Trapattoni. Era il 14 settembre del 1986. A causa dei lavori di adeguamento allo stadio “Castellani”, l’esordio casalingo degli azzurri ebbe luogo al Comunale di Firenze, dove si recarono oltre 5mila tifosi empolesi, cui si unirono quasi 20.000 supporter nerazzurri e moltissimi appassionati viola, accorsi principalmente per vedere l’ex Passarella, che tornava per la prima volta sul campo fiorentino con una maglia diversa da quella gigliata. Finì 1-0 per l’Empoli con gol di Osio.
Il ricordo di Salvemini di quella vittoria sull’Inter
In un’intervista di qualche anno fa lo stesso Salvemini ricordò l’anno della promozione (“Si trattò di un’esperienza molto bella, si respirava in città un clima di grande euforia. Empoli si trovava davanti a molte realtà della toscana molto più grandi, altre città infatti vedevano le proprie squadre in categorie inferiori. A livello personale c’era un problema, fino a quel momento mi avevano chiamato “Salvempoli” , in quel caso avevo ottenuto una promozione, quindi erano costretti a cambiarmi soprannome”) e quell’esordio di fuoco in A con l’Inter.
“Le prime partite le andammo a giocare a Firenze e Pistoia – ricordò il tecnico – la prima assoluta contro l’Inter in uno stadio gremito. Caricai la squadra alla vigilia, dissi ai ragazzi che noi che eravamo degli operai che dovevano dare il massimo delle proprie potenzialità per fare risultato, ma anche che non avevamo niente da perdere di fronte ad avversari del genere. Alla fine di quella partita era come se fossimo ad un metro da terra, non capivamo più niente, noi piccoli avevamo battuto una Big come l’Inter. Confesso che abbiamo provato emozioni indescrivibile. Fra l’altro la settimana dopo andammo a vincere ad Ascoli salendo in testa alla classifica di Serie A. A quel punto dissi che il nostro obiettivo non doveva essere più la salvezza, ovviamente stavo scherzando. A fine stagione riuscimmo a centrare l’obiettivo che ci eravamo prefissati, si trattò di una grande impresa- Ricordi molto belli, ci sono cose che non si dimenticano anche a distanza di molti anni. E’ un esperienza che mi rimane addosso, spesso mia moglie mi rimprovera che dico sempre le stesse cose, ma Empoli mi è rimasta nel cuore“