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Ciclismo, Ganna e poi il vuoto. Crisi Italia: c’è Filippo ma manca tutto il resto

Un’altra stagione ciclistica sta per giungere al termine senza che nessun atleta azzurro sia davvero riuscito a lasciare un segno. Meno uno, Filippo Ganna da Verbania. Quali sono le speranze per il movimento?

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Siamo davvero alla “Ganna” del gas? Il ciclismo italiano se lo chiede da un po’, consapevole che dopo i fasti di inizio millennio le cose hanno cominciato davvero a prendere una brutta piega.

E se nelle ultime ore non si fa altro che parlare della presunta (probabile?) fusione tra Jumbo Visma e Soudal Quick Step, che è giustamente l’argomento del momento ma non contempla alcun italiano nella discussione (strano, ma vero: fosse successo una decina d’anni fa sarebbero state le squadre e i corridori italiani a fare notizia), non si può fare a meno di pensare che un’altra stagione sta per giungere al termine, senza che nessun atleta azzurro sia davvero riuscito a lasciare un segno.

Filippo Ganna da Verbania

Tutti, tranne che uno: Filippo Ganna da Verbania, 27 anni compiuti lo scorso luglio, l’ultimo avamposto di un movimento che mai come adesso pende dalle sue gambe. Tanto da rivolgergli preghiere in serie nel disperato tentativo di reggere l’urto contro una concorrenza che più passa il tempo e più si rivela spietata, tra belgi, olandesi, sloveni, danesi, francesi e chi più ne ha, più ne metta.

Un leit motiv che all’Europeo di Drenthe è tornato tristemente d’attualità: tutte le carte erano state calate per provare a giocare la partita con Ganna, messo fuori gioco suo malgrado da una caduta del tedesco Heiduk che ha finito per estrometterlo dalla corsa nel momento decisivo.

Fortissimo a crono e in pista

Ganna è fortissimo a cronometro, dove ha vinto due mondiali e quest’anno ha chiuso secondo dietro Evenepoel. Ed è fortissimo anche in pista, dove conta sei medaglie d’oro nell’inseguimento individuale (più una a squadre).

Sa difendersi però anche nelle corse in linea, sia come uomo di fiducia per i propri capitani (alla Ineos ha lavorato spesso per Bernal e Thomas), sia come finisseur o, novità piuttosto recente, come sprinter nelle volate di gruppo (ne ha vinta una al Giro della Vallonia e per tre volte s’è piazzato secondo alla Vuelta). È il prototipo del corridore moderno, forte pressoché in tutte le situazioni gara e su qualunque percorso.

L’abbondanza che fu

Quel che stride con la realtà è il fatto che sia l’unico italiano di questa generazione a poter vantare un simile talento: a inizio millennio c’era Bettini e c’era Simoni, c’era Cunego e c’era Basso, c’era Di Luca e c’era Savoldelli.

Prima ancora c’era Bartoli e c’era Ballerini, c’era Gotti e c’era Garzelli, senza scomodare il più grande di tutti, che solo a scriverne il nome (Marco Pantani) viene un groppo in gola.

Insomma, c’era un talento diffuso che nel secondo decennio del nuovo millennio ha visto emergere e affermarsi Vincenzo Nibali e (in misura minore) Fabio Aru, proprio nel periodo in cui lentamente cominciavano a dissolversi i prospetti in grado di vincere le classiche, con le sporadiche affermazioni di Bettiol e Colbrelli felici eccezioni che confermavano la regola.

Senza un piano B

Ganna adesso è solo, e come tale deve farsi carico di un peso di aspettative e pressioni enormi. Il suo 2023 è stato lusinghiero: secondo alla Milano-Sanremo, vincitore della tappa a cronometro alla Tirreno Adriatico, al Giro di Vallonia (gara che l’ha visto conquistare anche la classifica generale) e ala Vuelta (oltre che ai campionati italiani), secondo in quella iridata e oro nell’inseguimento individuale ai mondiali su pista, oltre che argento con il quartetto.

Un bottino di tutto rispetto, considerando poi che non sempre è stato schierato come punta dalla Ineos, mentre in nazionale quando è andato ha sempre cercato di fare il massimo.

La sfortuna di Drenthe

A Drenthe, poco prima del penultimo giro, con una poderosa accelerazione ha contribuito ha sgranare il gruppo dei migliori, testando la gamba in vista di quel che avrebbe voluto fare nell’ultimo passaggio sul Col du Vam, proposito però negatogli dalla caduta nella quale è rimasto coinvolto.

Bennati però non ha battuto ciglio alla vigilia quando aveva indicato Pippo come il capitano unico della nazionale, consapevole di avere una sola vera carta da giocare, e s’è rassegnato a dover vedere gli altri giocarsi il podio una volta appurato che il piemontese non poteva più rientrare sulla testa della corsa.

Mancava insomma di un piano alternativo (anche Trentin è rimasto coinvolto nella caduta), che è un po’ quello che tocca in sorte all’Italia in questa fase storica, qualunque sia l’appuntamento al quale si presenta una selezione nazionale.

Quali speranze future?

Se Ganna è il presente, senza alternative, chi può rappresentare una carta per l’avvenire? Filippo Zana è forse il corridore un po’ più avanti nel percorso di crescita: la vittoria di tappa a Val di Zoldo l’ha consacrato all’ultimo Giro d’Italia, ora però è atteso nel 2024 a un deciso salto di qualità.

Anche Jonathan Milan nella stagione che sta per concludersi ha mostrato lampi di classe: è il velocista del futuro, quello che al Giro ha dominato la classifica della maglia a punti (vincendo una tappa) e che come Ganna viene dalla scuola della pista, che per ora sta letteralmente salvando anche il palmares della strada.

Edoardo Zambanini, Lorenzo Fortunato, Samuele Battistella, Andrea Piccolo e Filippo Baroncini devono capire bene come poter sfruttare il loro indubbio talento per diventare qualcosa in più che bravi e onesti corridori, spesso chiamati però a correre a supporto di altri più affermati.

Da qualche parte si deve partire

È un percorso lungo e tortuoso, ma da qualche parte si deve pur partire: ci fosse almeno l’opportunità di avere di nuovo una squadra italiana nel World Tour, già sarebbe un passo avanti enorme.

Ma nemmeno la ventilata fusione tra Jumbo Visma e Soudal Quick Step sarà sfruttata per colmare questo vuoto (c’è già la fila all’estero per accaparrarsi quel posto). Prima o poi però un piano alternativo a “Vai Pippo, pensaci tu” dovrà pur saltare fuori.

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