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Caso plusvalenze, bufera Juve: il caso stipendi e lo scontro procura gip

La nota di chiusura indagini, gli avvisi di garanzia e il rischio sventato delle misure cautelari: le gravi accuse ai vertici della Juventus risalgono anche all'epoca della pandemia

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La bufera in casa Juventus in merito all’indagine sulle presunte plusvalenze false ha prodotto gli avvisi di garanzia ai vertici societari bianconeri. In tutto sarebbero 16 gli indagati: la procura ha fatto sapere di aver inviato le notifiche ai componenti del consiglio d’amministrazione, ai “dirigenti con responsabilità strategiche“, ai componenti del collegio sindacale e al revisore legale.

Il caso plusvalenze fittizie scuote la Juventus: accuse pesantissime

I reati contestati sono, tra gli altri, il falso nelle comunicazioni sociali e le false comunicazioni rivolte al mercato, essendo la Juve una società quotata in Borsa (per cui all’accusa di falso in bilancio si aggiunge anche il reato di aggiotaggio informativo) e riguardano le annualità 2018, 2019 e 2020.

Considerando anche le accuse sulle presunte false notizie relative allo stato di salute aziendale, il quadro è piuttosto preoccupante e ora il club bianconero, che a suo tempo si era già difeso da questa accusa, rischia il processo.

Juventus-plusvalenze, i rilievi della Procura

Secondo la procura, le prove fin qui ottenute

“rilevano un’attività di alterazione delle poste di bilancio (e quindi dei risultati di esercizio) quale conseguenza, in primo luogo, di un anomalo ricorso ad operazioni di scambio dei diritti alle prestazioni sportive di un elevato numero di atleti, operazioni, per altro, nel complesso distoniche nel panorama nazionale”.

Secondo gli investigatori, tali operazioni

“sono state concluse a valori stabiliti dalle parti in modo arbitrario e con lo scopo di far fronte alle necessità di bilancio del momento: tali operazioni sono state ritenute fittizie, anche alla luce del contenuto di conversazioni registrate nel corso delle indagini”.

Juventus e il caso plusvalenze: lo scontro Procura-Gip e il “caso stipendi”

Rilevante è lo scontro tra Procura e Giudice per le indagini preliminari. Per alcuni dei 16 indagati, infatti, la Procura aveva chiesto misure cautelari personali, tra le quali il sequestro conservativo o preventivo, ma il Gip le ha rifiutate: contro l’ordinanza di quest’ultimo la Procura ha già depositato appello.

L’ultimo aspetto, ma non certo il meno delicato, tra quelli esaminati dai pm riguarda la cosiddetta “manovra stipendi“, attraverso la quale la Juventus aveva messo in sicurezza i conti durante la prima fase della pandemia di Covid-19:

“Sussistono concreti elementi per ritenere che i calciatori, in accordo con la società, abbiano rinunciato a percepire una sola mensilità e non quattro, come per contro comunicato da Juventus Fc nel marzo 2020” si legge nella nota di chiusura indagini.

La reazione della Juve

Dopo quasi 24 ore di silenzio, sui canali ufficiali del club, tramite comunicato stampa è arrivata la replica della società.

È utile ricordare che il tema delle plusvalenze per operazioni di c.d. scambio è quello da cui è partita tutta l’indagine della Procura della Repubblica di Torino che si è conclusa ieri. Ebbene, si tratta di un tema che oggi non registra alcuna novità, e rispetto al quale due sentenze della giustizia sportiva hanno già riconosciuto la piena regolarità contabile da parte della Società, che ha agito in piena coerenza con la prassi della football industry”.

“Per quanto concerne gli accordi di riduzione e di integrazione degli stipendi, si tratta di iniziative di buon governo societario adottate nel contesto emergenziale della pandemia da Covid 19, che determinò la sospensione delle competizioni sportive calcistiche e la chiusura degli stadi. La Società, con comunicato del 28 marzo 2020, rese nota, in piena trasparenza al mercato e ai soci, una riduzione degli stipendi concordata con i calciatori, facendo presente che eventuali integrazioni dei compensi sarebbero state negoziate e corrisposte se e quando le competizioni sportive fossero riprese e gli stadi fossero stati riaperti. Questa situazione eccezionale di emergenza e di incertezza si è protratta, come è noto, dalla stagione sportiva 2019/20 fino a tutta la stagione 2020/21, visto che soltanto nella primavera del 2022 gli stadi sono stati pienamente riaperti al pubblico. La Società ha pertanto contabilizzato le modifiche agli stipendi e le integrazioni dei compensi in coerenza con la loro progressiva definizione e nel rispetto della disciplina contabile di riferimento.

Quanto alla generale contestazione di aver falsificato il bilancio e aver reso comunicazioni improprie al mercato, la Juventus e i suoi esponenti ritengono di aver operato nel rispetto delle leggi e dei principi tecnico-contabili in materia. Peraltro, nel corso degli anni di interesse, Juventus si è distinta per aver dato corso, in piena trasparenza e rispettando alla lettera le normative, a due diversi aumenti di capitale. Queste operazioni straordinarie hanno confermato la solidità della Società nel panorama del calcio italiano. In particolare, il secondo aumento di capitale, avviato autonomamente dalla Società nel giugno 2021, vale a dire alcuni mesi prima che si avesse notizia dell’indagine della Procura della Repubblica di Torino, aveva l’obiettivo di rafforzare il patrimonio della Società in seguito al forte impatto della pandemia. Gli importi di tali aumenti di capitale superano e assorbono largamente i numeri delle contestazioni di natura formale di questa indagine, che in ogni caso non avrebbero alcun effetto sull’indebitamento della società”.

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