Anche i neozelandesi possono sbagliare: lo scoprono a loro spese nella quarta giornata di regate della della 37esima edizione dell’America’s Cup, nella quale arrivano i primi due punti di Ineos Britannia, che evita (questo si) il temutissimo cappotto e anzi va ben oltre il semplice tener vive le speranze di rimonta. Il team britannico accorcia le distanze sul 4-2, traendo grosso giovamento dall’incredibile errore nelle fasi precedenti alla partenza commesso da Emirates nella prima regata di giornata, caduta sul foil e risalita sulle vele soltanto quando la barca avversaria era già avanti di un chilometro e mezzo. Ma anche nella seconda i neozelandesi non sono sembrati affatto irreprensibili, beffati alla partenza e costretti a inseguire dalla metà del primo lato di bolina. Insomma, un rimescolamento di carte che davvero nessuno poteva prevedere solo poche ore prima.
- Emirates, che errore: la quinta regata è "regalata"
- Ineos fa la voce grossa, i Kiwi sfiorano solo la rimonta
Emirates, che errore: la quinta regata è “regalata”
Tornano buone le parole pronunciate da Ben Ainslie nel giorno di riposo: “Basta un clic per cambiare tutto”. E in effetti il “clic” è arrivato, e poco importa se con le fattezze che il timoniere britannico aveva immaginato. New Zealand la vita se la complica tremendamente nelle fasi di pre partenza della quinta regata, quando cade dal foil e così facendo lascia completamente spazio alle velleità di fuga di Ineos. Che quando Emirates riesce a riprendere le vele ha già 1.600 metri di vantaggio, un abisso che di fatto impedisce alla barca neozelandese di poter colmare il divario.
Con vento poco sostenuto, compreso tra 8 e 9 nodi, i britannici si mostrano in totale controllo, evitando di prendere rischi inutili. Alla fine il ritardo di Taihoro ammonta a un minuto e 18 secondi, abbastanza per ritenere che il pasticcio iniziale si sia rivelato determinante ai fini del risultato finale.
Ineos fa la voce grossa, i Kiwi sfiorano solo la rimonta
Quel che però nessuno può immaginare è che anche nella seconda regata siano sempre e comunque i britannici a dettare legge. In partenza c’è separazione tra le due imbarcazioni, e al primo incrocio è Emirates a dover dare la precedenza, poiché l’ingaggio in partenza aveva sorriso (seppur di poco) a Ineos. Che transita al primo gate con 6 secondi di vantaggio, andando poi ad aumentarlo fino a raggiungere il massimo distacco con 16 secondi a metà regata.
A quel punto, con vento stabilmente sopra i 12 nodi, i neozelandesi provano a rifarsi sotto: accorciano ad ogni cancello, arrivando anche ad avere meno di 80 metri di ritardo. Ma Ainslie e Fletcher non sbagliano una mossa, prendendosi i loro rischi dovuti, ma controllando con grande intelligenza e astuzia il ritorno di Kiwi, che riescono però a insidiare i rivali fino all’ultimo metro di un match race combattuto come nessun altro si era ancora visto in questa America’s Cup. Ineos vince di 60 metri e rimette davvero tutto nel calderone: la vecchia brocca potrebbe ancora tornare in Europa.