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Cavese promossa in Serie C, Logiudice a Virgilio Sport: "Un successo nel segno di Catello Mari"

Origini e segreti della cavalcata trionfale della Cavese di Di Napoli, costruita dal direttore sportivo Pasquale Logiudice: una promozione figlia di una rivoluzione.

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Pietro De Conciliis

Pietro De Conciliis

Giornalista

Giornalista pubblicista e speaker radiofonico, per Virgilio Sport si occupa di calcio con uno sguardo attento e competente sui campionati di Serie B e Serie C

Resilienza. Nasce da qui la straordinaria cavalcata della Cavese del presidente Alessandro Lamberti, che torna a vincere un campionato dopo 18 lunghi anni. Cava de’ Tirreni in festa grazie al lavoro di mister Raffaele Di Napoli e, soprattutto, del direttore Pasquale Logiudice, autore di un’autentica rivoluzione in estate, prima di rimanere lucido nel momento in cui è stato necessario esonerare Daniele Cinelli, su indicazione del patron. La Cavese è di nuovo in Serie D, con quattro giornate d’anticipo, e l’anno prossimo giocherà nel girone C di Lega Pro.

Cavese, obiettivo raggiunto: il ritorno tra i Pro targato Pasquale Logiudice

Una macchina perfetta. È quanto creato dal direttore Pasquale Logiudice, con l’ausilio e il placet dell’Avv. Alessandro Lamberti, all’alba della stagione sportiva 2023-24. Un ingranaggio che ha solo avuto bisogno di oliare i propri meccanismi prima di spiccare il volo verso un obiettivo dichiarato, sfiorato e mancato in maniera incredibile lo scorso anno. Dallo spareggio in campo neutro perso con il Brindisi di Danucci alla totale ricostruzione dell’organico, puntando su energie nuove e calciatori con curriculum importanti, in grado di oscurare le delusioni del recente passato. Un cammino che ha avuto bisogno anche di una (decisa e decisiva) “sterzata” invernale, all’indomani del mercato di dicembre, con l’allontanamento di Daniele Cinelli e l’ingaggio di mister Raffaele Di Napoli, reduce dall’esperienza in Serie C con il Giugliano. Sliding doors, nel calcio come nella vita.

Direttore, partiamo dalla fine. Una festa promozione annunciata, ma non attesa nel giorno in cui è arrivata. L’emozione, però, è stata palpabile. Quali sono le sue prime sensazioni pensando al traguardo raggiunto?

“È chiaro che vincere un campionato in qualsiasi categoria non è mai facile. È stato abbastanza emozionante, per certi versi anche inaspettato, per la partita in cui è arrivato, contro il Sarrabus. Non ci aspettavamo altri risultati, quindi siamo stati colti di sorpresa, però finalmente è terminata questa stagione e siamo tutti contenti. Quando si vince un campionato, ci sono sicuramente cose più positive che negative. Ancora di più quando lo vinci con quattro giornate d’anticipo. Tante cose sono andate per il verso giusto, ma ci sono anche cose che potevano essere fatte meglio, sotto tutti i punti di vista. Noi dovevamo costruire una squadra competitiva, anche se tutti ci davano per favoriti. Ma come ho sempre detto, c’erano anche altre società che avevano fatto anche qualche investimento in più e avevano rose importanti. Siamo orgogliosi di aver vinto un campionato in una piazza che non vinceva un campionato da 18 anni”.

Ogni squadra ha il suo momento difficile nell’arco di una stagione, anche quando parti con l’obiettivo di vincere. Come sono stati gestiti i pochi momenti difficili in un campionato ricco di pressioni ed aspettative?

“È chiaro che siamo partiti con l’intento di vincere il campionato. In una mia conferenza stampa a chiusura del girone d’andata, avevo detto che, qualora fosse arrivato un momento negativo, tutte le componenti avrebbero dovuto remare nella stessa direzione, affinché quel momento durasse il meno possibile. Perché quando le cose vanno bene siamo tutti bravi. In tutte le categorie, ogni squadra ha il suo momento meno buono e lì tutte le componenti devono fare in modo che quel momento sia il più breve possibile. E credo che tutti abbiano contribuito a questa cosa”.

Fonte: Ufficio Stampa Cavese

(Credit to: Ufficio Stampa Cavese 1919)

Sliding doors della stagione: l’esonero di Cinelli e l’ingaggio di Di Napoli

Arriviamo al cambio di guida tecnica, formalizzato all’indomani di una vittoria in trasferta della Cavese. Una scelta inusuale, che fece discutere non poco. Una “sterzata”, però, vincente, richiesta a gran voce dal presidente Lamberti. Da Cinelli a Di Napoli.

“Nel confrontarmi con la società, ho compreso che il presidente manifestava sempre delle perplessità, perché secondo lui stava vivendo la stessa situazione che aveva vissuto l’anno scorso. Mi riferiva sempre che era stato sempre indeciso se tenere o meno l’allenatore, fino al rimpianto di non averlo cambiato. Se poi mi pone più volte questo problema, cosa che io non avevo vissuto, si è dovuto fare una scelta. E in quel momento si è virato su un allenatore che conosceva la piazza, perché era stato allenatore, e portava con sé un allenatore in seconda che era stato capitano della Cavese (Francesco Favasuli, ndr), ma soprattutto un allenatore che aveva fatto anche la Lega Pro. E per fortuna è andata bene”.

Rivoluzione Cavese in estate: origini e segreti del successo

Una Cavese che nasce in estate dalle ceneri della passata stagione, chiusa con una serie di delusioni importanti. Da dove nasce la volontà di resettare?

“Ho rivoluzionato completamente una squadra che l’anno scorso aveva comunque fatto il primo posto, prima di perdere lo spareggio con il Brindisi. E non era semplice. Sono stati confermati solo due calciatori e non per demerito di chi aveva fatto quei punti l’anno scorso. Ma avevo il timore che nella testa di quei giocatori rimanessero troppe scorie, troppi residui di quel finale di stagione. È stato come aprire la finestra per cambiare aria, diciamo così. Ho sentito il bisogno di farlo perché qui era stato perso lo spareggio e i playoff, non solo il campionato. Nel giro di pochissimi giorni, ci sono state tre sconfitte pesanti. La scelta non era dovuta, ma ho cercato di fare questa scelta molto ma molto forte e ha funzionato. Sono stati cambiati tutti i calciatori, di fatto, e quindi è una squadra che sento mia. Poi, come in tutte le squadre, c’è chi doveva fare il gregario e magari ha dato più soddisfazioni rispetto a chi doveva essere la colonna portante e ha fatto meno. Quindi, nella totalità, hanno contribuito tutti in questo percorso”.

C’è, però, un segreto a margine della costruzione della squadra e della gestione del gruppo nei momenti delicati…

“È la prima volta che ne parlo, ma il valore aggiunto è stato portarsi dietro per la prima volta un collaboratore, il mio braccio destro Vincenzo De Liguori, che credo sia stata la scelta migliore per tanti motivi. È stata una persona molto vicina a me, è stato bravo a supportarmi in alcuni momenti e ha contribuito concretamente alla costruzione della squadra. Per un direttore sportivo, non è facile mettersi affianco un collaboratore, se non di fiducia. Anche perché, nei momenti di difficoltà, magari ti fanno le scarpe. E invece, oggettivamente, devo dire che è stato un valore aggiunto per tutti”.

Il rapporto con la tifoseria della Cavese

Una tifoseria, quella della Cavese, riconosciuta in tutta Italia come una delle più calde del nostro calcio. Qual è il suo rapporto con il popolo blu foncé?

“Il mio rapporto con i tifosi è stato molto professionale, anche perché non sono uno che trasmette forti emozioni. Non sono la persona che si aggrappa alla rete, per intenderci. Non riesco a trasferire forti emozioni, ma c’è sempre stato grande rispetto. Però, vedere tutta la tribuna piena al ritorno dalla trasferta che ci ha regalato la promozione, dopo la delusione dello scorso anno, mi ha trasmesso una forte emozione, perché veder gioire così tante persone è sempre molto bello”.

Il consiglio alla proprietà e il futuro in Serie C

Per una piazza che vanta nella sua storia una vittoria a San Siro, contro il Milan di Castagner, è legittimo non porsi limiti. Il calcio di oggi, però, impone delle riflessioni profonde, che vadano a tracciare un sottile confine tra ambizioni e budget da investire. Adesso, direttore, qual è il primo passo da fare guardando al futuro?

“Oggi ti vai ad approcciare ad una categoria che è molto difficile, quindi quello che mi sento di consigliare a questa società e al presidente è di strutturarsi, come società, facendo un passo alla volta. Prima di pensare in grande, bisogna consolidarsi in questa categoria. Basti pensare alle squadre che ci saranno da affrontare il prossimo anno. Bisogna creare delle basi per mantenere la categoria, questo è primario”.

Ora, si aprono le porte della Serie C e di un girone sempre molto complicato. Che campionato si aspetta?

“Il girone C è stato sempre il più difficile della Lega Pro. Basti pensare agli investimenti fatti da Avellino e Benevento, ma lo stesso Crotone, il Catania stesso. Il Catania, che ha dominato il girone interregionale solo lo scorso anno, ha fatto un mercato importantissimo e forse soltanto contro il Messina ha scongiurato i playout, evitando di lottare per non retrocedere. Paradossalmente, ha vinto la Coppa Italia di categoria e stava lottando per evitare i playout. E i loro investimenti non sono lontani da quelli di Avellino, Benevento e Crotone, eppure era lì a vedere i fantasmi di una lotta per la retrocessione. Ci sono poi esempi del genere in tutte le categorie, pensando allo Spezia in Serie B. C’è sempre il problema dietro l’angolo, ecco perché parlavo di consolidamento della categoria e di strutturarsi in Serie C”.

Nel segno di Catello Mari, tra obiettivi raggiunti e sogni

Catello Mari, stabiese doc e storico numero 6 della Cavese, unisce le città e le tifoserie di Cava e Castellammare di Stabia. Due città che lei conosce bene e che quest’anno hanno festeggiato i rispettivi salti di categoria.

“C’è questo amore morboso della tifoseria per la Cavese. Veramente morboso. Mi ha fatto impressione come questi tifosi abbiano seguito la Cavese in Sardegna, soprattutto. Trasferte difficili da raggiungere, ma erano sempre in 200-300 nel settore ospiti, questo gli fa onore. Per certi versi, rispetto a Castellammare, abbiamo delle cose in comune. Quando mi sono trovato a lavorare a Castellammare, il padre di Catello Mari è stato anche presidente onorario della Juve Stabia ed è stato anche molto vicino a me. Ci accomuna anche questa cosa. In quest’annata, tutti i venti hanno soffiato all’insegna di Catello Mari. C’è stata questa nuvola che ha messo questo manto sul cielo di Castellammare e Cava, nel segno di Catello Mari, affinché si verificassero queste due imprese”.

Siamo ai titoli di coda della nostra chiacchierata… Ha ancora un sogno nel cassetto?

“Diciamo che io mi creo degli obiettivi di anno in anno. Prima di Castellammare, mi sono preso due belle gatte da pelare, come Andria e Messina, che erano più che retrocesse e si sono salvate. Per la prima volta, mi sono approcciato ad una categoria che non conoscevo, che tutti sottovalutano, trovandomi soprattutto in una piazza difficile, dopo un’annata che lasciava delle macerie da cui ripartire. Mi sono creato l’obiettivo di arrivare dove siamo arrivati. Fin quando mi diverto con le mie idee, perché sono molto decisionista e non so fare diversamente, continuerò a fare questo mestiere. Per me o è bianco o è nero, quindi ringrazio anche la proprietà per avermi consentito di lavorare in una certa maniera. Le decisioni sono abituato a prenderle io e ad assumermene tutte le responsabilità. Finché ci saranno queste condizioni, continuerò a fare questo lavoro con passione, divertendomi, altrimenti starei fermo senza problemi e continuerei ad aggiornarmi”.

Cavese promossa in Serie C, Logiudice a Virgilio Sport: "Un successo nel segno di Catello Mari" Fonte: Ufficio Stampa Cavese

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