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Caso Pantani, l’accusa di papà Paolo: “Marco ucciso dalla camorra”. Ecco come è stato truccato l’esame

Il papà del Pirata, Paolo, torna a parlare e a chiedere giustizia dopo la riapertura dell’inchiesta da parte della Procura di Trento: “Me lo hanno distrutto per questione di miliardi”

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Mamma Tonina e papà Paolo hanno un solo obiettivo: giustizia e verità per Marco Pantani. Il 14 febbraio 2004 il “Pirata” è stato trovato senza vita in un albergo di Rimini ma il caso del ciclista italiano ha radici più lontane e più profonde, che forse con lo sport, inteso nella sua accezione più pura, rischia di averci poco a che fare.

L’inchiesta della Procura di Trento

Della morte e del giorno in cui tutto è iniziato, il 5 giugno 1999, torna ora a occuparsi un’inchiesta della Procura di Trento che ha deciso di riaprire le indagini su quanto accaduto a Madonna di Campiglio. Una calda giornata di estate con una tappa del Giro d’Italia, fin lì dominato da Pantani, che si appresta a cominciare quando arriva la notizia che nessuno avrebbe voluto ascoltare: le analisi sull’ematocrito del Pirata rivelano un dato troppo alto (oltre il 50%) e dunque arriva l’esclusione “per motivi precauzionali” dalla corsa rosa.

Il racconto di papà Paolo

Ferdinando “Paolo” Pantani ora racconta la sua verità nel corso di un’intervista a Repubblica. Lui che ogni giorno va al cimitero per salutare Marco e Tonina, non si sono mai arresi alla verità ufficiale a cominciare proprio da quel giorno a Madonna di Campilio: “Gli hanno fatto l’esimere un’ora dopo l’orario dichiarato e hanno tenuto la provetta al riscaldamento della macchina per alterarne il contenuto. Aveva già fatto 4 esami, tutti con dati tra il 47 e il 48, quel giorno gli hanno trovato 52”.

L’ombra della camorra

La riapertura del caso presso la Procura di Trieste è stata possibile anche grazie alle dichiarazioni dei pentiti, tra cui Renato Vallanzasca. Secondo le ipotesi, la Camorra avrebbe investito moltissimo sulla sconfitta di Pantani in quel Giro d’Italia e ha fatto di tutto per condizionare il risultato: “Il mio Marco è ancora seguito in tutto il mondo da tante persone che ancora gli vogliono bene e parlano ancora delle sue imprese. Me lo hanno distrutto e fatto fuori per una questione di miliardi. E’ stato distrutto nel ’99 perché sei stava ripetendo e stava vincendo il Giro dando minuti agli altri. Lo ha distrutto il potere, la camorra e il giro di scommesse clandestine. Se avesse vinto lui sarebbero saltati in aria”.

La battaglia della famiglia

La famiglia Pantani combatte da anni per portare a galla la verità su quanto successo a Marco Pantani. L’ipotesi di un “intervento” da parte della camorra era venuta a galla già nel corso di una precedente indagine del 2014 e poi archiviata. “Le contraddizioni intorno al caso – ha detto Fiorenzo Alessi, avvocato della mamma Tonina – sono evidenti già dall’inchiesta di Forlì del 2016 e ora stiamo utilizzando degli elementi che non sono mai stati presi veramente in considerazione fino a questo momento”.

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