Per la classe arbitrale italiana non è un momento semplice. Anche se, più in generale, si può dire che di periodi di tranquillità assoluta i direttori di gara non ne abbiano mai realmente vissuti. A scuotere ulteriormente l’animato mondo del calcio è arrivata la notizia della condanna due anni di sospensione dal tribunale federale per un fischietto calabrese. Il motivo? Macabro, poiché si parla ancora una volta di scommesse a poco più di un anno di distanza dal precedente caso.
- L'accusa mossa nei confronti di Catanoso
- Il passato sospetto del direttore di gara
- L'incontro con collega e la denuncia di corruzione
L’accusa mossa nei confronti di Catanoso
Andiamo con ordine. L’arbitro in questione si chiama Luigi Catanoso della sezione di Reggio Calabria. Su di lui erano stati segnalati flussi anomali di puntate su alcune partite dirette dopo le quali ci sarebbe stato l’incontro con un collega al quale il signor Catanoso avrebbe offerto circa 3.000 euro. La motivazione? La riportiamo testualmente: “in cambio di informazioni utili a consentirgli di effettuare scommesse dall’esito sicuro su ammonizioni e/o rigori e su quale squadra avrebbe segnato per prima“.
Il passato sospetto del direttore di gara
Da qui è arrivata la sentenza di due anni di sospensione emessa dal tribunale federale. A poco più di un anno di distanza dal caso che riguardò alcuni calciatori di Serie A come Fagioli e Tonali, si torna dunque a parlare del fenomeno scommesse nel calcio italiano. Stavolta è toccato a un arbitro appartenente alla CAN C che non è nuovo in realtà a episodi discutibili. Già in passato il suo nome era stato attenzionato per un match sospeso per un suo infortunio sospetto, oltre che per il solito eccesso di scommesse mai però provate.
L’incontro con collega e la denuncia di corruzione
Stavolta invece tutto è andato diversamente. Anche perché alla base della condanna c’è un incontro fisico, avvenuto a Firenze il 17 agosto, tra Catanoso e l’arbitro Milone, calabrese anche lui di Taurianova, designato per Empoli-Lazio di Primavera. Secondo la procura Figc ci sarebbe stato un tentativo di corruzione denunciato però dal collega. Le motivazioni non sono ancora emerse ma si parla chiaramente di violazione del divieto di scommesse oltre che dei principi di lealtà, correttezza e probità, del regolamento dell’Aia e del codice etico.