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Basket LBA, top e flop della Frecciarossa Coppa Italia: capolavoro Milicic, Napule è mille soluzioni

La straordinaria impresa di Napoli consegna alla storia una final eight di Coppa Italia emozionante e incerta fino all'ultimo. Delusione per l'Olimpia Milano che manca un altro obiettivo

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Diciotto anni dopo, Napoli torna ad alzare un trofeo. E lo fa nel modo più fragoroso possibile: partendo da testa di serie numero 8 della Frecciarossa Final Eight di Coppa Italia, prendendosi scalpi eccellenti del calibro di Brescia e Milano, e ribaltando Reggio in una seminale dove è stata dietro per 39 minuti e 50 secondi. Una favola in tutti i sensi, ma che ha tanti protagonisti: coach Milicic ha saputo dar fondo a tutte le risorse possibili e puntualmente è stato premiato dalla voglia dei suoi ragazzi di spingersi oltre i propri limiti. Milano c’è rimasta di sasso, nonostante sia stata addirittura capace di mettere il naso davanti sul filo di lana. Di sicuro, al Pala Inalpi non c’è stato da annoiarsi troppo: record di pubblico (40.000 complessivi), record di interazioni, record anche di palpitazioni. E un epilogo decisamente inaspettato.

Basket Serie A: i top della Frecciarossa Coppa Italia

  • IGOR MILICIC 10. L’artefice del miracolo GeVi, per giunta arrivato nel bel mezzo di una sorta di tempesta, perché Napoli in LBA non è che stia attraversando il momento migliore della sua annata. Sembrava impossibile arginare lo strapotere di Brescia nei quarti, dopo la ripassata subita due settimane prima, e invece Napoli l’ha ribaltata grazie alla combo Brown-Pullen (vittoria wire to wire). Poi in semifinale contro Reggio il pronostico è molto più incerto, ma fino a 10 secondi dalla fine la GeVi è dietro, e solo grazie a un Sokolowski da sogno trova i punti che la mandano ai supplementari, dove prende il largo. La finale contro Milano è un capolavoro: Ennis gioca da MVP ma sul canestro del sorpasso firmato da Shields ai piedi del Vesuvio cala il silenzio. La tripla senza senso logico di Pullen fa esplodere di nuovo il Golfo. E Milicic? Camicia bianca impeccabile, sguardo impassibile, cuore che batte all’impazzata. L’urlo liberatorio sotto al settore occupato dai tifosi campani è la giusta ricompensa.
  • JACOB PULLEN 9.5. Incoscienza è la parola che meglio lo caratterizza. Perché solo un incosciente può prendersi quel tiro cadendo indietro, con Napoli appena finita sotto di un punto dopo essere stata sempre davanti, e con la consapevolezza che un errore avrebbe di fatto condannato i compagni alla sconfitta. Lì non ci sono mezze misure: o vai in paradiso o ti ritrovi all’inferno, ma Pullen a questa cosa non deve aver badato troppo. Ha guardato solo verso il canestro, nemmeno accorgendosi della presenza ingombrante di Napier addosso. Ne aveva sbagliate 5 di triple prima di quell’istante, ma agli déi del basket tutto ciò poco interessava.
  • TYLER ENNIS 9. Gioca una F8 solida, senza strafare contro Brescia e provando a salire di colpi contro Reggio (dove però tira con percentuali basse, pur segnando 18 punti). Il meglio lo lascia per il dessert: contro Milano è una furia, penetra e punisce tutte le falle della difesa dell’Olimpia, cattura palloni (7 rimbalzi) e sforna assist a manetta (7). È l’uomo che più di tutti fa la differenza, soprattutto perché non sembra mai dare troppo peso agli errori: volta pagina e rilancia. È la sua serata, ma lo diventa anche di Napoli.
  • NICOLÒ MELLI 7. Tradita da Shields, che prima di infilare due bombe nei minuti finali di partita dimentica persino di allacciarsi le scarpe (dopo i 28 punti del giorno prima contro Venezia: inspiegabile…), Milano riesce a tenersi in scia e anche a mettere davanti il muso essenzialmente per due ragioni. La prima si chiama Nikola Mirotic, che non è al massimo ma riesce sempre a incidere. La seconda, la più sostanziosa, fa rima con Nicolò Melli, che è davvero l’ultimo a mollare. Segna 20 punti, ma quasi tutti quando Napoli è lontana, il che significa che mentre i compagni (in parte) avevano già mollato, lui era lì a sporcarsi le mani. E tira giù 8 rimbalzi (due offensivi), dimostrando di non volersi arrendere mai. Meritava più sostegno.

Basket Serie A: i flop della 20a giornata

  • MIRO BILAN 4. È l’emblema della resa di Brescia, che entrava alla final eight da detentrice del trofeo e soprattutto da prima della classe in LBA, ma s’è ritrovata a dover salutare la rassegna senza nemmeno riuscire a mettere il naso avanti contro Napoli, sulla carta (non solo classifica alla mano) la più “abbordabile” del mazzo. Bilan ha cannato completamente l’appuntamento: spento, svogliato, a tratti irritante, ha fatto arrabbiare coach Magro ed è finito (stavolta con merito) dietro la lavagna. Un’occasione sprecata senza attenuanti.
  • DANIEL HACKETT 4. Qui è facile scadere nel banale: la Virtus s’era messa in viaggio per Torino con l’intenzione di dire la sua e mettere le mani sul secondo trofeo stagionale, sottolineando che dopo 23 anni fosse giunta l’ora di tornare a mettere la coccarda sulla maglia. Nulla di più sbagliato: Reggio l’ha dominata sotto ogni punto di vista, e Bologna s’è consegnata senza provare a rispondere. Tolti i soliti Shengelia e Belinelli, è stata una mattanza: soprattutto Hackett ha deluso, chiudendo con zero punti in 20’, ma anche Dobric e Cordinier sono rimasti completamente fuori dalla partita, con la panchina capace di fornire appena 26 punti su 72 di serata. Meglio tirare una riga e guardare oltre: forse sarà stata la stanchezza, ma la botta è stata forte.

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