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La parabola di Pagotto: eroe u21, no alla Juve, Milan, la cocaina

Che fine ha fatto Angelo Pagotto, l'eroe di Barcellona con l'under 21: da predestinato al tunnel della droga

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In porta quella sera c’era lui. Eroe, re per una notte. Addirittura Gigi Buffon, seppur giovanissimo, gli faceva da secondo, in panchina. Lui, Angelo Pagotto, la ribalta, se la prese tutta parando due rigori alla Spagna nella finale under 21 che vide trionfare in casa delle furie rosse gli azzurrini di Cesarone Maldini. Un predestinato, per molti che arrivò al Napoli e poi al Milan persino a dire “no” alla Juventus prima di finire in un altro vortice. Quello della droga che gli ha distrutto la carriera e la vita che faticosamente è riuscito a ricostruire partendo da zero.

Chi era Angelo Pagotto

Angelo Pagotto è nato a Verbania, il 21 novembre 1973 ed è stato un portiere di belle speranze solo in parte, all’inhizio della carriera, confermate. Una vera e propria parabola quella del numero 1 che si ritrovò a parare i due rigori decisivi nella finale degli Europei Under 21 del ’96 che vide l’Italia di Cannavaro, Totti battere in casa la Spagna. Fu deciusivo Pagotto parando i penalties a De la Pena, futuro flop della Lazio, e Raul Gonzales Blanco, l’uomo che prima di Cristiano Ronaldo ha riscritto tutti i record al Real Madrid.

Conteso dalle migliori squadre in serie A, (al Napoli prima dell’esplosione) andò al Milan rifiutando perfino la Juventus. Ma gli errori in campo e fuori lo portarono in una spirale senza fine condita dai problemi con la droga. Due volte positivo all’antidoping per cocaina. La seconda volta gli costò 8 anni di squalifica, praticamente la parola sulla carriera di uno dei portieri più promettenti prima dell’era Buffon.

Pagotto: gioia azzurrina, il no alla Juve, il flop al Milan

Giovanissimo Pagotto fece la primavera del Napoli, aggregato come terzo portiere alla prima squadra. Andò in prestito alla Pistoiese in C. La Juventus ci fa un pensierino, lui dice di “no”. Va alla Samp. Nella stagione 1995-96, causa infortunio, prende il post di un totem del ruolo come Walter Zenga. Si mette in evidenza e si conquista la fiducia di Cesare Maldini nella under 21 che va a giocarsi gli Europei in casa della favoritissima Spagna.

Quell’Italia brulica di campioni in erba: Panucci, Totti, Tommasi, Delvecchio, Tacchinardi, Nesta e Cannavaro. C’è anche un giovanissimo, ancora minorenne, Gianluigi Buffon che fa la riserva proprio di Pagotto. Che si prende tutta la scena parando tra l’altro due rigori a De la Pena e Raul Gonzales Blanco. E’ lui l’eroe di quella spedizione degli azzurrini.

Lo prende il Milan che sarà di Tabarez e poi di Sacchi in una stagione fallimentare, la peggiore dell’era Berlusconi, 11° posto in campionato e fuori da tutte le coppe. Pagotto paga pegno alla giovane età e alle responsabilità, anche per la concorrenza del più solido Sebastiano Rossi. Gioca solo 9 gare e vede chiudersi dopo solo un anno la sua esperienza al Milan.

L’anno prima avevo avuto la forza di rifiutare la chiamata di Moggi alla Juve – ha detto in un’intervista a Fanpage -quell’estate invece ascoltai i consigli del mio procuratore. Fu un disastro. Feci panchina per mesi, poi Sacchi mi diede una possibilità viste le incertezze di Rossi. All’inizio andò bene, poi tornai a sedere dopo alcuni errori. Non ero pronto per quel contesto”.

Dall’altare alla polvere… bianca

Dopo un anno in prestito all’Empoli firma per il Perugia dove ritrova la maglia da titolare. Ma solo per poco. Ancora la Juventus davanti, finisce 4-3 per i bianconeri. Luciano Gaucci è una furia dopo la gara e se la prende proprio con Pagotto, assistito da Alessandro Moggi, reo secondo il presidente dei Grifoni, di essersi venduto la partita alla Juve. Gaucci costringe l’allora allenatore Castagner a farlo fuori, titolare diventa Mazzantini.

Finisce in prestito alla Reggiana, poi torna a Perugia, senza giocare. Nel gennaio 2000 risultò positivo a un controllo antidoping effettuato dopo Fiorentina-Perugia del novembre 1999. Viene squalificato per due anni anche se lui si professa sempre innocente (in seguito emergeranno dei forti dubbi su un possibile scambio di provette). Ma intanto venne licenziato in tronco dal Perugia per giusta causa.

Scontata la squalifica Pagotto riparte da Trieste ma anche qui il presidente della Triestina finisce per accusarlo di essersi venduto alcune partite ma senza prove. Due stagioni ad Arezzo, una al Torino senza giocare quindi qualche presenza al Grosseto e al Crotone. Qui il 28 aprile 2007, in occasione della partita Crotone-Spezia di Serie B, è risultato nuovamente positivo alla cocainae questa volta ammette le proprie colpe. La Corte di Giustizia del CONI lo condanna a otto anni di squalifica. Per lui è la fine della carriera da calciatore.

“Fra ragazzi che giravano con le pistole e mi facevano sentire uno di famiglia. Sono stato un c…ione. E pagherò quei secondi tutta la vita. Ho tradito me stesso e le persone intorno a me” racconta così quel periodo diffile Pagotto a gianlucadimarzio.com.

Che cosa fa oggi Angelo Pagotto

La voglia di calcio lo ha tradito anche durante la squalifica. Tanto da farlo beccare ad allenare i portieri della Sanremese e la sua squalifica fu allungata di altri 6 mesi. Allora decise di voltare pagina, con il calcio e con l’Italia. Vola in Germania dove lavora in un ristorante, come cuoco e pizzaiolo.

Da lì a qualche anno il ritorno in Italia, dove trova lavora come magazziniere in un’azienda del settore tessile, a Prato. Ma il calcio gli rimane nelle vene più di ogni altra sostanza con cui ha chiuso definitivamente rifacendosi una vita, anche sentimentale dopo un matrimonio alle spalle. Si riavvicina al pallone, accetta la proposta di allenare nella scorsa stagione i portieri della Lucchese a gratis con la società toscana sull’orlo del fallimento. Quest’anno invece cura gli estremi difensori dell’Avellino.

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