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Ciclismo, vedova Rebellin contro accettazione patteggiamento per camionista tedesco. "Non è una pena congrua"

Françoise Rebellin, moglie di Davide, esprime tutto il suo disappunto: "Non c'è rispetto per mio marito, la pena non è proporzionale alle colpe"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Quel patteggiamento richiesto dal camionista che ha ucciso Davide Rebellin, accettato dalla procura di Vicenza, proprio non è andato giù a Françoise Antonini. Che da 15 mesi è rimasta vedova dell’amato compagno di vita, e che mai si sarebbe immaginata che in tempi così brevi Wolfgang Rieke avrebbe ottenuto quello che i suoi legali hanno cercato sin dal primo istante in cui s’è manifestata l’accusa di omicidio colposo. “Quando ho saputo la notizia per me è stato uno choc, non volevo crederci. Ho tremato a lungo per la mancanza di considerazione e rispetto nei confronti di Davide, e a quanto pare chi doveva fare qualcosa per evitare che tutto ciò accadesse ha finito per confermare tutto ciò. Ho un buco enorme nel cuore nella mia vita”.

Il dolore di Françoise: “Vorrei vedere la pena raddoppiata”

Il camionista tedesco ha ottenuto un considerevole sconto di pena: sconterà 3 anni e 11 mesi ai domiciliari, probabilmente in Germania (adesso è ancora a Vicenza), poi tornerà ad essere un uomo libero. Françoise però non può pensare che l’uomo che ha posto fine alla vita di suo marito abbia pagato un prezzo così basso. “Hanno detto che noi familiari eravamo d’accordo con il patteggiamento, ma chi ha scritto queste cose non sa di cosa parla.

Sono onesta: non chiedo l’ergastolo, ma vorrei almeno raddoppiare la pena in modo che quest’uomo possa davvero affrontare la sua coscienza, quantomeno per rispetto di Davide. Dopotutto, ma la mia pena non si conterà in anni e sarà molto più lunga: mio marito odiava vedermi triste e questo mi da la forza per andare avanti e cercare di convivere con un dolore immenso, impedendomi di cadere a pezzi”.

L’accusa verso il tedesco: “Non può esserci ancora perdono”

La moglie dello sfortunato corridore veneto, nell’intervista esclusiva rilasciata a La Gazzetta dello Sport, ha spiegato di non riuscire a provare sentimenti di perdono nei riguardi del camionista tedesco. “Quando è sceso dal camion, per 15’ è stato accanto al corpo di Davide, ma s’è preoccupato di rimuovere con la saliva i segni della bicicletta anziché soccorrerlo e chiamare aiuto, come se avesse schiacciato un piccione. Poi è ripartito come se nulla fosse e per 9 mesi è tornato alla sua vita. Solo grazie alle telecamere è stato possibile risalire a lui e metterlo di fronte alle proprie responsabilità.

Capite voi che è difficile parlare di perdono, ho ancora troppa rabbia, tristezza e dolore per poterlo perdonare. E non voglio nemmeno parlare con un uomo che ha tenuto comportamenti senza alcuna compassione e coscienza”. Françoise ha aggiunto di essere rimasta profondamente delusa anche dall’entità del risarcimento (“Preferisco non parlarne”).

“Davide mi da la forza per andare avanti”

Il ricordo di Davide e dei tanti bei momenti trascorsi insieme nei 10 anni in cui hanno condiviso il loro percorso di vita è quello che gli da la forza per andare avanti.Davide era una persona buona e gentile, anche troppo per questo mondo che non ti perdona nulla. Non era equipaggiato per i colpi che la vita gli ha inferto, ma mi piace pensare al dono che ho ricevuto nel poter condividere con lui un pezzo di strada.

Il rimpianto più grande è legato al fatto che stavamo per cominciare davvero una vita nuova, nel vero senso della parola: la fine dell’attività agonistica avrebbe portato tante novità, una vita diversa senza più l’assillo del dover andare in bici ogni giorno, dando spazio a viaggi, carriere lavorative e anche al desiderio di avere un figlio, dopo che uno ne avevamo perso nel 2014. Almeno però i legami delle anime sono eterni e io sento ancora forte la sua presenza e la sua protezione. Adesso però bisogna lasciarlo riposare in pace, rispetto e luce”.

Si apre la stagione del ciclismo in Italia con il Trofeo Laigueglia

Tornando a questioni legate all’attualità ciclistica, oggi scatta ufficialmente la stagione delle gare italiane con il Trofeo Laigueglia, dove l’auspicio di tanti è che un corridore italiano torni a fare la voce grossa (manca dall’albo d’oro da tre anni).

Tante le frecce all’arco tricolore: Simone Velasco, campione nazionale e vincitore al Laigueglia nel 2019, è tra i favoriti in un possibile arrivato in una volata ristretta. Ma anche Alessandro Covi nutre ambizioni di vittoria, con l’UAE Team Emirates che presenta anche il giovane Filippo Baroncini oltre a Juan Ayuso, il giovane spagnolo già in orbita nei grandi giri, e lo svizzero Marc Hirschi.

Fari puntati anche su Lorenzo Rota (quarto lo scorso anno) e Filippo Zana, così come da tenere d’occhio il “solito” Alberto Bettiol. La presenza di Capo Mele nel finale del percorso aumenterà le probabilità di un arrivo a ranghi ristretti, o magari favorirà altri tentativi di fuga solitaria come quella che lo scorso anno regalò la vittoria a Nans Peters, corridore francese che punta al bis (occhio anche a Benoit Cosnefroy). Diretta su RaiSport HD ed Eurosport a partire dalle 14,45.

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