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Che fine ha fatto Moriero, lo sciuscià di Ronaldo

L’ala ha giocato con Roma, Inter e Napoli

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L’ha svezzato Mazzone al Lecce, l’ha fatto crescere e diventare campione la Roma, ha raggiunto i risultati più importanti con l’Inter, giocando con Ronaldo, e ha chiuso la carriera a Napoli. Ma Francesco Moriero poteva diventare anche un giocatore del Milan, come raccontò a Il Posticipo: “Una sera ero a cena con un club inglese, mi ero svincolato dalla Roma e dovevo andare in Inghilterra, però è arrivata la telefonata di Adriano Galliani che mi ha proposto di andare al Milan: ho detto sì e ho firmato. Poi c’è stato un fatto strano. André Cruz aveva firmato con entrambe le milanesi, alla fine ha scelto i rossoneri. All’Inter è stata proposta una lista di giocatori del Milan e Gigi Simoni ha scelto me in cambio: ho accettato perché andavo a giocare coi calciatori più forti del mondo. Non che nel Milan non ci fossero… Ma poter giocare con Ronaldo mi stuzzicava parecchio”. Checco Moriero, o per meglio dire Kekko, era innamorato del pallone. Innamorato pazzo sin da piccolo: una delle ultime vere ali del nostro calcio ma è anche una persona vera, ironica, che sa giocare con se stesso al punto da intitolare il suo recente libro autobiografico “Kekko, passa la palla”.

PASSA LA PALLA – Il perché lo si deve a un singolare aneddoto, risalente ai tempi dell’Inter: “Mi è tornato in mente quella volta in cui, contro il Piacenza, il Mister mi richiamava sempre, chiedendomi di giocare semplice e di dare via la palla a due tocchi, senza cercare il dribbling. Era una partita complicata, non la sbloccavamo e vidi, con la coda dell’occhio che Simoni stava preparando una sostituzione: la mia. Appena la palla fosse finita fuori, io sarei stato sostituito, cosicché quando mi capitò nuovamente fra i piedi, capii che sarebbe stata l’ultima e decisi di fare di testa mia (tanto l’avevo fatto più o meno per tutta la partita…). Presi il pallone ed iniziai a dribblare, sentendo dalla panchina le grida di Simoni che diceva: “passa la palla, passa la palla!” Niente, il pallone era mio e non lo avrei passato a nessuno; saltai mezzo Piacenza e feci un gol bellissimo. Poi andai verso la panchina ad esultare e dissi al Mister: “Adesso mi può sostituire.”.. Ridevamo entrambi e dissi anche scherzando: “Non è che ora mi fa la multa perché ho disubbidito?”. Facendo un salto indietro Moriero parte da Lecce e arriva a Cagliari, poi tre anni a Roma dove diventa un idolo delle curve. Nel triennio in cui vestì la maglia nerazzurra, dal 1997 al 2000, di Moriero si ricordano, in particolare, la Coppa Uefa sollevata nel cielo di Parigi e prodezze indimenticabili come il gol in rovesciata a Neuchatel.

IL LUSTRA-SCARPE – E poi, non meno scolpito nella memoria collettiva, il celebre gesto del lustrascarpe, lo sciuscià che pulisce gli scarpini a Ronaldo e Recoba, per sottolineare al pubblico i loro gol da fuoriclasse. Moriero non si ferma. In Nazionale, in un’amichevole contro il Paraguay, sfodera prima una rovesciata con palla beffarda che scavalca Chilavert, poi un perfetto tiro all’incrocio. La doppietta in azzurro gli vale un posto nei 22 di Cesare Maldini al Mondiale di Francia. Chiuderà la carriera a Napoli nel 2002 ma non è più il vero Moriero e non è ancora il Napoli forte di oggi. Infortuni che pesano, la difficoltà a tornare a correre come prima: due stagioni (una in A e una in B) poi le scarpette appese al chiodo ma il calcio resta la sua vita. Diventa allenatore, prima in Costa d’Avorio poi al Lanciano, Crotone, Frosinone e Grosseto. Nel 2011 va in Svizzera, al Lugano, poi ancora Grosseto, Lecce, Catanzaro, Martina, Catania, Sambenedettese. Ora è il tecnico della Cavese. Nella sua carriera anche una parentesi politica, quando nel 2015 si candida con Forza Italia alle regionali a sostegno della candidata Adriana Poli Bortone.

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