La grande partenza in Italia, con tre tappe dedicate ai miti che hanno fatto la storia della bici tricolore in terra d’Oltralpe (Bottecchia, Pantani e Coppi). La Alpi come primo vero ostacolo, nonché come prima cartina tornasole per gli uomini che puntano a indossare la maglia gialla, eccezionalmente a Nizza anziché a Parigi (perché pochi giorni dopo partono le Olimpiadi: impossibile chiedere uno sforzo così immane alla capitale).
E poi tante tappe mosse sulle alture del massiccio centrale e le solite ascese pirenaiche pronte a fare da giudice di una corsa che si preannuncia bella e appassionante come poche se ne ricordano da qualche anno a questa parte. Non che il Tour non goda di ottima salute, ma più è alta la concorrenza e più c’è da restare attaccati alla tv, o magari stavolta per davvero a bordo strada, visto che ci sarà tanta Italia nell’edizione numero 111 della grand boucle.
- La 111esima edizione della grand boucle
- Le salite e gli sterrati
- Il primo vero spartiacque
- Senza tregua fino all'ultima tappa
- La terza settimana
- Il lotto dei favoriti
La 111esima edizione della grand boucle
Che è stata ufficialmente presentata nella mattinata di mercoledì 25 ottobre, sebbene buona parte del percorso fosse stata svelata in via ufficiosa già nelle ore precedenti. E che come previsto strizza l’occhio agli scalatori, o per meglio dire ai potenziali Fab 4 che si presenteranno alla partenza di Firenze con i gradi di capitano ben cuciti addosso.
Perché la sensazione è che il Tour 2024 somiglierà a una resa dei conti tra veri specialisti delle grandi corse a tappe. E forse anche per questo già oggi, a distanza di 8 mesi dal via, stuzzica la fantasia come poche altre corse.
Le salite e gli sterrati
Della grand depart tutta italiana si conosce qualunque segreto: prima frazione in linea da Firenze a Rimini, con passaggio a San Marino e arrivo adatto a finisseur (dura per i velocisti puntare alla prima maglia gialla), a 100 anni dal primo trionfo sulle strade di Francia di Ottavio Bottecchia (e in onore anche al toscanaccio Gino Bartali).
La seconda da Cesenatico a Bologna, con la salita di San Luca da ripetere due volte prima dell’arrivo in centro, nelle terre tanto care al “Pirata” Marco Pantani. Quindi la Piacenza-Torino, l’omaggio al “Campionissimo” Fausto Coppi, primo arrivo dedicato alle ruote veloci.
Il giorno seguente si ripartirà da Pinerolo per affrontare la prima tappa alpina, con la scalata in rapida successione di Sestriere, Monginevro e Galibier e arrivo in discesa Valloire, dove presumibilmente i big di classifica vorranno farsi trovare preparati e in grado di evitare di dover lasciare secondi preziosi lungo la via.
Il primo vero spartiacque
Il primo vero spartiacque però sarà la cronometro di venerdì 5 luglio, alla settima frazione, 25 km da Nuits-Saint-Georges a Gevrey-Chambertin, seguita un paio di giorni dopo una tappa apparentemente tranquilla con traguardo posto a Troyes, ma che presenta ben 14 tratti in sterrato per complessivi 32 km, come una vera e propria classica del Nord di primavera.
Terminerà lì la prima settimana, ma la battaglia sarà solo all’inizio.
Senza tregua fino all’ultima tappa
La prima vera tappa di montagna della seconda settimana porterà la carovana gialla verso i Pirenei, con arrivo a Le Lorian (mercoledì 10 luglio): il Puy Mary Pas e il Col de Pertus saranno utili per testare una volta di più le condizioni dei big.
Fari puntati poi sulla 14esima tappa, quella dove in programma c’è il Tourmalet e che porterà i corridori al Pla d’Atet dopo soli 150 km, ma in buona misura tutti con la strada in salita (lo spauracchio si chiama Hourquette d’Ancizan, salita tra le più infide della zona, sin qui poco bazzicata dal Tour).
A Plateau de Beille, il giorno successivo, nel giorno della festa nazionale francese, andrà in scena il vero tappone pirenaico con Peyresourde, Menté, Portet-d’Aspet e Col d’Agnes.
La terza settimana
A quel punto i giochi per l’alta classifica, se non proprio fatti, saranno già abbastanza delineati. E la terza settimana non vivrà nell’attesa della crono finale di Nizza, 34 km contro il tempo che in qualche modo potrebbero favorire colpi di mano come già avvenuto più volte (l’ultima nel 2020, quando Pogacar ribaltò il Tour rifilando più di due minuti a Roglic, anche se quella era una cronoscalata).
Le Alpi meridionali in qualche modo potrebbero rimescolare le carte: occhio al Col du Bayard e al Col du Noyer previsti nella 17esima tappa, occhio soprattutto all’arrivo a Isola 2000, che precede l’ultima tappa di montagna nella quale si scaleranno Col de Braus, Turini (quello reso mitico dal Rally di Monte Carlo), Colmiane e Couillole. A Nizza i giochi potrebbero essere fatti, ma se qualche crono man resterà in gioco, ecco che tutto potrebbe essere ribaltato all’istante.
Il lotto dei favoriti
Che sia un Tour per scalatori è scontato dirlo, ma il fatto che si chiuda con una cronometro tanto lunga è d’aiuto a chi sogna di giocarselo davvero sul filo dei centesimi. Quel che è certo che è la starting list dovrebbe presentare tutti i magnifici 4 che si sono spartiti buona parte delle ultime corse a tappe: Jonas Vingegaard si presenterà da bicampione in carica, uomo di punto della Visma Lease a Bike (anche se dovrà guardarsi le spalle da Sepp Kuss, che alla Vuelta s’è meritato i gradi di capitano) e grande favorito.
Tadej Pogacar sta pensando seriamente di correre il Giro, ma è difficile immaginare che l’UAE Team Emirates gli concederà di non prendere parte al Tour (o di farlo senza ambizioni di classifica). Primoz Roglic è passato alla Bora Hansgrohe proprio perché vuol tentare l’assalto a quel Tour che gli è sfuggito a un passo da Parigi tre anni fa, mentre Remco Evenepoel, benché su un percorso simile potrebbe fare un po’ più fatica dei rivali (il Giro sembrerebbe invece calzargli a pennello), ha voglia di cimentarsi per la prima volta con la grand boucle, con la Soudal Quick Step tutta dalla sua parte. A chi piace un Tour così duro? Magari a Juan Ayuso (UAE), Richard Carapaz (EF) e Carlos Rodriguez (Ineos): per loro più la strada sale e più chance ci sono di arrivare prima.