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Basket Eurolega, Partizan-Olimpia Milano: ora o mai più, Messina invoca una reazione

Dopo la delusione patita a Monaco di Baviera, Milano torna in campo affrontando il Partizan di Obradovic, e provando a dare un senso a una stagione sin qui deludente.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

L’incompiuta di Monaco di Baviera è un fardello che pesa sull’animo di Milano, che per provare a ripartire s’è spostata a Belgrado, ospite di un Partizan che pure è assetato di punti tanto quanto l’Olimpia. Due squadre in cerca di una svolta che non possono permettersi passi falsi in un’altra notte che il popolo biancorosso spera possa rivelarsi meno amara rispetto alle precedenti, col carrozzone play-off che inesorabilmente comincia ad allontanarsi e la necessità di ritrovare punti, gioco e un po’ di serenità. Anche se il calendario non da tregua, pensando soprattutto alla sfida di domenica contro la Virtus, fondamentale per non rischiare di perdere anche il treno della Coppa Italia.

Milano torni a essere una “repubblica” fondata sulla difesa

A Belgrado l’Olimpia si gioca un’altra fetta pesante della sua stagione. Lo farà pressappoco con gli stessi effettivi che hanno sfiorato l’impresa in casa del Bayern, salvato sulla sirena dalla tripla nonsense di Ibaka prima di scappare via nel supplementare e infierire su una Milano che avrebbe meritato (stavolta si) un altro finale.

Non ci sono variazioni a roster: fuori Mirotic e Baron, fuori Pangos e fuori dai 12 in lista Caruso. Rotazioni già viste, situazione già osservate da vicino, in un modo o nell’altro, sperando che l’esito possa essere differente. E la chiave di volta, facile intuirlo, sarà la lotta a rimbalzo: in Baviera non c’è stata partita, con i bavaresi che hanno catturato il doppio dei palloni rispetto all’Olimpia (44-22).

Che forse è il dato che risalta più di tutti: Milano è una “repubblica” fondata sulla difesa, ma quest’anno il concetto ha finito per dissolversi a più riprese, impossibile da applicare. Con Messina che con alcune scelte (ad esempio il mancato impiego di Ricci e Kamagate) ha finito per alimentare più dubbi che certezze.

Messina indica la strada: “Fisicità e aggressività”

Certe partite però si risolvono su piccoli dettagli, vedi la scelta di non fare fallo su Ibaka col Bayern sotto di tre punti nell’azione che ha portato la partita all’overtime. Facile parlare a posteriori, ma di facile in questa annata dell’Olimpia non sembra esserci niente. Tanto che il Partizan, numeri alla mano, ha il secondo miglior attacco della competizione continentale: se la difesa milanese ha bisogno di un check, questo è il momento buono per rispondere presente, come ribadito a chiare lettere da Messina.

“Affrontiamo una squadra forte, che segna tanto e che ha talento da vendere sugli esterni. Sarà fondamentale giocare con fisicità e aggressività, ma anche costruendo dei buoni tiri che possano costringere loro a lasciare l’area e a venirci a prendere sul perimetro”, le parole del tecnico. “Dovremo giocare una partita attenta e concentrata per 40’, senza avere cali di tensione e soprattutto provando a non commettere errori banali dai quali poi diventa difficile ripartire. È una sfida che arriva in un momento delicato, ma abbiamo le nostre chance”.

Ettore e Zeljko, atto 28: due santoni della panchina

Milano ha una tradizione abbastanza favorevole con le squadre serbe: lo scorso anno vinse a Belgrado sia contro il Partizan che contro la Stella Rossa, peraltro battuta anche di recente in una delle poche serate di vacche grasse della stagione.

I bianconeri però sono squadra da prendere con le pinze, piena zeppa di ex: Kevin Punter e James Nunnally a questa versione dell’Olimpia farebbero certamente comodo, e peraltro vengono entrambi da una prestazioni di assoluta qualità e valore mandata a referto contro il Monaco, partita vinta in volata (e non senza polemiche). Dovrebbe tornare a disposizione Frank Kaminsky, altrimenti sotto canestro toccherà ancora una volta a Bruno Caboclo, “Reyer mancato” ma che da quando è arrivato in Serbia ha fatto capire di meritare ancora una vetrina europea degna di tal nome.

E poi c’è la sfida nella sfida tra allenatori di successo e spropositata esperienza: Zeljko Obradovic contro Ettore Messina è una delle saghe del basket europeo, giunta alla 28esima puntata: il bilancio recita 15 vittorie per il serbo e 12 per il coach italiano, che mai come stavolta chiederebbe di fare 13. Non è Totocalcio, ma farebbe tutta la differenza del mondo.

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