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"Bufera sul nulla": Fabio Ravezzani spiega la vicenda Levy

Abbiamo contattato il direttore di TeleLombardia tacciato di antisemitismo per una frase sul presidente del Tottenham

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"Bufera sul nulla": Fabio Ravezzani spiega la vicenda Levy Fonte: Ansa

Fabio Ravezzani è ormai da quasi 20 anni al timone della parte sportiva di TeleLombardia ed è il volto più noto della trasmissione “Quistudioavoistadio” che per molti appassionati di calcio in Lombardia è un appuntamento fisso. Discussioni a volte accese tra opinionisti, partite in diretta raccontate live da telecronisti tifosi, siparietti tra i vari protagonisti. Un vero bar sport in diretta dove può succedere che qualche volta la puntata non riesca esattamente come nelle aspettative. Pochi giorni fa durante un confronto tra Ravezzani e uno dei suoi ospiti fissi è successo uno scambio di battute che involontariamente ha finito per generare un polverone con accuse addirittura di razzismo e antisemitismo nei confronti del direttore. Lo abbiamo contattato per avere da lui una spiegazione della vicenda e il suo punto di vista.

Dunque direttore, qual è la sua versione dei fatti?
Ma non c’è una “mia” versione dei fatti. Basta solo vedere che cosa è andato in onda nel suo complesso e non estrapolare una frase dal contesto in modo volutamente truffaldino. Stavamo parlando io e il collega Luigi Furini dell’affare Skriniar per il quale l’Inter è in trattativa con il Tottenham del presidente Levy. Il collega dice: “E poi il presidente del Tottenham è…” e io completo la frase: “E’ ebreo”, specificando che non è un reato esserlo e che storicamente gli ebrei hanno una grandissima capacità di fare affari, quindi anche il presidente Levy sicuramente non prenderà Skriniar a qualunque prezzo l’Inter proporrà.

Però questa frase ha generato reazioni…
Sì, ma totalmente infondate. Dato che basta seguire tutta la discussione per capire che non c’era assolutamente niente di offensivo nei confronti della comunità ebraica. Io, lo dico con orgoglio, ho un editore di origine ebraica e sono legato a quel popolo e ho massimo rispetto per quella cultura. L’ho anche ripetuto più volte nel corso della stessa trasmissione, sgombrando anche il campo dalle facili battute sulla proverbiale avarizia di ebrei e genovesi. Quindi proprio chiacchiere sul nulla.

E invece sui social ci sono andati pesante
E’ stato solamente un giornalista che ha commentato in modo offensivo questo dialogo bollandolo come razzista. Non è la prima volta che lo fa. Evidentemente non ha visto tutto lo spezzone e ogni volta che a “Quistudioavoistadio” succede qualcosa che non gli piace, esce con giudizi pesanti. Però posso accettare tutto, ma assolutamente non l’etichetta di razzista o antisemita! Io ho grandissimo rispetto per la cultura ebraica. Il mio editore è ebreo, ho numerosi amici ebrei. Su questa vicenda poi anche personaggi della politica e della comunità ebraica dopo un’iniziale perplessità hanno capito, riguardando tutto il filmato, che non c’è assolutamente niente di offensivo o razzista.

La sua trasmissione è stata protagonista di un caso simile circa un anno fa
Sì, in 20 anni di trasmissione abbiamo avuto solo quel caso. Purtroppo il nostro opinionista si lasciò scappare un commento oggettivamente indifendibile su Lukaku e io non solo censurai l’accaduto ma fui costretto a licenziarlo seduta stante.

Il dibattito dai toni accesi è un po’ il sale della vostra trasmissione
Sì, ma non si può esagerare. Odio la rissa e le discussioni troppo volgari. Da noi si parla di fuorigioco, var etc ma nessuno deve osare dire che l’arbitro è corrotto o cose del genere. E non transigo sul razzismo. Così come i toni non devono alzarsi troppo, altrimenti intervengo: Aldo Biscardi, con cui ho collaborato per anni, ripeteva che la rissa fa audience, ma io non voglio quel tipo di programma.

Rivedendo il filmato sembra che il suo collega quasi si auto-censuri
Sì, perché anche lui forse condizionato dal politically correct dilagante che ormai fa sembrare offensivo qualunque termine. Voleva trovare la parola giusta e aveva paura di urtare qualcuno. Ma ebreo ovviamente non è una parola offensiva, individua persone che appartengono a una determinata cultura, che hanno tra l’altro spiccate qualità nelle operazioni commerciali. Tutti i popoli hanno delle caratteristiche e loro hanno quella. Da sempre.

Quindi pensa che la sua trasmissione sia “vittima” di una sorta di eccesso di politically correct?
In un certo senso sì. Mi spiego: che il problema razzismo nel calcio e soprattutto nelle curve in Italia ci sia, è innegabile. Forse anche più che all’estero. Che poi i tifosi se vai a prenderli uno per uno ti dicono “io non sono razzista” ma se il tale giocatore africano gioca per te e fa gol allora va bene, se invece è con gli avversari gli faccio buuu così si irrita. Quindi direi che stiamo parlando proprio di ignoranza e a questo genere di bestialità non bisogna dare scampo ed è ovvio che vada combattuto. Però anche l’eccesso di antirazzismo, l’antirazzismo di moda, di facciata finisce per essere un fenomeno pericoloso quasi quanto il male che vorrebbe combattere perché genera comunque una forma di intolleranza verso chi non ti piace o non la pensa come te o porta in alcuni casi a caricare di eccessivo peso alcune frasi e situazioni. E probabilmente anche le critiche alla mia trasmissione e a quel siparietto sul presidente ebreo del Tottenham hanno origine in questo antirazzismo di facciata.

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