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Ayuso, attacco frontale all'UCI: "Non vogliono che i corridori parlino della morte di Muriel Furrer. Ma è una vergogna"

Dalla Spagna arrivano potenti le parole di Juan Ayuso, che attacca frontalmente l'UCI: "Perché non vogliono che si parli della morte di Furrer? Ho rivissuto l'incubo di Mader"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il mondiale è passato, ma le polemiche e soprattutto il dolore per la tragica scomparsa di Muriel Furrer non accennano a diminuire. E non passa giorno in cui non emergano nuovi particolari che definire “inquietanti” è poco. Tanto che pure Juan Ayuso, giovane corridore spagnolo, ha pensato bene di metterci sopra un bel carico da undici, alimentando le voci di chi sostiene che la negligenza mostrata dall’organizzazione nel soccorrere la sfortunata atleta elvetica sia alla base della sua stessa scomparsa.

Ayuso rivive l’incubo di Gino Mader

Ayuso, in un’intervista rilasciata a Cadena SER, ha fatto capire che negli ambienti UCI non c’è voglia di parlare di quanto è successo. E così anche ai corridori sarebbe stato imposto di tacere, per evitare di far emergere verità altrimenti scomode. “Ci sono tante domande che vengono spontanee pensando a cosa è successo.

Personalmente sono rimasto scioccato quando ho appreso la notizia: mi trovavo in camera e non nascondo di aver pianto, ricordando anche quanto era successo a Gino Mader lo scorso anno (Ayuso vinse la tappa del Giro di Svizzera nella quale perse la vita lo sfortunato corridore elvetico). In quel frangente stetti veramente male, perché Gino lo sentivo molto vicino, avendoci condiviso tante giornate in gruppo. E per questo penso a quanto possano star male ora amici e familiari di Muriel”.

L’accusa: “Basta corse senza radio e rilevatori GPS”

Ayuso, che a dispetto della giovane età è sembrato sempre voler parlare senza filtri, ha fatto capire dal tono del suo intervento che qualcosa non ha funzionato nella macchina dei soccorsi, e che questa cosa è abbastanza risaputa nell’ambiente del ciclismo. “Mi sembra vergognoso quanto sia accaduto. Non voglio polemizzare e tantomeno infilarmi in una questione della quale non ho avuto un contatto diretto, ma sento ripetere che la ragazza è stata più di un’ora agonizzante in un bosco, e questo è inaccettabile. Lo sostengono in tanti, per cui comincio a pensare che sia accaduto per davvero.

La cosa più grave però è non poter avere una comunicazione radio in corsa, cosa che a livello di sicurezza faciliterebbe molto le cose. Così come è assurdo che al mondiale non si usi il rilevatore GPS: magari non dico all’istante, ma se dopo 5 minuti vedi che il segnale è fermo qualche domanda cominci a fartela… vivere con tutti questi dubbi è terribile, soprattutto per chi ha perso una figlia o un’amica come Muriel. A pensarci bene, verrebbe quasi voglia di scendere dalla bicicletta e occuparsi di altro…”.

L’insinuazione: “Perché non vogliono che se ne parli?”

Ayuso, nella parte finale dell’intervista, ha spiegato che nei piani alti dell’UCI l’argomento della morte di Furrer non è certamente tra i più graditi. Anche se le parole utilizzate dallo spagnolo lasciano aperto più di un interrogativo: “So che agli atleti che hanno conquistato le medaglie è stato proibito di parlare della morte di Muriel. E quando arriva un invito a non parlare, allora vuol dire che qualcosa è successo.

L’UCI sa perfettamente che le parole dette da un corridore possono avere molto più impatto rispetto a quelle pronunciate da un loro esponente. Ripeto, non so come sono andate le cose nel dettaglio, quindi mi limito a dire quello che so e che sta accadendo. Ma se le cose si sono svolte così come sono state descritte da chi ha avuto modo di assistere a quelle drammatiche fasi, allora dico che tutto questo è una vergogna e nel 2024 non è ammissibile”.

Il web è spaccato: c’è anche chi critica Ayuso

Sul web, dove al solito ci si divide e ci si interroga su quelle che possono essere le reali cause che hanno portato alla tragica fine di Muriel Furrer, in molti hanno stigmatizzato il comportamento “omertoso” dell’UCI, tanto che più d’uno ha trovato sgradevoli anche le polemiche sul passaggio di Mathieu van der Poel sul marciapiede (in riferimento al ricorso presentato dalla Lettonia, che chiedeva il declassamento del neerlandese a favore di Skujins, quarto all’arrivo).

“Si parla molto di MVDP e non si parla per niente della morte di una 18enne, è assurdo”, ha osservato più d’uno. Ma c’è anche chi se l’è presa con Ayuso (che ha appena comunicato che nel 2025 non correrà al Tour: possibile che venga al Giro), ritenendo che le sue parole finiscano solo per insinuare dubbi, non avendo certezze in mano (le sue parole si fondano su tesi riportate). Qualunque sia la verità dei fatti, resta una tragedia che si sarebbe dovuta e potuta evitare.

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