Con la sua inchiesta, C’era una volta Calciopoli, la trasmissione di RaiTre, Report, torna ad aprire il vaso di Pandora dello scandalo che diciassette anni fa scosse il calcio italiano. Un vaso di Pandora che assume le sembianze di una chiavetta USB a forma di renna, fornita al programma d’inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci (e, presumibilmente, anche ad Andrea Agnelli nel corso dell’ultima assemblea dei soci della Juventus) da Luciano Moggi in persona.
Attraverso i nuovi dettagli offerti dallo stesso Moggi e dai tanti altri protagonisti della vicenda, dall’ex presidente della Federcalcio, Franco Carraro, all’allora designatore degli arbitri, Paolo Bergamo, fino a Massimo Cellino, presidente della Lega Calcio e del Cagliari al momento dei fatti, Report svela quello che pare essere un piano segreto per mettere fine al “regno di Moggi”, con moltissimi club coinvolti.
- Le 170mila intercettazioni della chiavetta di Moggi
- Bergamo e l'incontro segreto con Moratti
- Bergamo il piano contro Moggi e Giraudo
- Cellino: "Dovevo tenere in piedi la baracca"
- Bergamo e la confessione sulle SIM svizzere
- Lepore: "Altre società a rischio"
- De Santis, l'Inter e Meani
Le 170mila intercettazioni della chiavetta di Moggi
Il servizio firmato da Daniele Autieri, in collaborazione con Federico Marconi, parte dalla chiavetta, ma vista la mole infinita dei dati (qualcosa come 170mila intercettazioni di cui, come spiegato da Moggi in apertura di trasmissione, solo 25 riguardanti la Juve) l’impressione è che si sia semplicemente grattato in superficie.
Non mancano, in ogni caso, le informazioni degne di nota e le rivelazioni capaci di gettare nuova luce su Calciopoli.
Bergamo e l’incontro segreto con Moratti
Dalle dichiarazioni dei protagonisti emergono, così, nuovi dettagli. Il servizio si apre con Bergamo a rivelare un incontro segreto voluto dall’allora presidente dell’Inter, Massimo Moratti, a seguito del fatidico 5 maggio 2002, che portò i nerazzurri a perdere incredibilmente lo scudetto dopo il ko di Roma contro la Lazio: “A casa di Moratti, eravamo – spiega Bergamo – io, lui e le rispettive mogli. Non passarono nemmeno 5 minuti e mi chiese perché gli arbitri ce l’avessero con l’Inter. Era convinto che gli arbitri fossero ostili per farla perdere”.
Bergamo il piano contro Moggi e Giraudo
Moggi rivela, poi, come “fu Silvio Berlusconi a mettermi in guardia sul fatto che fossi intercettato, seppur sottolineando come non ci fosse nulla di penalmente rilevante”. Bergamo parla, invece, di un presunto piano contro Moggi e Giraudo: “Mi telefonò l’onorevole Latorre – spiega l’ex designatore arbitrale – e mi confidò che Gabetti, Grande Stevens, Montezemolo e gli Elkann stavano tramando contro Moggi e Giraudo per permettere a John Elkann di prendere la FIAT e non ad Andrea Agnelli”.
Cellino: “Dovevo tenere in piedi la baracca”
Rivelazioni anche da Cellino, che spiega: “Quando arrivai in Lega stava crollando tutto. Ero il più giovane presidente in Lega e dovevo mettere mano a tutta la schifezza che c’era lì. Cercai di dare una mano e tenere in piedi la baracca. Non sapevo da dove cominciare. In sede c’era uno schedario pieno di dossier, tra fidejussioni false e altro. Alla fine, presi tutto, scesi in cortile, buttai tutto in un cassone e bruciammo tutto. Quando vennero a cercare quel faldone non c’era più nulla”.
Cellino prosegue: “Berlusconi venne da me chiedendomi di candidarmi alle regionali in Sardegna, ma lo mandai a quel paese. Iniziammo il campionato e gli arbitri ci tartassarono. Allora, ricordo che andai a Roma a casa di Berlusconi. C’eravamo, lui e il ministro Pisanu. Berlusconi proseguì a dirmi di candidarmi e io gli dissi che gli arbitri ci stavano massacrando… A quel punto, Berlusconi guardò Pisanu e disse: ‘Chiami Carraro e lo avverta che gli arbitri da oggi devono essere giusti con il Cagliari’. Pisanu, però, rispose: ‘Chiamo Moggi, che è meglio’. Berlusconi e io ci guardammo e lui sbiancò”.
Bergamo e la confessione sulle SIM svizzere
Il servizio tocca inevitabilmente anche lo scottante tema delle famigerate “schede svizzere” che Bergamo spiega aver ricevuto da Moggi, per “parlare di arbitri, perché possiamo essere intercettati. Però, feci appena 2-3 telefonate. Non ce la facevo a usarla e, così, l’ho data a mia moglie. Cosa anomala? Sì lo era”. Il discorso passa, poi, sul famoso presunto sequestro di persona, che avrebbe visto l’arbitro Paparesta chiuso negli spogliatoi, fatto smentito dall’ex fischietto, che spiega a Report: “Non sono mai stato chiuso in quello spogliatoio. Venne Moggi, ma in tanti venivamo a parlare negli spogliatoi degli arbitri, ma non è ogni volta si poteva mettere a riportare queste cose, a mo’ di ‘maestrino’”.
Lepore: “Altre società a rischio”
L’ex procuratore generale di Napoli, Giandomenico Lepore, parla, poi, di come l’Inter riuscì a “salvarsi”: “Iniziammo con la Juve perché avevamo più elementi. Nel maggio del 2006 venne pubblicato il cosiddetto ‘libro nero del calcio’. Arrivò quando l’inchiesta era ancora in corso… Avevamo sospetti su chi fornì quei documenti alla stampa, ma non elementi di prova. Non lo sappiamo. C’erano altre squadre coinvolte, praticamente tutte. Certo è che, se fossimo andati avanti, ci sarebbero state altre squadre. In prima battuta, l’Inter, ma i telefoni furono chiusi, non parlò più nessuno e rimase solo la Juventus”.
De Santis, l’Inter e Meani
Il discorso passa da Massimo De Santis, ex fischietto, considerato “una pedina di Moggi” e la telefonata con cui Carraro si sarebbe assicurato con Bergamo sull’arbitro Rodomonti, chiamato a dirigere l’Inter contro la Juventus: “Non sbagliate a favore della Juventus”, avrebbe detto l’ex presidente della Federcalcio. Bergamo, specificando come quelle fossero “pressioni su di me, gli arbitri non hanno mai saputo niente”, conferma, quindi, di aver telefonato al fischietto dicendo: “Mi aspetto che non sbagli niente. C’è una differenza di 15 punti tra le due squadre. Se hai un dubbio, dammi retta, pensa a chi sta dietro”.
Entra, quindi, in gioco, Leonardo Meani, addetto agli arbitri del Milan, che in una intercettazione con un giornalista sembra vantarsi per riuscire a “scansare l’arbitro De Santis”. Meani, avrebbe spiegato: “Con De Santis l’Inter non vince? Quelli dell’Inter devono svegliarsi. Vedi la differenza, quando ho giocato Juve-Milan io, De Santis non lo avevo neanche in griglia. Io ho preso il telefono e ho detto: ‘se abbiamo De Santis spariamo i cannoni di Navarone’”. E ancora, confidandosi con il giornalista di Report: “Gli arbitri prendevano 5mila euro a gara. Se non facevano come dicevi, li fermavano sei partite… che voleva dire rinunciare a 30mila euro”.