La settimana di Cantieri Aperti 365 si è chiusa con uno che il giro d’Europa lo ha fatto per davvero, ossia coach Andrea Trinchieri, attuale allenatore del Partizan Belgrado, che manca dalla nostra Serie A ormai dal 2013. L’allenatore è riuscito a tornare in Italia dalla Serbia dopo una serie di avventure: “E’ stato complesso prima si sono ridotti tutti i voli con l’Italia, poi sono stati chiusi i confini di tutti i paesi balcanici, io tra l’altro ho giocato fino al 12 marzo con il Partizan, poi finalmente sono riuscito a rientrare, sono rimasto in quarantena da solo e poi finalmente sono tornato a Cremona con la mia famiglia”.
Proprio nella capitale serba allena dal novembre del 2018 aiutando il club nella sua ripartenza dopo le difficoltà degli anni passati: “Prendere questo lavoro è stata una pazzia, ma allenare per un qualcosa di così speciale e storico vale davvero più di mille contratti. Era il momento di fare qualcosa che mi desse la possibilità di dare ancor più senso a tutto quello che avevo fatto prima. Avere l’hall of fame della pallacanestro in palestra è incredibile, ogni tanto viene Danilovic, talvolta Divac, c’è sempre Paspalj. Il fatto che il mio nome sia stato fatto da Obradovic è un grande motivo di orgoglio”.
Il basket in Serbia viene vissuto davvero in modo viscerale, ancor di più in uno dei club più storici come quello bianconero: “E’ qualcosa di incredibile, è scioccante essere l’unico allenatore straniero nella storia del club, da davvero la portata della missione da compiere e poi quando hai oltre 2 milioni di tifosi un po’ di responsabilità sulle spalle c’è. In Serbia dicono che non fai il tifo per il Partizan, lo ami. Sono arrivato in un club dalla storia infinita, ma un po’ malmesso, la cui unica idea era sopravvivere, avevano pensato che potessi trasmettergli un po’ di energia e passo dopo passo devo dire che siamo cresciuti”.
Se prima o poi tornerà ad allenare nel nostro campionato coach Trinchieri risponde così: “In questo momento faccio fatica a pensarci, non sappiamo cosa faremo il 10 giugno, figuriamoci nel futuro della mia carriera. Io sono aperto a tutto, mi nutro di motivazioni, il giorno che non avrò le motivazioni di fare il meglio di quello che posso, farò un’altra cosa. Senza confini ovviamente”.
Uno dei giocatori che ha fatto sbocciare nella sua carriera è stato Nicolò Melli, preso dopo l’esperienza di Milano al suo Bamberg: “E’ merito suo, è una delle persone più intelligenti che abbia mai incrociato nella mia carriera. Gli ho detto come lo vedevo, gli ho dato le chiavi e responsabilità, ma non gli ho promesso niente. Gli ho solo detto che avevo un ruolo per lui ed è stato fenomenale. Ora fa i numeri in NBA e io godo”.
Le differenze tra il basket tedesco e quello italiano stanno nel sistema: “Il modello tedesco fa la differenza, tutte le persone che lavorano nel basket hanno dei contratti veri. Quando hai solidità e gambe forti puoi correre più veloce. La Lega lavora in modo organico, senza liti da condominio come da noi. I parametri sono rigidissimi, se non paghi parte del contratto te lo paga comunque l’INPS tedesca, ma poi ti retrocedono senza appello. E’ puro entertainment, noi abbiamo ancora l’animo latino in questo. Ecco il parallelismo ci può essere invece sui giocatori, sono dei panda protetti anche lui e quindi c’è poco produzione, anche se hanno dei fisici importanti”.
L’esperienza alla guida della Nazionale della Grecia invece duro proprio poco: “E’ un posto complicato devo dire, ma rifarei l’esperienza, è stata molto propedeutica alla mia carriera. E’ veramente difficile allenare una nazionale, è proprio una cosa diversa rispetto a quel che siamo abituati a fare”. Il giro dei ricordi si chiude con l’esperienza in Russia a Kazan: “In Russia, in qualunque posto non arrivi mai. Quando penso alla Russia penso alla parola “grande”. E’ tutto dilatato. Le temperature sono incredibili, la luce particolarissima, i fusi orari strani. E poi c’è il basket”.
Il prossimo appuntamento sarà lunedì 20 aprile alle ore 18.30 tornando sul parquet con Andrea Pecchia, ala in rampa di lancio della Pallacanestro Cantù.
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