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America's Cup, già si pensa alla prossima edizione: a Jeddah forse già nel 2026 (o nel 2027). Ma Ineos...

Cresce l'attesa per la sfida tra NZL e Ineos, ma già si pensa alla 38ma edizione, che potrebbe cedere alla lusinghe arabe. A meno che i britannici non facciano il colpaccio...

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Sabato scatterà ufficialmente l’edizione numero 37 con le prime regate della sfida tra Emirates Team New Zealand e Ineos Britannia, ma in tanti in questi giorni di attesa hanno provato a capire quando e dove si disputerà l’intera campagna che porterà all’edizione numero 38 della competizione più antica della storia dello sport. Domande alle quale i due equipaggi che si sfideranno nei prossimi giorni a Barcellona hanno in qualche modo già risposto, chiaramente non in via ufficiale, ma lasciando intendere di avere già le idee chiare su come muoversi.

NZL pensa alla rivoluzione: la coppa ogni due anni

Il regolamento dell’America’s Cup prevede che sia il detentore della coppa a scegliere luogo e data della nuova competizione. Il challenge of record, cioè il circolo velico che lancia ufficialmente la sfida (di solito è quello che ha perso la finale, ma è capitato in passato che ci siano stati altri circoli che hanno avanzato la richiesta, come ad esempio nel caso di Ineos in questa campagna di America’s Cup), a sua volta avrà il compito di determinare assieme al detentore del trofeo le regole e anche le tappe di avvicinamento alla nuova sfida.

Se i neozelandesi dovessero mantenere la propria egemonia, allora il CEO Grant Dalton ha fatto capire di avere già un’idea piuttosto ambiziosa in testa, quella cioè di accorciare il tempo che intercorre tra una sfida e l’altra. Se storicamente l’America’s Cup è stata disputata mediamente ogni 5 anni (diventati 4 o addirittura 3 nel nuovo millennio), adesso Dalton potrebbe decidere di rimettere in palio la coppa già nel 2026.

Un tempo che più di un equipaggio intenzionato a partecipare alla prossima campagna ha ritenuto essere troppo limitato, preferendo che si torni in acqua nel 2027 (ma già da un anno prima con le regate preliminari).

I neozelandesi indecisi tra Barcellona o Jeddah

Perché mai i neozelandesi potrebbero essere attratti dall’idea di accorciare i tempi? Intanto perché il poco tempo a disposizione per preparare le barche imporrebbe una sorta di status quo, con la conferma degli attuali AC75. E poi perché le rivali avrebbero meno tempo per prepararsi e diventare così competitivi al massimo delle loro possibilità.

C’è poi soprattutto una questione economica: la scelta di trasferire tutta la fase finale tra Louis Vuitton Cup e America’s Cup a Barcellona ha pagato dividendi, con una netta impennata di ricavi sia in termini di diritti televisivi che in generale di interesse generato dall’evento.

Se dovesse essere 2026, probabile che si resti a Barcellona, altrimenti c’è in piedi l’ipotesi Jeddah, con l’Arabia Saudita che pur disimpegnandosi un po’ sul fronte degli investimenti sportivi (almeno in modo scriteriato) non avrebbe problemi a ospitare l’evento, avendo già organizzato uno degli appuntamenti preliminari che hanno anticipato la marcia d’avvicinamento alla Louis Vuitton Cup. E in tal caso, probabile che si faccia nel 2027.

Ineos sogna di riportare la coppa sull’Isola di Wight

Dalton desidererebbe tanto riportare la competizione ad Auckland, nel Golfo di Hauraki, ma sponsor e logistica risulterebbero assai “vessati” da una scelta che avrebbe unicamente una valenza sportiva (anche il governo locale ha fatto capire di non volersi sobbarcare i costi di una simile impresa: a loro basta che NZL vinca, indipendentemente da dove ciò accada).

Ma Dalton deve fare i conti anche con Ineos Britannia, che è desiderosa di portare finalmente la coppa nel Regno Unito, dove non è mai tornata dal 1851, anno in cui venne ufficialmente messa in palio dal Royal Yacht Squadron. E qualora fossero Ben Ainslie e i suoi ragazzi a prevalere, ecco che l’idea di base sarebbe quella di gareggiare a casa loro, magari proprio all’Isola di Wight, teatro della prima edizione. Ma anche gli arabi potrebbero avere le loro buone ragioni per accogliere i britannici, che con ogni probabilità lascerebbero Barcellona per dirigere lo sguardo altrove.

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