Due anni fa conquistavamo Olimpia, tra tre settimane basterebbe anche il mondo. Che per Marcell Jacobs e Filippo Tortu rappresenterebbe comunque un palcoscenico mica da ridere: in qualche modo sono e saranno sempre loro i volti copertina della spedizione azzurra ai mondiali di Budapest, la rassegna attorno alla quale addetti ai lavori e appassionati hanno rivolto tutte le attenzioni sulla via che conduce a Parigi 2024.
- Il Mondiale vale: lo sa Jacobs e lo sa Tortu
- Filippo come Hulk
- Ammonizione sacrosanta come la gioia
- Marcell tira dritto
- Tutti aspettano Jacobs al varco
Il Mondiale vale: lo sa Jacobs e lo sa Tortu
Che è l’appuntamento al quale nessuno vorrà mancare, ma una medaglia iridata ha comunque il suo valore. Lo sa bene Jacobs, che dopo i trionfi in terra giapponese ha faticato a ritrovare le giuste sensazioni, frenato spesso dagli infortuni e in generale un po’ gravato dal peso di una pressione che da quel 1° agosto 2021 s’è fatta un po’ più opprimente (ma le spalle il buon Marcell ce l’ha larghe, statene certi).
Lo sa bene anche Tortu, che un anno fa a Eugene ci rimase di stucco quando si vide costretto a saltare la finale dei 200 metri per soli 3 millesimi, primo degli esclusi.
E che quest’anno s’è dato un obiettivo chiaro e senza ritorno: scendere sotto i 20 secondi, cosa che mai gli è riuscita in carriera, neppure nei recenti campionati italiani dove ha trionfato con un 20”14 che pure ha lasciato in eredità buonissime sensazioni.
Filippo come Hulk
Era dal 1977 che agli Assoluti qualcuno non andava tanto forte sulla doppia distanza: Pietro Mennea, al quale la Fidal dal 2013 dedica il premio al vincitore dei 200, se ne sarà fatto una ragione.
Tortu per ora resta mezzo secondo sopra il record favoloso ottenuto a Città del Messico nel 1979 (19”72), ma intanto è arrivato a soli 4 centesimi dal proprio primato personale, che a Budapest potrebbe vacillare pesantemente.
Il sardo ha fatto capire di aver ritrovato il guizzo dei giorni migliori: dopo una prima parte di 2023 difficile, la vittoria di Molfetta ha certificato il suo ritorno prepotente sulla scena, tanto che l’obiettivo dichiarato sulla via che conduce alla capitale magiara (centrale cioè la qualificazione nella finale dei 200) appare ragionevolmente alla sua portata.
Ammonizione sacrosanta come la gioia
E dopo aver trascinato la 4×100 ad ottenere il pass per i mondiali (favoloso il 38”04 stampato una decina di giorni fa a Grosseto: nell’occasione Tortu, per l’eccessiva foga nell’esultanza, si è procurato una lieve lussazione alla spalla) ha ribadito di essere decisamente concentrato su quel che c’è da fare.
Non passi inosservata neppure l’esultanza alla Hulk, strappandosi di dosso la maglia delle fiamme gialle per la gioia: l’ammonizione non gliel’ha tolta nessuno (come da regolamento), ma in quel gesto c’è tutta la rabbia covata durante mesi nei quali i conti stentavano a tornare.
Marcell tira dritto
Jacobs delle critiche e delle “pressioni” quasi non sa più cosa farsene. Anche lui non ha passato un’annata semplice: tolta la comparsata alla Diamond League di Parigi del 9 giugno scorso (10”21 il crono fatto registrare, non certo vicino ai suoi standard), per il resto l’atleta delle Fiamme Oro ha badato unicamente ad allenarsi, al riparo da occhi indiscreti.
Ha saltato gli Assoluti per concentrare tutte le sue energie e risorse verso l’appuntamento ungherese di fine agosto, anche memore della beffa subita lo scorso anno a Eugene, quando dovette rinunciare a scendere in pista nelle semifinali per un problema accusato alla coscia destra dopo la batteria.
All’Acquacetosa un paio di giorni fa ha provato diverse partenze dai blocchi, immortalate subito sui social, a riprova del fatto che nessun dettaglio dovrà essere trascurato in vista delle gare mondiali.
Tutti aspettano Jacobs al varco
E mentre i rivali continuano a spuntare come funghi (occhio al giovanissimo Issamade Asinga, classe 2005, nuovo diamante grezzo della velocità che batte bandiera Suriname: ha corso 9”83 ai giochi sudamericani juniores), il campione olimpico in carica pensa solamente a lavorare.
Chiaro che tutti lo aspettano con ansia nel confronto contro i rivali di sempre, specie quelli americani (Fred Kerley su tutti, ma ci sono anche Pjai Austin, Christian Coleman, il giamaicano Ackeem Blake e altri ancora), ma la vera sfida di Marcell è con se stesso.
Nessuno più di lui sa quanto sia stata dura la strada percorsa, e nessuno sa meglio di lui di poter valere un tempo da medaglia d’oro. L’unica medaglia “pesante” mancante alla sua collezione, avendola conquistata sia alle Olimpiadi che agli Europei.