Angela Carini vuole che a parlare sia solo il ring. La pugile napoletana, che è salita alla ribalta grazie al controverso incontro con Imane Khelif, ha messo da parte tutte le polemiche e si concentra solo sul quadrato come sta facendo anche in occasione della World Boeing Cup in corso a Varsavia.
Cammino perfetto a Varsavia
Una competizione per capire a che punto è la preparazione ma comunque molto importante. L’Italia che si è affidata da pochi mesi alla guida del nuovo direttore tecnico Giovanni De Carolis prova a capire quali sono gli atleti su cui puntare sul futuro. E tra questi sembra esserci a pieno titolo anche Angela Carini. La napoletana ha dimostrato un ottimo stato di forma a Varsavia vincendo con autorità , anzi dominando i primi due incontri. Martedì il debutto contro la spagnola Soto Torres battuta con un eloquente 5-0, ieri la replica contro la padrona di casa Krowkaa sconfitta con lo stesso punteggio. Due prestazioni di altissimo livello dell’azzurra che ora si prepara alla finale contro un’altra polacca Dziubek con l’incontro in programma domani.
Il titolo italiano e la risposta ai fischi
Non è stato semplice per Angela Carini tornare sul ring dopo quello che è successo a Parigi. La napoletana è stata coinvolta in un caso decisamente più grande di lei, con la politica e il mondo della società civile che hanno fatto irruzione. L’incontro con Imane Khelif con l’azzurra che ha abbandonato dopo pochi secondi nel corso del primo round è diventato un caso mondiale con discussione sull’identità di genere della pugile algerina. Angela si è rifugiata in palestra dove ha ripreso subito il suo allenamento e ha cominciato anche ad allenare i più piccoli.
Il primo riscatto è arrivato in occasione dei campionati italiano di Seregno con l’azzurra che ha conquistato il suo ottavo titolo tricolore. Un successo avvenuto nonostante un clima molto difficile a Seregno, dove qualcuno l’ha anche presa di mira con alcuni fischi. E ora a Varsavia ancora un’occasione di lasciare al ring di parlare per lei, sperando di aver chiuso definitivamente un caso durato anche troppo a lungo.