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Boxe, Tyson-Paul sarà un match vero? Il mondo del pugilato non sa se ridere o piangere. Ngannou rivela il suo dramma

Si tinge di giallo (o di ridicolo, fate voi) il match esibizione del 20 luglio tra Mike Tyson e lo youtuber Jake Paul: la Commissione del Texas lo considera un match a livello professionistico

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Ci mancava anche questa: Mike Tyson e Jake Paul sul ring per un match “vero”, cioè in grado di finire nei libri dei record delle rispettive carriera. Anche se il mondo del pugilato una volta tanto non sembra essersi diviso affatto: tutti, all’unisono, ritengono che la decisione presa dalla Commissione Pugilistica del Texas (sarà la città di Arlington il prossimo 20 luglio a ospitare l’evento) sia assolutamente insensata e senza alcuna logica. Perché Tyson non combatte un match professionistico da poco meno di 20 anni, mentre Paul nella vita ha sempre fatto l’influencer (o comunque non il pugile professionista). E tutto lascia presagire che l’annuncio, ammesso che sia vero, sia stata fatto solo per pompare l’evento.

Regole riviste, riprese accorciate, guantoni più leggeri…

Parlare di fiction, insomma, non è affatto azzardato. Ammesso che non si tratti davvero di una messa in scena: creare hype attorno al match è quello in cui confidano gli organizzatori, che temono altrimenti che il tutto possa rivelarsi alla stregua di un flop. Tyson e Paul saliranno sul ring la prossima estate in un match sulla distanza delle 8 riprese, ciascuna della durata di due minuti, e con guantoni del peso di 14 once, così da limitare la “potenza” del gancio di Iron Mike (perché gli anni passano, ma il colpo resta “pesante”).

Insomma, poco o nulla che abbia a che fare con la nobile arte intesa come tale, ma la campagna mediatica è partita e questa è l’unica cosa che conta, a detta di chi ha pensato ad organizzare l’incontro. Tanto che ci sono già le prime puntate sui siti di scommesse (Paul favorito, ma Tyson non è comunque tanto “disprezzato”), oltre a un promo realizzato da Netflix, piattaforma che ospiterà l’evento e lo mostrerà al mondo intero. Mentre per chi vorrà trovare posto nello stadio dei Dallas Cowboys serviranno dai 170 agli 11mila dollari in base alla postazione richiesta. Business in business.

L’obiettivo dei promoter: creare attesa attorno al match

Quello tra Tyson e Paul è un match che somiglia però in tutto e per tutto a un’esibizione. Iron Mike l’ha presa sul serio, allenandosi a spron battuto (girano video che non lasciano spazio a molte interpretazioni), ma resta pur sempre un 58enne che non sale sul ring da quando ne aveva 39 (ed era già l’ombra del campione che fu).

Jake Paul ha 20,5 milioni di followers su YouTube e 26 su Instagram, ha combattuto in totale 9 match, molti però anche con regolamenti non propriamente tradizionali, vincendone 8 (6 prima del limite) e perdendone uno contro Tommy Fury. Si diverte sul ring, ma non può essere considerato un pugile professionista. Ecco perché c’è chi pensa che questa sia soltanto una trovata pubblicitaria per far decollare l’evento, e creare attesa attorno ad esso. L’importante per i promoter è riempire l’arena, e difficilmente l’obiettivo verrà mancato: basta costruirci una bella storia e il più è fatto.

Dramma Ngannou: morto il figlio di appena 15 mesi

Nelle stesse ore in cui il popolo della boxe si domandava che interesse potesse avere una simile notizia, un’altra ben peggiore ha scosso il mondo dei combattimenti: Francis Ngannou, sconfitto lo scorso autunno da Tyson Fury nel discusso match esibizione disputato in Arabia Saudita, ha comunicato tramite un messaggio postato sui propri profili social la scomparsa del figlio di soli 15 mesi.

Ignote le cause del decesso, ma l’atleta camerunese non ha potuto far altro che mostrare al mondo tutto il proprio dolore per un evento tragico, l’ennesimo peraltro di una vita tutt’altro che facile (raggiunse l’Europa attraversando il deserto su un 4×4 con altre 20 persone e poi remando per tre ore in pieno mare Mediterraneo, fino a raggiungere Parigi in circostanze di fortuna), che pure non gli ha impedito di diventare campione del mondo MMA. Adesso la vita gli chiede un’altra volta un conto salato e tanti colleghi hanno subito voluto mostrargli la propria vicinanza, a cominciare da Conon McGregor.

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