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Basket, tra Melli e l'Olimpia un addio che era nell'aria: il ruolo di Nick e le scelte di Messina

La fine della storia tra l'Olimpia e il suo capitano non ha sorpreso: da tempo le scelte della dirigenza sembravano aver già messo alla porta Melli

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Come ogni matrimonio che va in frantumi, anche quello tra Nicolò Melli e l’Olimpia Milano non mancherà di far discutere. Anzi, ha già cominciato a fare parecchio rumore: il rinnovo del capitano era tra gli argomenti che più tenevano banco già durante la corsa play-off dell’EA7, figurarsi oggi che è trascorsa una settimana dalla conquista del 31esimo scudetto, il terzo consecutivo, il terzo (appunto) dei tre anni di Melli all’Olimpia. Chiusi da un comunicato piuttosto “freddo” della società e da un lungo post carico di emozioni e di ricordi dell’ormai ex capitano.

Quel rinnovo mai veramente proposto

Che la strada per proseguire il rapporto fosse impervia non era un mistero: tra Melli e Milano le divergenze nel tempo si sono fatte piuttosto evidenti, tali da far presupporre che un punto d’incontro non si sarebbe potuto trovare. La parte economica ha un peso: l’Olimpia ha fatto uno sforzo importante per riportare Nick in Italia tre anni fa, offrendogli un triennale da due milioni a stagione. Tanti soldi che adesso, nelle intenzioni del club, si sarebbero dovuti ridurre progressivamente, perché nel frattempo anche la carta d’identità è andata avanti e di alternative nel ruolo presidiato da Melli se ne vedono già molte.

Ma è forse proprio questo il vero punto che ha portato alla rottura: il capitano non s’è sentito più centrale nel progetto, ridotto quasi a riserva dei nuovi (presunti) titolari. E se uno come Melli sente che qualcosa s’è ridotto, difficilmente scende a compromessi.

Le scelte di Milano: Mirotic e Nebo per aprire un ciclo

L’Olimpia che verrà è una squadra in profonda trasformazione. Oltre a Melli saluterà Hines, e non è cosa da poco pensando che negli ultimi due anni ha già salutato Rodriguez e Datome. Tutti leader dentro e fuori lo spogliatoio che in qualche modo hanno pagato dividendi in Italia (appunto con i tre scudetti conquistati) ma non in Europa, dove la final four conquistata nel 2021 (quindi prima dell’arrivo di Melli, mai andato oltre i play-off persi contro l’Efes nella prima stagione) resta l’ultimo afflato di grandeur meneghina.

Nell’Olimpia che verrà ci sarà Nebo, che in linea teorica sarà il titolare del ruolo di centro (cioè giocherà da 5), perché nello spot di ala grande (cioè da 4) sarà Mirotic il prescelto di Messina. Melli, che è arrivato a Milano per giocare da 4 ma che nell’ultima stagione ha finito per agire quasi sempre da 5, ha capito che avrebbe fatto la riserva: di per sé la mansione avrebbe anche potuto accettarla, ma è il modo col quale è maturato il processo ad averlo lasciato scottato, convincendolo che fosse meglio guardarsi altrove. Anche perché dall’estate del 2023 ad aprile nessuno da casa Olimpia s’è fatto sentire: il rinnovo aleggiava nell’aria, ma appunto aleggiava e basta, senza scendere nel concreto.

Le frizioni con Messina, la corte del Fenerbahce

Da ore ormai ci si interroga su chi abbia davvero perso in questo strano “braccio di ferro” che ha portato alla rottura tra le parti. Tra Messina e Melli l’idillio era probabilmente finito da un pezzo: la scelta del POBO milanese non è campata per aria, pertanto l’idea di un ciclo giunto a conclusione tra la società più vincente d’Italia e il suo capitano è più che plausibile. Meglio salutarsi senza troppi fronzoli che sopportarsi per una o più stagioni, con reciproca insoddisfazione.

Nick l’ha capito e adesso si guarda intorno: Partizan (che già l’aveva cercato lo scorso anno), Real Madrid ma soprattutto il vecchio amore Fenerbahce sarebbero pronte a contenderselo a suon di milioni, anche se probabilmente non si arriverà ai due che gli garantiva l’ultimo contratto con l’Olimpia. Perché Melli va per le 34 primavere e pertanto il suo ruolo in squadra sarà differente da quello di leader che (sulla carta) ha ricoperto nell’ultimo triennio. Ma sarà felice di sentirsi importante per chi dimostrerà di volerlo, l’opposto di ciò che è successo a Milano.

Prima però cercherà di portare l’Italia di nuovo alle olimpiadi, anche se il compito si prospetta arduo (almeno però la Lituania nel preolimpico non avrà Valanciunas: non una cattiva notizia per noi…). Il pubblico Olimpia ha fatto capire di essere dispiaciuto, ma forse nemmeno tanto: come ogni matrimonio giunto al capolinea, alla delusione e al dispiacere non può che sommarsi la consapevolezza che valesse comunque la pena di metterci un punto.

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