Tutti dicono che il Tour è finito da un pezzo, ed è difficile dar torto a chi lo pensa. Perché la logica dice questo, ma la strada ha ancora tanti verdetti da emettere. E soprattutto consente ancora a Jonas Vingegaard di sperare nel ribaltone: 4 minuti e 13 secondi di ritardo a 6 tappe dalla conclusione sono tantissimi, ma il terreno per provare a fare qualcosa di irreale è piuttosto variegato. Col Mont Ventoux che offrirà la prima chance domani, subito dopo il girono di riposo, prima di concedersi poi al gran finale sull’arco alpino.
- Il "piano" di Vingo: "Attaccare da lontano, ma mi sento bene"
- Pogacar guardingo: "Jonas sta crescendo, meglio restare sul pezzo"
- L'UCI avverte: "Via le licenze a chi aderisce a OneCycling"
Il “piano” di Vingo: “Attaccare da lontano, ma mi sento bene”
Vingegaard sa perfettamente che per battere Pogacar anche la perfezione potrebbe non bastare. Ma da qui ad arrendersi (parole sue) ce ne passa. “Penso ancora di poter vincere, anche se so che sarà piuttosto complicato. Di solito nella terza settimana vado sempre migliorando, quindi un piano per provare a ribaltare le cose l’ho preparato”.
Un piano che contempla un atteggiamento da attaccante indomito, anche se l’UAE ha dimostrato di saper bene fare quadrato attorno a Pogacar. “Sento di essere in crescita, anche se poi bisognerà valutare tanti fattori. C’è Lipowitz peraltro che sta dimostrando di andare forte e che è diventato un rivale insidioso anche per la seconda piazza. Ma una cosa deve essere chiara: per me conta solo e soltanto la maglia gialla, e se per provare a prenderla debbo sacrificare il secondo posto, beh, allora ne varrà comunque la pena”.
Azioni da lontano o “imboscate”: il piano del danese non contempla molte variabili. “Se scatti ai -500 metri dall’arrivo quei 4’ non li recuperi… ci sono tappe importanti dove poter fare la differenza, e questo mi conforta. Il Tour si vince a Parigi, finché c’è una possibilità è giusto inseguirla con tutte le proprie forze”.
Pogacar guardingo: “Jonas sta crescendo, meglio restare sul pezzo”
Che Vingegaard sia in crescita l’ha capito anche Tadej Pogacar, che nel giorno di riposo ha pensato davvero a staccare un po’ la spina dopo una settimana intensa. “Lui sta crescendo di condizione, per questo è importante che io resti sul pezzo, concentrato e determinato nel fare ogni cosa nella giusta maniera”.
A giocare “contro” lo sloveno, il fatto che due delle tre tappe che giocoforza decideranno gli scenari di classifica si snoderanno su salite che in passato sono costate carissime all’attuale campione del mondo. “Credo sia stata una cosa voluta, nel senso che per provare a rimescolare le carte hanno cercato di proporre le salite dove ho perso più minuti in passato… ad Hautacam però ho dimostrato di aver imparato la lezione, ora spero di poterlo fare anche sul Ventoux e sul Col de la Loze. In realtà, più che le salite sono le situazioni di corsa e il momento di forma a determinare certe prestazioni”.
Come a dire: la musica adesso è cambiata, e Tadej per qualcuno avrebbe già cominciato a ragionare in funzione Vuelta, dove però non è ancora sicuro di presentarsi al via. “Ad oggi non posso confermare che sarà così. Abbiamo ancora 6 tappe da affrontare qui al Tour, mi sembra prematuro fare certi discorsi… decideremo nelle prossime settimane e faremo tutte le valutazioni del caso”.
L’UCI avverte: “Via le licenze a chi aderisce a OneCycling”
Nel giorno di riposo del Tour, a fare rumore sono state anche le parole di David Lappertient, presidente UCI, che s’è scagliato senza mezzi termini contro quelle squadre e quegli organizzatori che intenderanno aderire al progetto OneCycling, una sorta di superlega del ciclismo che punta a spodestare l’UCI dalla gestione del calendario e di tanti aspetti collaterali (soprattutto diritti TV e commerciali).
In una lettera pubblicata su L’Equipe, Lappertient ha messo tutti sull’attenti: “Il progetto solleva gravi problemi sportivi e di concorrenza, creando un potenziale conflitto d’interessi. L’eventuale prosecuzione dello stesso porterebbe a legami non autorizzati tra squadre e organizzatori, con sanzioni che potranno arrivare anche alla revoca delle licenze World Tour per le squadre e anche per le corse.
Si può lavorare insieme su progetti futuri, ma non quando un fondo decide di inserire soldi in un ambito evitando di coinvolgere deliberatamente i soggetti che di quel mondo sono la colonna portante da sempre”.