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Ciclismo, la Milano-Torino parla messicano: Del Toro inarrestabile a Superga, deludono Carapaz e Bettiol

Prima vittoria di un messicano nella classica più antica d'Italia: Del Toro regola in una volata ristretta Tulett e Johannessen e dimostra di avere il pedigree dei grandi

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il nome se l’erano appuntati in tanti, e pure da un pezzo: nel futuro di Isaac Del Toro c’è un avvenire luminoso, e quanto mostrato sulle terribile rampe finali della Milano-Torino sta lì a dimostrarlo. Una vittoria di grande caparbietà, intelligenza e astuzia, quella del messicano dell’UAE Team Emirates, che dimostra una volta di più di avere le carte in regola per poter essere considerato qualcosa in più di una semplice promessa.

Del Toro vince da fuoriclasse: il messicano cresce bene

L’edizione 106 della classica che da quattro anni a questa parte precede la Milano-Sanremo (una volta si disputava a fine stagione: purtroppo celebre l’edizione 1995, quella del terribile incidente di Marco Pantani con un’auto che inavvertitamente entrò nel percorso, peraltro in senso contrario al senso di marcia dei corridori) premia per la prima volta un ciclista messicano, il secondo del continente nordamericano a imporsi dopo il canadese Michael Woods nel 2019 (nell’albo d’oro figurano anche due colombiani, cioè Miguel Angel Lopez nel 2016 e Rigoberto Uran nel 2017, oltre all’australiano Phil Anderson nel 1987: in tutte le restanti 101 edizioni, solo vittorie italiane o comunque europee).

Del Toro ha vinto grazie a un’azione studiata e pensata nei minimi dettagli, attaccando una prima volta ai 1.300 metri dal traguardo e poi, dopo essere rimasto da solo con Tulett e Johannessen, saltando entrambi di ruota ai -250 metri dall’arrivo, sfruttando il lavoro dei suoi rivali e trovando il modo per chiudere agevolmente la pratica.

Una stoccata da finisseur vero, quale è il messicano: classe 2003 (è nato il 30 novembre, di fatto è poco più che 21enne), lo scorso anno si era rivelato al mondo conquistando una tappa e la classifica generale della Vuelta a Asturias, prima conferma di un potenziale enorme già espresso nel corso del vittorioso Tour de l’Avenir del 2023. Adesso arriva il primo squillo del 2025, con la sensazione che la stagione potrebbe riservarsi assai foriera di buoni propositi.

Yates cede nel finale, Bettiol mai della partita

I grandi favoriti della vigilia (tolto appunto Del Toro) sono rimasti praticamente tutti a guardare. Adam Yates, compagno di squadra del vincitore di giornata, ha ceduto nell’ultima ascesa a Superga, non riuscendo a tenere la ruota del messicano e finendo per pagare all’arrivo 23 secondi (quarto assoluto) dopo che aveva risposto per primo all’affondo di Johannessen, il primo ad accendere la miccia.

Che ha provato a ripartire anche ai 500 metri dall’arrivo, senza però avere la forza necessaria per rispondere al contro scatto di Del Toro. Mai della partita Richard Carapaz, che al pari di Marc Hirschi è sparito nel momento clou. Alberto Bettiol, vincitore dell’edizione 2024, è saltato molto prima, quando mancavano al traguardo almeno una quindicina di chilometri.

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