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Gigi Datome dice addio al basket, l'ultima emozione con la maglia dell'Italia mentre canta Mameli

Italia-Slovenia, prepartita: Inno d’Italia. Gigione china il capo, occhi chiusi. Subito le lacrime mentre riecheggiava Mameli. L'ultimo atto della carriera di uno dei cestisti italiani più forti di sempre

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Le lacrime no, Gigi, che sono contagiose. Lui prova a non piangere, macché. Italia-Slovenia ancora non è cominciata, primo frame: Inno d’Italia. Già nel pre partita non ce l’hai fatta. Acqua e sale: dicono che sia la cura per ogni cosa. L’espressione della storia scivola giù dalle guance: l’Italia s’è desta, cantato in gruppo, sul parquet, con la maglia Azzurra.

Abbracciato all’ultimo roster che t’è capitato: che si prova, Gigione? Passa davanti tutto? Ti isoli e basta? Rivedi le facce, rivivi le triple, ti ritrovi ragazzo?

E com’è? Hai paura, hai l’adrenalina, ti scarichi d’un botto? Per l’ultima volta: hai tenuto il capo chino, gli occhi chiusi. Hai provato a mettere la maschera, non schiudere mai le labbra, tenerti tutto dentro. Ma niente: il prossimo futuro lo puoi immaginare, provare a prevenirlo, ma quando si insinua il tempo reale fai i conti con l’imprevisto. Hai pianto subito, Gigione. Mentre riecheggiava Mameli l’isolamento cercato con un corpo che si rannicchiava s’è schiuso: è come se, a un certo pinto, avesse albeggiato. S’è risollevata la testa, hai cominciato a intonare le parole a labbra aperte. Sono contagiose, le lacrime. Dannazione.

Chi è Gigi Datome

Gigi Datome dice addio al basket giocato al termine di un Mondiale che l’Italia ha saputo onorare per davvero un giorno solo: la clamorosa vittoria contro la Serbia. Per il resto, abbiamo fatto cose che stanno nella norma e altre meno buone. Al di sotto del potenziale.

Avrebbe meritato un finale diverso, ma non saranno certo una manciata di partite storte a cambiare la sua storia: cambiano semmai quella dell’Italia, il Preolimpico non è per niente scontato. Parigi 2024 nemmeno.

Fonte: Ansa

Mano sul cuore e testa alta, sguardo concentrato a cercare il suo personalissimo luogo: Gigi Datome in maglia Azzurra

Gigi Datome è per distacco uno dei giocatori italiani più forti e apprezzati di tutti i tempi, iconico con la sua barba incolta e quell’andatura un po’ ciondolante che pure è diventata un marchio di fabbrica perfetto per confondere le idee agli avversari, anche se poi quel che li rendeva più inermi di fronte alla sua grandezza è quel rilascio della palla, tante volte associato al fruscio della retina

Se mai avesse voluto camminare sulle acque

Cecchino spesso infallibile, tiratore scelto in mezzo a una generazione che l’ha adorato, proprio perché lontano dall’idea del campione che si monta la testa e cammina a un metro da terra.

Proprio lui che se mai avesse voluto camminare sulle acque non avrebbe sorpreso nessuno, perché in fondo i tratti somatici ricordano davvero quelli di Nostro Signore, che sulle acque duemila anni fa in Galilea (raccontano le cronache dell’epoca) camminava per davvero. Gigi invece ha preferito librarsi in aria e mettere palloni dentro a un canestro. E l’ha fatto talmente tanto bene da pensare che da oggi niente sarà più lo stesso.

Una vita con la valigia

Orgogliose origini sarde, ma una mente aperta al mondo. Dopotutto sulla carta d’identità c’è scritto Montebelluna, e non è un errore geografico: è il paese d’origine della mamma, ma a pochi mesi dalla nascita la famiglia Datome torna in Sardegna, a Olbia, e lì si stabilisce a vita.

Papà Sergio, ribattezzato il David Bowie della Gallura (evidentemente per la somiglianza col Duca Bianco), adora il basket, acquista una squadra locale (il Santa Croce Olbia) e chiaramente avvia il piccolo Luigi a familiarizzare col playground.

L’epoca d’oro del basket senese

Poi a 16 anni, intuendo che il ragazzo ha le qualità per poter emergere, decide di fargli fare ritorno nel continente, accompagnando a Siena. È l’epoca d’oro del basket senese: la Mens Sana studia come estendere il proprio dominio sul bel Paese, e Gigi ha la fortuna di vivere questa scesa da un palcoscenico privilegiato.

Entra in punta di piedi nello spogliatoio bianco verde, con Charlie Recalcati che lo accoglie come un figlio. Per dargli continuità, Siena lo manda a giocare un anno e mezzo a Scafati, poi quando torna capisce che ancora per lui non c’è posto e allora Gigi accetta di trasferirsi alla Virtus Roma. E nella Capitale, dove ancora la passione per il basket a tratti viscerale, Gigi diventa il nuovo vate della pallacanestro italiana.

Fonte: Getty Images

Coi Boston Celtics si prende la soddisfazione di fare una comparsata ai play-off 2015 contro i Cavs di LeBron

Roma caput mundi, poi gli States

Cinque stagioni alla Virtus, nessun trofeo in bacheca, stipendi tagliati (per colpe non imputabili a lui), un mare di amore dato e ricevuto e un biglietto, questo si, con destinazione USA: dopo le finali scudetto 2013, perse contro la Mens Sana (che di lì a poco scomparirà per debiti, e anche a Roma la fine sarà ingloriosa), Datome viene selezionato dai Detroit Pistons e si trasferisce in NBA.

Dall’altra parte dell’Oceano però sono poche rose e tante spine: i Pistons nel primo anno lo osservano da vicino e gli danno un po’ di fiducia, poi rivoluzionano il roster e lui viene messo alla porta, trasferito ai Celtics dove si prende almeno la soddisfazione di fare una comparsata ai play-off 2015 contro i Cavs di LeBron (e una serata da All Sbtar contro Milwaukee, a fine regular season, dove segna 22 punti).

La Terra Promessa è sul Bosforo

Dopo due stagione è però chiaro a tutti che di là dell’Oceano Gigi non ha trovato l’America: la sua terra promessa è a Oriente, sul Bosforo, con il Fenerbahce che decide di dargli credito e fiducia.

Una scelta che per ambedue non potrebbe rivelarsi migliore: arrivano tre finali di Eurolega consecutive (la seconda delle quali vinta, contro l’Olympiakos), tre titoli turchi, tre coppe nazionali, due Coppe del Presidente e svariate prestazioni di mirabile bellezza.

Gigi ha l’Europa ai suoi piedi, ora però sente che è arrivato il momento di conquistare anche l’Italia.

Fonte: Getty Images

A Milano di scudetti ne arrivano due, e Gigi festeggia col titolo di MVP delle Finals 2023, l’ultima perla della sua carriera

A Milano per la terza stella

Sono trascorsi 7 anni da quando l’ha lasciata. Milano gli offre l’opportunità per rientrare e lui non se la fa sfuggire. Coach Messina gli affida la guida dello spogliatoio, chiamato a inseguire la terza stella dopo un decennio complicato.

Il primo assalto va a vuoto perché Bologna arriva meglio a fine corsa, con l’Olimpia sfibrata dalla rincorsa al trono europeo e dalla semifinale persa contro Barcellona.

Poi però di scudetti ne arrivano due, e Gigi festeggia col titolo di MVP delle Finals 2023 l’ultima perla della sua carriera. Annuncia il ritiro con la terza stella sul petto, non prima però di concedersi un ultimo romantico viaggio in Asia con la nazionale del Poz, per provare a sfatare anche l’ultimo tabù: una medaglia, di qualsiasi colore, con la maglia azzurra.

Team Usa arriva appena un attimo prima di arpionare un metallo, ma la sostanza non cambia: Gigi supera quota 200 presenze (con 1.745 punti realizzati) e attraversa ere geologiche dal 2007 al 2023, anche se nelle manifestazioni che contano i quarti di finale si rivelano sempre un ostacolo insormontabile (anche a Tokyo, dove pure Sacchetti non lo convoca).

La lettura, il talk show e la maratona Mentana

Quando l’avrà fatto, avrà più tempo per dedicarsi alle sue passioni: intanto la lettura, al punto che non manca mai di dare qualche consiglio sui suoi canali social. E anche la televisione, il talk show, perché a Gigi piace restare informato su tutti i temi della politica e dell’informazione. Non perderebbe una puntata della “Maratona Mentana” per nessuna ragione al mondo.

Il basket italiano l’ha già eletto a uomo immagine del futuro: c’è chi lo vede tagliato per una carriera da dirigente, pronto magari a raccogliere il testimone di presidente federale da Petrucci.

La vita privata di Datome

Avrà tempo per pensarci, ma solo quando non sarà impegnato a rincorrere in giro per casa la piccola Gaia, che da poco meno di due anni ha rischiarato la vita sua e della compagna Chiara Pastore, a sua volta ex giocatrice di pallacanestro, una cinquantina di presenze in azzurro e una marea di piazze toccate in lungo e in largo per la penisola.

La cosa buffa della storia d’amore tra Gigi Datome e la pallacanestro è racchiusa tutta in quel viaggio così particolare rispetto alle abitudini: di solito ci si sposta per andare in un’isola, mentre lui l’ha lasciata per andare a scoprire il mondo.

Fonte:

Datome viene selezionato dai Pistons e si trasferisce in NBA: a Detroit, nel primo anno lo osservano da vicino e gli danno un po’ di fiducia

Gesù è tornato per salvarci

Che l’ha accolto alla stregua di un figlio prediletto, tanto sul campo quanto fuori. Di una sensibilità unica, con mani fatate e una leadership da capitano vero. L’altro Gigi dello sport nazional popolare, quello che quando Andre Drummond lo vide arrivare nello spogliatoio dei Pistons esclamò:

Gesù è tornato sulla terra per salvarci.

In realtà Gigi ha salvato semplicemente molte delle nostre giornate passate davanti alla tv o sugli spalti di un’arena sparsa in giro per il globo. Ma è stato bellissimo così, anzi, meravigliosamente bello.

Lunga vita alla barba più iconica della pallacanestro italiana. Da oggi un ricordo, ma dolce come pochi altri.

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