Il calcio ha fatto scuola, anche se forse sarà il ciclismo a mettere nero su bianco il progetto destinato a rivoluzionare il mondo delle corse: si chiama ONE Cycling, si legge Superlega, poiché trattasi di un vero e proprio circuito d’elite del pedale, voluto dai principali team per dare “battaglia” agli organizzatori dei principali appuntamenti internazionali, accusati di spartirsi buona parte degli introiti e di lasciare soltanto le briciole a chi, quello spettacolo, lo rende effettivamente possibile. Un progetto, va detto, finanziato da un fondo saudita, e che pertanto potrebbe portare allo scontro con altre realtà legate al ciclismo d’elite.
- Il progetto saudita: calendario parallelo e fiumi di soldi
- Ciccone e la multa per il lancio degli occhiali. Tiberi ko. (influenza)
Il progetto saudita: calendario parallelo e fiumi di soldi
È il caso dell’UAE Team Emirates XRG, la squadra che ha la base in Medio Oriente negli Emirati Arabi Uniti, e che al momento ha fatto sapere di non essere interessata ad unirsi al nuovo progetto. Il problema principale, però, è quello di capire quali corse potranno confluire nel calendario delle corse, e naturalmente tutto passerà anche per le volontà degli organizzatori degli eventi stessi: Flanders Classics e RCS Sport avrebbero espresso il proprio interesse a entrare, anche se resta da capire se andando a sovrapporre i propri appuntamenti o se in una sorta di calendario parallelo o alternativo all’UCI attuale.
Non così avrebbe fatto ASO, la società che tra gli altri organizza Tour de France e Vuelta a Espana: questo avrebbe convinto ONE Cycling a rimandare i propositi di presentarsi già nel 2026, magari varando un calendario di 4-5 corse nel 2027, da organizzare al di fuori delle date e dei luoghi canonici (si pensa a gare in Sudamerica, Asia e naturalmente in Arabia Saudita).
Le squadre partecipanti verrebbero ricompensate con lauti ingaggi (almeno un milione a squadra), oltre che dia proventi dei diritti televisivi. Visma Lease a Bike, Red Bullo Bora Hansgrohe e Soudal Quick Step sarebbero già in prima fila per provare a far decollare il progetto, con Alpecink Deceuninck e appunto UAE Team Emirates XRG piuttosto titubanti, per non dire contrarie. Si tratta delle squadra di van der Poel e Pogacar: che appeal avrebbe una lega senza due tra i migliori interpreti del mazzo?
Ciccone e la multa per il lancio degli occhiali. Tiberi ko. (influenza)
Intanto, in attesa della Freccia Vallone di domani che riproporrà il duello già visto all’Amstel tra Pogacar ed Evenepoel (e chissà se ad approfittarne sarà ancora una volta Skjelmose), oggi s’è disputata la seconda frazione del Tour of the Alps, corsa che si snoda tra Austria e Trentino Alto Adige, classico preludio all’ormai imminente partenza del Giro d’Italia.
Dopo la vittoria di ieri, Giulio Ciccone s’è ritrovato a fare i conti con una sgradita sorpresa: è stato multato di 250 franchi svizzeri e penalizzato di 15 punti nel ranking UCI per aver gettato verso il pubblico gli occhiali mentre si apprestava a festeggiare la vittoria nella tappa. Un gesto che Ciccone fa sovente quando riesce a vincere qualche gara, ma che le nuove norme (inflessibili) dell’UCI non consentono, tanto che alla fine la delusione del corridore abruzzese per la pena subita è stata grande. “Alla fine ho perso 200 euro per gli occhiali, 250 franchi per la multa e pure 15 punti… direi che questa vittoria mi è costata cara”, ha scherzato (ma non troppo) prima del via della seconda tappa.
“Non avevo studiato il regolamento, non sapevo di questa cosa e quindi me ne assumo la responsabilità. Ma non mi si venga a dire che così facendo ho rovinato l’immagine del ciclismo: non è pericoloso lanciare gli occhiali, le vere problematiche da affrontare sono altre…”. Intanto la seconda tappa l’ha vinta l’australiano Storer, che s’è preso anche la vetta della generale con 41 secondi proprio su Ciccone. La notizia del giorno però è il ritiro di Antonio Tiberi: il corridore della Bahrain Victorious, che al Giro punta dichiaratamente a fare classifica, è stato costretto ad abbandonare la corsa per via di una forma influenzale che non gli avrebbe permesso di competere con i migliori del gruppo.