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Conte si confessa: il dito medio ad Agnelli, Adl, il parrucchino, il suo intervento integrale a Belve

L'ex ct parla di passato, presente e futuro. Tra il desiderio di mettersi alla prova in piazze calde alla verità sul suo rapporto con la Juventus

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Tra gli allenatori liberi è sicuramente quello più ricercato. Ma Antonio Conte ha confermato anche alla trasmissione Rai “Belve” di non voler prendere il comando di una squadra in corso d’opera. Il leccese non è uomo da compromessi, anche se qualche rimpianto ce l’ha pure lui per colpa di un carattere talvolta troppo impulsivo. Di questo e di tanti altri argomenti ha parlato l’ex tecnico di Juve ed Inter tra passato, presente e futuro.

L’addio e la Juve e un possibile ritorno

Quando si parla di Antonio Conte il primo riferimento rimane sempre quello della Juventus. 13 sono gli anni vissuti in bianconero da calciatore e altri 3 da allenatore per il 54enne leccese. Che infatti ha un solo rimpianto, proprio legato alla Vecchia Signora: L’addio più sofferto? Mi sono pentito di più alla Juventus, dopo tre anni ho deciso di andare via“.

Ma per il futuro lascia intendere che una chiamata l’accoglierebbe volentieri il condottiero pugliese: “All’estero apprezzi il nostro Paese, vedremo le occasioni che ci saranno. Il sogno lo tengo per me, i matrimoni si fanno sempre in due per allenare o tornare in una squadra. La Juve è sempre stata la squadra da battere e odiare, allenarla non porta simpatie perché hai tutta l’Italia contro”.

Che qualche problema in realtà lo ha avuto con l’ex presidente della Juve Andrea Agnelli: “Il dito medio a Andrea Agnelli? È stata una reazione ad una situazione in cui mi è stato mancato di rispetto ed educazione, ad una serie di insulti. Non mi pento perché dalla parte opposta non c’era pentimento. Poi ci siamo chiariti”.

Conte: “Dove arrivo lascio il segno”

Antonio Conte è un uragano, la sua presenza in un club si sente quando arriva e quando se ne va: “In tutti i club in cui sono passato ho lasciato grandi fondamenta e costruito qualcosa di importante, poi proseguito negli anni. Quando decido di cambiare è perché mi rendo conto di aver dato tutto e le energie sono finite. Si deve prendere un giocatore? Voglio dire la mia e la mia parola deve contare“.

Una personalità forgiata anche durante la carriera da calciatore, con la sfida vinta proprio alla Juve: “In quel momento (stagione 1991/92) mi sembrava tutto troppo più grande, davo del voi a tutti. Questo timore l’ho pagato in termini di prestazione, sai quando ti senti inadeguato in una situazione e la vedi più grande di te? Per non uscire sconfitto e rimanere alla Juve ho tirato fuori le unghie e i denti affilati. E ce l’ho fatta“.

La voglia di Roma e Napoli: “Piazze che si sposano con me”

Ma il passato non pregiudica nulla di ciò che potrebbe arrivare in futuro. Massima apertura anche agli altri club italiani, Roma e Napoli inclusi: “Sicuramente sono due piazze che vorrei vivere per la passione che ti trasferiscono. Mi auguro che un domani ci sia la possibilità di fare quest’esperienza. Sono piazze che si sposano con me“. Purché naturalmente “ci sia sempre grande serietà e un progetto che mi dia la possibilità di competere per vincere“.

Se si parla di giallorosso inevitabile una domanda su José Mourinho, con il quale anni fa Conte ebbe una lite: “Ci siamo detti quello che pensavamo, poi ci siamo incontrati e stretti la mano. Io apprezzo le cose dette in faccia. In quel periodo in Inghilterra c’è stato un momento caldo tra di noi, adesso abbiamo risolto”.

Conte e la verità sul parrucchino

Una battuta, infine, il tecnico salentino la concede anche sui suoi capelli, da tempo oggetto di discussione: “Non mi piacevano e sono intervenuto – ha dichiarato Conte- ma non ho mai avuto il parrucchino. Sono stato a Toronto per il trapianto e ho avuto la fortuna di trovare un medico che aveva curato un amico, era una cosa che non mi piaceva e abbiamo vinto anche là. Ci sono state figurine brutte. Ma era la realtà e andava accettata. Non mi sentivo bene con me stesso”.

Ma al di là di questo, l’uomo Conte si piace: “Avendo 54 anni mi do un otto. Posso fare di più. La parte che mi piace di più del mio aspetto sono gli occhi. Azzurri e risaltano“. Quell’azzurro che poteva essere anche quello della sua panchina ma ha detto no. Almeno per ora.

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