E’ notizia di questi giorni che il Tas sarà chiamato a decidere del ricorso avverso la pronuncia di proscioglimento nei confronti di Sinner non prima del mese di febbraio del prossimo anno.
Il ricorso presentato dalla Wada non è stato infatti calendarizzato; il che non esclude, tuttavia, che possa essere comunque inserito “fuori sacco”, ma se ciò non dovesse accadere la parola fine su questa vicenda non sarà posta prima del mese di febbraio del prossimo anno.
- Il caso Clostebol: Sinner prosciolto, ricorso Wada
- La decisione dell'ITIA
- Le ragioni dell'impugnazione da parte dell'Agenzia Mondiale dell'Antidoping
- La decisione del Tas
Il caso Clostebol: Sinner prosciolto, ricorso Wada
Come noto, la vicenda che ha coinvolto il numero uno del tennis mondiale riguarda una contaminazione del tutto involontaria di una sostanza dopante.
Jannik Sinner, in occasione del torneo di tennis svoltosi nel mese di marzo a Indian Wells, è stato trovato positivo a due differenti controlli antidoping, rispettivamente il 10 e il 18 marzo. Nella specie, è stata rilevata la presenza, in misura infinitesimale, del Clostebol, uno steroide anabolizzante inserito nella lista delle sostanze dopanti contenuta nel Codice internazionale antidoping.
La contaminazione con la sostanza dopante sarebbe avvenuta, tuttavia, in via transdermica ossia in seguito ai massaggi svolti sull’atleta dal fisioterapista, Giacomo Naldi, che stava curandosi una ferita alla mano sinistra con una pomata cicatrizzante, il Trofodermin, (contenente lo steroide), procuratagli dal preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara, che l’aveva a sua volta acquistata presso una farmacia di Bologna.
La decisione dell’ITIA
In data 19 agosto l’ITIA, dopo un’accurata indagine, rendeva pubblica la propria decisione con la quale, accogliendo le considerazioni svolte dalla difesa di Sinner, ne riconosceva la buona fede.
La nota dell’organismo tuttavia specificava che: “…data la natura oggettiva delle regole antidoping, Sinner accetta di perdere i punti del torneo di Indian Wells in cui è stato effettuato il test”.
Contro tale pronuncia la Wada ha presentato appello chiedendo la squalifica di Sinner da un minimo di 12 mesi ad un massimo di 24.
Le ragioni dell’impugnazione da parte dell’Agenzia Mondiale dell’Antidoping
In sostanza la Wada ritiene che la pronuncia di proscioglimento emessa nei confronti di Sinner sia errata sulla base della normativa anti doping attualmente in vigore.
Il codice antidoping all’artt. 2.1.1. prevede: “E’ responsabilità personale dell’atleta assicurarsi di non assumere alcuna sostanza proibita. Gli atleti sono responsabili di qualsiasi sostanza proibita o dei suoi metaboliti o markers riscontrati nei propri campioni biologici”.
Quindi, secondo l’interpretazione data dalla Wada di questo articolo, non è necessario esaminare la sussistenza dell’elemento soggettivo, dolo o colpa, essendo sufficiente, ai fini della configurazione della responsabilità, la mera presenza della sostanza proibita nel corpo dell’atleta, prescindendo da qualsiasi altra valutazione
Nel caso concreto, tuttavia, la responsabilità di Sinner è da escludersi in quanto la contaminazione è avvenuta, come hanno dimostrato i legali del tennista, in modo del tutto accidentale.
Peraltro, il team di Sinner è di altissimo livello in quanto annovera fra le sue fila professionisti di primissimo ordine; il che esclude la possibilità di ravvisare una responsabilità dell’atleta per aver scelto collaboratori incompetenti, aspetto questo che, di per sé solo, rafforza l’ipotesi dell’assoluta buona fede del tennista.
La decisione del Tas
Il Tas ha sul tavolo due opzioni, accogliere l’appello della Wada e disporre la squalifica di Sinner, che non avrebbe comunque efficacia retroattiva, oppure rigettare l’impugnazione e prosciogliere definitivamente il nostro tennista dalle accuse mossegli. In sintesi le opzioni possibili corrisponderebbero, dunque, alle seguenti possibilità:
- appello accolto: Sinner squalificato con efficacia non retroattiva
- rigettare l’impugnazione e prosciogliere Sinner dalle accuse
Due sono gli aspetti che inducono ad essere ottimisti sull’esito della vicenda, il caso Swiatek e le dichiarazioni del direttore generale della Wada Oliver Niggli.
Il caso Swiatek
Come è noto la numero due del tennis mondiale è risultata positiva dopo una accidentale contaminazione, in questo caso i Giudici dell’Itia hanno ritenuto che il contatto con la sostanza proibita è stato del tutto involontario, accidentale e non ha avuto alcun impatto sullo stato di forma e sui risultati della tennista, da qui una sanzione puramente simbolica di un mese di squalifica.
Il caso Swiatek ha riflessi sulla vicenda Sinner poiché ha riproposto uno degli aspetti critici delle norme anti doping ossia il rischio degli atleti di incorrere in una squalifica anche in caso di contaminazione minima e accidentale.
Le dichiarazioni di Niggli all’Equipe
“Oggi esiste un problema di contaminazione. Questo non significa che ci siano più casi del genere rispetto al passato, il fatto è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare anche quantità infinitesimali di sostanza””
E ancora “Con delle soglie non avremmo visto tutti questi casi. Quello che dobbiamo comprendere è se siamo pronti ad accettare il microdosaggio e dove sia giusto fermarsi. Proprio per questo tipo di riflessioni verrà creato un tavolo di lavoro”.
Quindi, secondo Niggli, il sistema anti doping dovrebbe essere riformato nel senso di ipotizzare delle soglie minime di punibilità. Il problema del microdosaggio e della contaminazione accidentale quindi esiste ed è stato autorevolmente evidenziato e ciò depone a favore di Sinner.