Va di moda l’elogio del Gattuso-style. Più ancora delle sue qualità di allenatore, colpisce la sua maniera di gestire lo spogliatoio e di affrontare i problemi. Così Michele Criscitiello nel suo editoriale su Tmw arriva al paradosso di affermare che con Ringhio sulla panchina dell’Inter non sarebbe scoppiato e deflagrato in questo modo il caso-Icardi. Il direttore di Sportitalia scrive: “Ad ottobre e novembre avevano fatto il biglietto di sola andata a Rino Gattuso. Si doveva barricare nella sua pescheria di Gallarate, tra una sogliola e una orata. Stampa e critica cattivissimi. Leonardo, a dicembre, fu bravo a tutelarlo pubblicamente… Il Milan è la dimostrazione che se un gruppo si coalizza può raggiungere qualsiasi obiettivo. In uno spogliatoio, sono più importanti gli uomini dei calciatori. Prendete lo spogliatoio delle due milanesi. Nei singoli non c’è partita. L’Inter ha un tasso qualitativo nettamente più alto del Milan eppure i rossoneri stanno facendo un campionato al di sopra delle aspettative, mentre, Spalletti rischia di naufragare. I 60.000 di San Siro sono il primo vero grande traguardo raggiunto da Gattuso. Uno che dice “non guardo i social, con il telefono schiaccio verde per rispondere e rosso per attaccare” merita dieci minuti di applausi. Un manuale e una risposta da spedire a Wanda e Mauro. Scommettete che con Gattuso questo cinema di Casa Icardi non sarebbe mai venuto fuori? Almeno lo avrebbe tamponato e non alimentato.
NO SOCIAL – A volte meglio appendere un compagno al muro dello spogliatoio che mandarsi le frecciatine sui social. Il Milan ha vinto, esattamente, la metà delle gare disputate: 13 vittorie in 26 giornate ma al contrario dell’Inter che ne ha vinte 14, perde di meno e pareggia di più. Immaginate una classifica senza il gol di Icardi, nel derby, al 90’. Il ritorno dei rossoneri in Champions significherebbe svolta societaria e investimenti mirati la prossima estate. Gattuso ha dimostrato con fatti, e non parole, come sempre nella sua vita il suo valore. Contro i detrattori e i maligni che dicevano che non avrebbe potuto neanche allenare in serie B.
SUICIDIO INTER – Il vero paradosso è l’Inter che si sta suicidando. Un terzo posto da blindare e momentaneamente perso, una gestione del caso Icardi autolesionista e una squadra costretta a schierare Ranocchia prima punta per recuperare lo svantaggio di Cagliari. Una società che investe così tanti soldi e si ritrova a mettere un difensore a fare la punta. Qualche conto non torna. Il vero paradosso è pagare, tanto, il tuo capitano, il calciatore più rappresentativo e non lo schieri perché non trovi una soluzione sulla scadenza di un contratto che non finirà a giugno del 2019. Marotta deve prendere in mano la situazione e trovare la soluzione. Rinviare non serve a nessuno. Icardi ha bisogno di giocare e l’Inter ha bisogno dei gol di Icardi. Se dovesse succedere, ma non succede, che l’Inter non rientrerà tra le prime 4, Zhang dovrebbe spedire a casa anche i magazzinieri e riportare in Cina il figlio a fargli fare un lavoro più adatto alle sue capacità imprenditoriali. Va bene tenere il figlio giovane a Milano a fare calcio ma a questa Inter serve la mano e la presenza del capo. Serve papà.