Dopo le due ottime partite contro Inghilterra e Ungheria in Nations League che ci hanno garantito l’accesso alle Final Four nel giugno 2023, il Commissario Tecnico della nazionale italiana Roberto Mancini ha parlato oggi, a Roma, sul palco del Social Football Summit.
In questa occasione, il CT azzurro ha detto la sua sul momento della nazionale, ma anche sul suo futuro in previsione dei prossimi appuntamenti. Anche Daniele De Rossi, nello staff azzurro dopo il ritiro, parla con nostalgia di come era una volta l’ambiente della nazionale.
- Mancini non ha dubbi: "Le porte della nazionale sono aperte a tutti"
- Mancini da 40 anni in azzurro: "Quando ho iniziato non c'era nulla di tecnologico"
- Nostalgia De Rossi: "Quando giocavo io era tutto più intimo"
Mancini non ha dubbi: “Le porte della nazionale sono aperte a tutti”
Mancini, ovviamente, inizia il proprio intervento parlando del recente momento dell’Italia, vincente sia contro i Tre Leoni che contro i magiari in questi giorni:
“Siamo felici per quanto fatto in questa settimana tuttavia purtroppo è un brodino rispetto a quello che abbiamo passato negli scorsi mesi. Non mi passa dato che non meritavamo di rimanere fuori dal Mondiale. L’Inghilterra che abbiamo sconfitto a San Siro potrebbe conquistare la Coppa del Mondo, ma pure l’Ungheria era davvero forte. I ragazzi hanno messo tutto in un momento in cui la condizione non è al massimo peraltro”.
Ci sono state anche polemiche in questi giorni. La penuria di attaccanti ha riproposto lo stesso tema di sempre: “e Balotelli?” Oltre a questo, il caso Immobile ha monopolizzato la partita contro l’Ungheria, ed è destinata a causare ancora altre polemiche. Mancini tuttavia ci tiene a precisare che nessuno è escluso a priori da Coverciano:
“La Nazionale dà alcune delusioni ma pure soddisfazioni: se si è in grado di migliorare qualcosa e dare un po’ più di fiducia ai più giovani e gli si permette di sbagliare. Io da ragazzo ho fatto tutto e comprendo chi fa errori. La porta della Nazionale è aperta a chiunque, pure a quelli che hanno avuto un atteggiamento sbagliato. È sufficiente domandare scusa e si viene subito riaccolti”.
Mancini da 40 anni in azzurro: “Quando ho iniziato non c’era nulla di tecnologico”
Roberto Mancini, lo ricordiamo per i più giovani, è stato veramente un grande del calcio italiano. Con la nazionale ha esordito nel 1982 con l’Under-21, anche se la sua carriera non è stata così splendente coi colori azzurri, anche a causa di una concorrenza offensiva che, in quegli anni, vedeva gente del calibro di Roberto Baggio e Beppe Signori, oltre a molti altri fenomeni che hanno contraddistinto la generazione d’oro italiana.
In ogni caso, il Mancio guarda indietro al suo passato con emozione, ricordando anche come era allora senza tecnologia e come invece oggi le cose siano cambiate:
“Da parte mia sono stati 40 anni fantastici con l’Italia. Quando ho iniziato io non c’era niente di tecnologico, era tutto fatto a vista anche se l’occhio non fa errori. I mezzi di oggi ci hanno dato grande mano però è davvero tutto modificato da tanto tempo: avere due/tre telecamere con noi vuol dire doverci adeguare pure a quello. La vita adesso è questa e serve conviverci. I dati? A volte le cose le vedi già in partita e poi i dati le confermano. I dati sono importanti: sono un elemento a cui non si può più rinunciare”.
Infine, il Mancio risponde a una domanda che in molti si sono fatti, ovvero cosa lo abbia spinto a rimanere in sella dopo la tremenda delusione contro la Macedonia:
“A dire la verità non ne ho idea, in quel momento desideravo solo voltare pagina dato che è andata male. Tuttavia vincere l’Europeo dà una gioia pazzesca. Adesso serve aspettare qualche anno e poi vogliamo riprovare quelle emozioni”.
Nostalgia De Rossi: “Quando giocavo io era tutto più intimo”
Dal 18 marzo 2021, De Rossi è uno degli assistenti di Roberto Mancini in nazionale. Dall’alto della sua esperienza da Campione del Mondo, l’ex Capitan Futuro ha parlato assieme a Mancini, e anche a lui è scappata un po’ di nostalgia sui “bei tempi andati”:
“Quando giocavo io era tutto più intimo, per inviarci le immagini mandavamo gli MMS. Non c’era il telefono a dividerci, si stava tanto insieme, si giocava a carte e ci si voleva bene. I social? Ho aperto Instagram perché c’erano tanti account falsi che pubblicavano a nome mio. Sono molto poco attivo, guardo e mi faccio gli affari degli altri ma non ho la morbosità di mostrare tutto. Dipende da quello che tiri fuori: l’altro giorno ho beccato un ragazzo in un momento non felicissimo guardare i commenti su Instagram e gli ho detto che non c’è fisioterapia per quello. I Big Data? Ci sono degli estremismi sui dati, ma i match analyst e l’analisi del gioco è troppo importante. Con l’occhio si può fare tanto, sennò ti fai aiutare dai dati. Tanti anni fa volevamo comprare un giocatore alla Roma ma io volevo Nainggolan: i dati erano meglio quelli dell’altro giocatore, però li devi analizzare. E per me Radja era più forte”.
Infine, un commento ancora sulla vittoria dell’Europeo a Wembley contro l’Inghilterra:
“Del gruppo mi piace che ha saputo rinascere dalle proprie ceneri dopo Italia-Svezia. E passando gli anni c’è la sensazione che possa rifarlo: l’Italia non è cambiata dopo la vittoria o dopo la sconfitta. Grazie a Mancini che ha creato un grande rapporto con tutti. È tornata la voglia di giocare per l’Italia. In Inghilterra è stato pesante eppure siamo stati bene. I giovani? Nel calcio di oggi c’è un po’ d’impoverimento perché non si gioca più per strada e si tocca meno il pallone. Però la materia c’è: abbiamo almeno 4-5 giocatori che non conoscevo ma veramente forti. Però gli consiglio di andare a giocare”.