Dopo aver alzato un vero e proprio polverone mediatico, Novak Djokovic non prenderà parte agli Australian Open .
Il serbo infatti è stato respinto alla frontiera australiana dove le autorità, dopo averlo interrogato a lungo e messo in isolamento in una stanza dell’aeroporto di Tullamarine , hanno provveduto a cancellargli il visto d’ingresso (non ritenuto valido) intimandogli di lasciare il paese col primo volo disponibile.
Il numero uno del mondo, indispettito per il trattamento ricevuto e per il provvedimento preso nei suoi confronti, pare (stando quanto riportato dal quotidiano The Age) sia deciso ad adire alle vie legali e sembrerebbe aver già dato mandato ai suoi avvocati per presentare ricorso.
La vicenda comunque, dopo ore in cui ha tenuto banco presso le testate sportive (e non) di tutto il mondo, sembra essere molto vicina a concludersi ma, ad ogni modo, ha scatenato su più fronti un vero e proprio putiferio.
L’appello del direttore dell’Australian Open
Il primo ad alzare le voce è stato il direttore del primo Slam dell’anno, Craig Tiley , che, negando che il serbo abbia ricevuto un trattamento di favore, aveva esortato il numero 1 del mondo del tennis a rivelare il motivo dell’esenzione medica, perché oltretutto non ha mai rivelato se si è vaccinato o meno contro il Covid-19.
“Abbiamo reso più difficile per chiunque faccia domanda, per assicurarci che sia il processo giusto e per assicurarci che gli esperti medici se ne occupino in modo indipendente. Sarebbe certamente utile se Novak spiegasse le condizioni in base alle quali ha chiesto e ottenuto un’esenzione. Lo incoraggio a parlarne con la comunità… Abbiamo attraversato un periodo molto difficile negli ultimi due anni e apprezzerei alcune risposte in merito”.
Esenzione Djokovic, la posizione della ministra Andrews
Il caso Djokovic ha poi rischiato di produrre uno scontro istituzionale tra il governo centrale australiano e lo Stato del Victoria , di cui Melbourne , la sede del torneo, è la capitale. Karen Andrews , ministra del governo centrale per gli affari interni, aveva fatto sentire la sua voce nettamente contraria alla partecipazione di Djokovic attaccando la federtennis australiana.
“Mentre il governo vittoriano e Tennis Australia possono permettere a un giocatore non vaccinato di competere nell’Australian Open, è il governo del Commonwealth che farà rispettare i nostri requisiti al confine australiano. Le persone in arrivo non vaccinate devono fornire una prova accettabile del motivo dell’esenzione che li fa entrare in Australia o saranno costrette a scontare una quarantena di 14 giorni. Nessun individuo che partecipa all’Australian Open riceverà un trattamento speciale”.
Su Djokovic ancora più duro il primo ministro
Infine, dopo le parole di Andrews, sono arrivate anche quelle del primo ministro del Commonwealth dell’Australia Scott Morrison , il quale, se possibile, è stato ancora più duro rispetto alla ministra.
“Chiunque cerchi di entrare in Australia deve rispettare i nostri requisiti di frontiera. Ora Novak Djokovic, quando arriverà in Australia, dovrà fornire una prova accettabile che non può essere vaccinato per motivi medici. Aspettiamo la sua presentazione e quali prove ci fornisce. Se queste prove dovessero essere insufficienti, non sarà trattato diversamente da nessun altro e sarà sul prossimo aereo per tornare a casa”.
Novak Djokovic fermato in aeroporto prima di entrare in Australia: la ricostruzione
Quando sembrava che ormai Nole potesse disputare senza problemi gli Australian Open , il numero uno del mondo (atterrato alle ore 13.30 italiane all’aeroporto di Melbourne con regolare esenzione dalla vaccinazione anti Covid-19) si è trovato la strada sbarrata dagli agenti federali australiani, svelti nel riscontrare alcuni errori nella richiesta di visto del campione serbo.
Come riferito dal Sydney Morning Herald, il visto richiesto da Djokovic non comportava l’esenzione per i non vaccinati.
Dunque, le autorità hanno chiesto di sostenere formalmente la domanda del tennista al Dipartimento dello Stato di Victoria, ma quest’ultimo si è rifiutato col ministro dello Sport, Jaala Pulford, che ha dichiarato:
“Non forniremo a Novak Djokovic supporto per la richiesta di visto individuale per partecipare all’Australian Open 2022. Siamo sempre stati chiari su due punti: l’approvazione dei visti è di competenza del governo federale e le esenzioni mediche sono di competenza dei medici”.
Alla fine, ad avere la meglio, sono state le intransigenti autorità di frontiera australiane che, analizzati con serietà i documenti e il caso di Djokovic, hanno negato lo sbarco del numero uno del mondo il quale, verosimilmente, a questo unto sarà costretto a saltare il primo Slam della stagione.