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Basket NBA, la versione dei Clippers con i Fab4 non scherza: Leonard, George, Westbrook e Harden ora fanno paura

A Los Angeles i Clippers e le loro stelle stanno prendendo pelo: 8 vittorie di fila hanno rilanciato la squadra di Lue nei piani alti della Western Conference

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Un mese fa sembravano per l’ennesima volta lo zimbello dell’NBA. Una squadra destinata miseramente a fallire, nonostante la solita accozzaglia di all star e figurine pagate profumatamente. Perché mettere Kawhi Leonard, Paul George, Russell Westbrook e James Harden sotto lo stesso tetto non era sembrata una mossa poi tanto azzeccata, come ben evidenziato dallo 0-5 di partenza della nuova versione di casa Clippers. Quella che un mese dopo è stata spazzata via da un’altra versione, che racconta di una striscia aperta di 8 vittorie, e con margini che oggettivamente sembrano ancora tutti da vedere.

L’ennesimo all in: 4 stelle per puntare all’anello

Nella guerra di chi è più glamour, stavolta i Clippers hanno saputo far meglio anche dei Lakers. Dove è di stanza quel giovanotto di 39 anni che risponde al nome di LeBron James, giusto per ricordare cosa ne pensano delle stelle sulla sponda purple and gold. I Clippers erano, sono e (probabilmente) rimarranno perennemente la “franchigia sfigata” della contea di LA, ma a Steve Ballmer questo poco importa.

E tanto meno a chi continua a dar loro credito, sperando che prima di lasciare la Crypto.com Arena (la casa che fino al termine della stagione condivideranno con i cugini: tra un anno si andrà nella nuova arena di Inglewood, ribattezzata Intuit Dome) possano addirittura mettere un anello al dito. Impresa che un mese fa appariva sostanzialmente impossibile, ma oggi non sembra poi così tanto campata per aria. Perché i Fab4 di Tyronn Lue hanno cominciato a mandare segnali bellicosi al resto della concorrenza. E perché in fondo essere glamour a Los Angeles non è più prerogativa soltanto di chi ha scritto Lakers sulla maglia.

Harden è tornato super. E Westbrook è diventato umile

Otto vittorie di fila non fanno primavera, un po’ come la rondine che esce dal nido solitaria per vedere se l’inverno è passato. Dicono però questa squadra ha trovato la giusta alchimia per rendere al meglio. L’arrivo di Harden, perfezionato nel giorno di Halloween, ha “spaventato” inizialmente Lue, ma adesso sembra mettere molta più ansia e paura agli avversari. Vedi Indiana, battuta dalle 8 triple mandate a segno dal “Barba” (12/16 al tiro, 35 punti e 9 assist) che è sembrato ritrovare la vena dei giorni migliori.

Harden, che ha voluto portare il suo talento ai Clippers rompendo definitivamente con Daryl Morey e il mondo Sixers, si sta dimostrando un vero valore aggiunto. Anche perché il suo approdo a LA ha convinto Westbrook a mettersi un po’ più in disparte, accettando il ruolo di sesto uomo (non gli era mai capitato di dover partire dalla panchina in tutta la carriera) e divenendo a sua volta una pedina chiave nelle pieghe della partita. Segna molti meno punti e tocca molti meno palloni, ma in campo gioca bene e si diverte, e soprattutto prova piacere a vincere, sentendosi finalmente a suo agio come prima non gli accadeva.

George e Leonard stanno bene, e si vede

Se Harden e Westbrook un’intesa l’hanno trovata (o meglio, un equilibrio), George e Leonard dovevano fare solo una cosa: trovare il modo per star bene e rendersi disponibili, evitando le lunghe gite in infermeria. Ora che stanno entrambi bene, seppur senza forzare, hanno ribadito che assieme le cose giuste le sanno fare, eccome: PG ha la capacità di attrarre su di sé difensori e questo aiuta ad aprire il campo, tanto che a lui piace banchettare in area tanto quanto ad Harden piace farlo dall’arco.

Leonard, semplicemente, è tornato nella sua versione cyborg, quella del giocatore famoso perché non ride mai, ma che soprattutto sa come far piangere le difese avversarie. Nelle ultime 8 gare, tutte vinte, questi sono i suoi numeri: 29.3 punti, 67% da due, 55% da tre, 5.5 rimbalzi, 4 assist. Un dominio assoluto che non ammette repliche, ma che soprattutto testimonia quanto la nuova macchina varata da Lue stia pagando dividendi, cosa impensabile solo un mese fa.

Attacco mitraglia: 126 punti a partita nelle ultime 8 gare

Da 8 gare a questa parte, i Clippers di media segnano 126 punti a serata. E anche se in difesa qualcosa da aggiustare rimane, con una simile efficienza offensiva non c’è poi molto da curarsi di qualche possibile blackout nella metà campo difensiva. A chi diceva che Ballmer aveva fatto la solita accozzaglia di figurine (nota a margine: tutti i Fab4 sono originari di Los Angeles, quindi hanno scelto di tornare a giocare a casa), i diretti interessati hanno risposto sul campo. Ora però li attende la missione più improba: dimostrare che non si tratti della solita illusione. Ne hanno già vissute troppe i tifosi Clips per non sapere quanto può far male credere a qualcosa che poi non diventa reale.

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