La corsa più antica del mondo torna a parlare italiano: Alberto Bettiol ha vinto la Milano-Torino, appuntamento che da qualche anno ormai precede nel calendario la Milano-Sanremo, e che conferma una volta di più la straordinaria capacità del ciclista toscano di esaltarsi su percorsi dove estro e fantasia contano ancora parecchio. Un successo che sblocca anche il ciclismo italiano dopo un avvio di stagione in chiaroscuro, dove il solo Jonathan Milan aveva saputo regalare barlumi di speranza in mezzo a una folta concorrenza. E che, a tre giorni dalla classicissima di primavera, autorizza anche a sognare a occhi aperti.
- Un'azione da fuoriclasse: istinto, coraggio ed esperienza
- Bettiol, un attacco pianificato (anche nel vestiario)
Un’azione da fuoriclasse: istinto, coraggio ed esperienza
L’azione decisiva Bettiol l’ha mandata a referto ai -34 dall’arrivo, sulla penultima ascesa di giornata: a Prascorsano, mentre l’UAE Team Emirates faceva l’andatura nel tentativo di sgranare il gruppo, il finisseur dell’EF Education EasyPost ha colto l’animo, tentando l’allungo e trovando il modo per guadagnare subito una trentina di secondi nell’ultimo tratto di salita.
Qualche esitazione di troppo nel gruppo dei migliori ha finito per consentire al toscano di prendere un buon margine, arrivato anche sopra i 40 secondi, e poi a gestire le forze soprattutto negli ultimi 15 chilometri, una volta scollinata anche l’ultima asperità di giornata a Colleretto Castelnuovo.
Solo nel finale, grazie anche al forcing operato dalla Bora Hansgrohe, il gruppo s’è avvicinato minaccioso: Bettiol però ha saputo resistere agli ultimi assalti e ha tagliato il traguardo a braccia elevate, spuntandola per 7 secondi sul Jan Christen e dieci su Marc Hirschi e Diego Ulissi (tutti UAE Team Emirates).
Bettiol, un attacco pianificato (anche nel vestiario)
Erano 9 anni che un corridore italiano non conquistava la corsa più antica del mondo, giunta alla 105esima edizione (l’ultimo fu Diego Rosa nel 2015). Bettiol ha pianificato l’attacco in ogni dettaglio: a differenza dei colleghi s’è presentato anche con una veste aerodinamica davvero interessante, indossando un casco e un copri scarpa come quelli che si vedono di solito nelle cronometro.
E la sua è stata davvero una corsa contro il tempo, lunga 34 chilometri: ha cercato l’azzardo e ha sparigliato le carte, anche perché nel finale il gruppo inseguitore non ha saputo trovare l’accordo (nonostante contingenti importanti di UAE e Bora), con continui scatti e contro scatti che hanno finito per agevolare la fuga del toscano.
Che al traguardo è arrivato visibilmente stanco, ma anche consapevole di aver centrato un’impresa di quelle che non si vedono tutti i giorni. “Abbiamo fatto un bel lavoro di squadra, poi sono stato bravo a finalizzare il lavoro. Onestamente sono sorpreso: ho fatto la Tirreno-Adriatico per cercare la gamba in vista della Sanremo e non pensavo di essere già così avanti di condizione. Sono felice perché vincere una gara così iconica è sempre una bella cosa. Ora vediamo come andrà sabato”. Dove certamente l’Italia, oltre a Milan e Ganna, potrà giocarsi un’altra carta importante. E c’è da credere che in tanti marcheranno stretto Bettiol, che in carriera vanta già una classica monumento (il Fiandre 2019).