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Boxe, sabato la sfida tra Fury e Usyk: il britannico scomoda Omero, l'ucraino pronto alla battaglia

Fervono i preparativi a Riyadh per la sfida che dovrà riunificare tutti i titoli dei massimi. Schermaglie dialettiche a profusione e punti di forza dei due grandi rivali.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Alla fine ne resterà soltanto uno. Con tutte le cinture a far bella mostra di sé nella vetrina di casa, dove Oleksandr Usyk e Tyson Fury debbono già aver fatto posto all’eventuale nuova inquilina. Più Fury che Usyk, pensando che quest’ultimo ha già quattro titoli di sua proprietà (le cinture WBO, WBA, IBF e IBO), mentre il britannico ha “solo” il titolo WBC, col quale però spera di poter andare all in e prendersi tutte le altre. Il tutto in quello che i due diretti interessati non hanno avuto alcuna remore a definire “il match più importante di sempre”. Solite parole a effetto, ma stavolta forse non ci sono andati tanto lontano.

Finalmente la grande sfida: gli Sceicchi gongolano

Usyk-Fury in qualche modo è il match più atteso di sempre. Almeno degli ultimi 4-5 anni, da quando cioè Anthony Joshua ha visto crollare la propria imbattibilità (per merito di Usyk), così come Deontay Wilder ha visto spegnersi la propria stella (e Fury, che l’ha battuto tre volte, ha avuto la sua responsabilità).

Dopo tante promesse mai mantenute e dopo due rinvii per infortuni occorsi a Fury (il primo a dicembre per le ferite riportate durante il combattimento con Francis Ngannou, il secondo a febbraio per un’altra ferita, stavolta riportata in allenamento durante una sessione di guanti), stavolta sul ring della Kingdom Arena di Riyadh nessuno potrà più scappare o tantomeno nascondersi.

Saranno l’uno di fronte all’altro, per volere degli Sceicchi che hanno visto nella boxe un potenziale volano per rendere l’Arabia Saudita la nuova Mecca dello sport mondiale (ce ne sarebbero di cose da dire, ma tant’è…). E come ogni show che si rispetti, l’anteprima è stata già di per sé un meraviglioso condensato di parole, suggestioni e quant’altro.

Schermaglie dialettiche: Fury scomoda Omero, Usyk la savana

Le schermaglie dialettiche sono il sale del pugilato. Figurarsi quando di mezzo ci sono due calibri come Fury e Usyk. Il primo ha scomodato persino Omero per provare a dare un senso alla sfida di Riyadh: “Questa è l’era di Ettore e Achille. Come all’epoca erano loro i migliori combattenti, oggi lo siamo noi. Questo match è tutto. Questo match dirà chi è Ettore e chi è Achille. E io credo di essere Achille”.

Usyk, che combatte fiero per il popolo ucraino, ha giocato invece sulla differenza di stazza (è più basso di 15 centimetri rispetto al rivale britannico, cui paga anche una ventina abbondante di chili), convinto che questa non potrà risultare la discriminante determinante per decidere le sorti del match. Le dimensioni non contano. Perché se le dimensioni contassero, il re degli animali sarebbe l’elefante. Come a dire: puoi essere grosso quanto vuoi, ma non vuol dire che tu sia il migliore.

Punti di forza: Fury e quell’allungo di 18 centimetri in più

Fury-Usyk è un match che tutti vogliono vedere e che sfugge davvero a qualsiasi pronostico. Sono divisi i bookmakers, che danno leggermente avanti il britannico, convinti che stavolta si sia preparato adeguatamente al match e non come ha fatto di recente nella sfida esibizione contro Ngannou (dove il verdetto non unanime che lo vide vincere ai punti fu piuttosto discutibile…).

Certo un Fury tirato a lucido può davvero mettere in crisi un atleta pur solido e potente come Usyk: quei 18 centimetri in più di allungo del braccio destro possono rivelarsi determinanti nell’economia di un match che metterà di fronte due stili totalmente diversi di combattere, da quello sfrontato e sempre all’attacco del Gipsy King (che sfrutta però la sua stazza imponente) a quello mobile di gambe e sempre propenso a sfiancare il rivale del “Gatto di Sinferopoli”.

La chiave: Fury dovrà cercare di essere più versatile

Fury, questo va detto, non ha mai affrontato un pugile così versatile: Usyk non ha il pugno “pesante”, ma fa della continuità e della velocità le proprie miglior virtù. E se è vero che nei 5 incontri disputati nella categoria dei pesi massimi ha vinto 4 volte ai punti e soltanto una prima del limite, in tutte le occasioni la sua fu una vittoria senza ombra di macchia. Questo perché porta tantissimi colpi, senza mai dare la possibilità all’avversario di tirare il fiato.

Fury non è abituato a questo tipo di combattimento: dei 34 incontri vinti sui 35 disputati (uno è finito pari con Wilder), ben 24 li ha conquistati prima del limite. Stavolta non dovrà avere fretta, ma piuttosto essere molto meno prevedibile di quanto sia abituato a essere. È tutta qui la questione: se il britannico saprà rendersi più versatile, per Usyk potrebbero essere guai. Altrimenti alla lunga la costanza dell’ucraino potrebbe rivelarsi fatale al rivale. Difficile però chiedere di più al mondo della boxe in un momento come questo: se da 25 anni non c’è un campione dei massimi in grado di riunificare tutte le sigle (Lennox Lewis nel 1999) qualcosa vorrà pur dire.

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