La morte di Davide Rebellin è ancora davvero difficile da digerire. Per come è avvenuta, con l’ennesimo incidente in strada tra un ciclista e un mezzo pesante, e perché ha spezzato la vita di una persona di soli 51 anni che aveva tra l’altro appena chiuso la propria carriera da professionista. Una tragedia che è tornata a far parlare del pericolo che hanno i ciclisti in strada.
Le parole di Pozzato
A pochi giorni dalla tragedia che ha coinvolto Rebellin, l’ex ciclista Filippo Pozzato ha voluto ricordarlo in un’intervista alla Gazzetta dello Sport partendo dal luogo dell’incidente avvenuto a Montebello Vicentino: “La rotonda la conosco bene, la strada è molto trafficata e non la facevamo mai in allenamento”.
“Penso nemmeno Davide, era lì solo perché casa sua a Lonigo era a 6 km – ha detto lo stesso Pozzato -. Pedalava su una bici gravel, credo che fosse uscito da uno sterrato e avesse fatto pochi chilometri sulla statale prima di riprendere i sentieri. Era sempre molto scrupoloso e aveva sempre la luce accesa”.
Le paure di Filippo
L’incidente tra Rebellin e l’ormai famoso camionista tedesco ha riportato in auge i pericoli dei ciclisti in strada. Così Pozzato: “Da un po’ ho paura di andare in bicicletta. Scarponi, ora Davide: a me piace ancora molto pedalare, ieri volevo fare un giretto ma alla fine ho detto no e sono andato a correre a piedi”.
La sicurezza stradale per lui non va affatto bene: “Siamo indietro, non abbiamo infrastrutture valide né strade adeguate alle bici, per chi va a scuola e a fare la spesa – ha aggiunto Pozzato -. Sulle ciclabili c’è un passo carrabile ogni 20 metri. Dobbiamo civilizzarci di più: da noi ognuno fa quello che vuole”.
Il ricordo di Rebellin
Come ben noto, la carriera di Rebellin era appena finita dopo aver affrontato in questo 2022 la Serenissima Gravel e la Veneto Classic. Così Pozzato: “Era ancora competitivo, quella è una corsa dura, non è facile gareggiare contro i ragazzi di 20 anni. Ti fa capire quali erano le capacità di Davide”.
Per Pozzato non ci sono proprio dubbi su Rebellin: “È stato il più grande talento che ha avuto l’Italia ciclistica, aveva un motore pazzesco, il migliore di tutti – ha concluso l’ex ciclista -. Non ci sono in gruppo adesso corridori così. A 40 anni vinceva con i ventenni“.