“Ho battuto per anni le dopate”. Lo ha sempre detto, in attività e poi guardandosi indietro dopo che il polverone doping ha investito la Russa e gran parte delle atlete dell’est che lei batteva spesso e volentieri sulla neve. Stefania Belmondo è stata una colonna dello sci di fondo azzurro. Memorabile la sua rivalità tutta made in Italy con Manuela Di Centa.
Un esempio per tutti gli atleti, alpini e non. Proprio in questi giorni è in uscita “First Love”, spettacolo scritto e interpretato da Marco D’Agostin, già vincitore nel 2018 del premio UBU, il “premio Oscar” del teatro italiano, come miglior performer under 35. Un omaggio alla campionessa olimpica, vista come esempio da un ragazzino che pratica lo sci di fondo, la quale ha anche partecipato alla preparazione dello spettacolo fornendo la sua consulenza scientifica sull’argomento.
Stefania Belmondo è nata a Vinadio il 13 gennaio 1969. Nel suo palmares di campionessa ci sono ben 10 medaglie olimpiche (seconda in campo femminile, dietro solo alla norvegese Marit Bjørgen), e tredici iridate. In particolare memorabili i 2 ori olimpici nella 30 km. tecnica libera ad Albertville 1992 e la 15 km. tecnica libera a Salt Lake City 2002. E poi li ori mondiali, ben 4 ori (inseguimento e 30 km a Falun 1993; 15 km e inseguimento a Ramsau 1999).
La rivalità con la Di Centa. Tante sono state anche le medaglie vinte, sia alle Olimpiadi che ai Mondiali, in staffetta azzurra con Gabriella Paruzzi, Karin Moroder e quella Manuela di Centa con cui ha dato vita ad una bella quanto agguerrita rivalità. In pista ma non solo. Continue le punzecchiature tra le due che non si sono mai amate. Nemiche Amiche, anzi quasi solo nemiche costrette dalle staffette a gareggiare insieme ma pronte ad accusarsi l’un l’altra, per qualsiasi cosa, nella vittoria e nella sconfitta. Più telegenica e televisiva Manuela, più discreta Stefania. Oggi la Belmondo quasi se ne pente: “È passato, appunto – le parole a Il Giornale – È capitato di incontrarci e di parlare dei vecchi tempi, ma ormai fra noi non c’è più competizione, quindi nessuna scintilla. Col senno di poi ho capito che quel dualismo mi faceva soffrire, ma sbagliavo io, avrei dovuto pensare solo a me stessa e andare avanti per la mia strada”.
La Belmondo dopo lo sci. Nel 2002 Stefania ancora competitiva ha annunciato il ritiro dalle competizioni. Nel 2006 le fu riconosciuto un grande ruolo: fu lei l’ultimo tedoforo ad accendere il braciere olimpico nel corso della Cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino ricevendo per ultima la fiaccola nello stadio Olimpico di Torino dopo i vari Tomba, Di Centa, Compagnoni e Fauner. Da sempre nel Corpo forestale dello Stato diventato nel 2017 Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri. Dal 2003 è diventata commentatrice televisiva delle gare di sci di fondo per la Rai.
“Come le piacerebbe essere ricordata?” chiese Gianni Mura in un’intervista per Repubblica: “Come una donna che ha sempre cercato di dare il massimo, nello sport e nella vita: da figlia, da moglie finché è durato il matrimonio, sono divorziata da due anni, da madre”.