Nome? Daniele. Cognome? Cacia. Professione? Bomber di razza. Nato a Catanzaro il 23 agosto del 1983, Cacia è entrato a far parte dei grandi del calcio italiano per la sua innata qualità di saper fare gol. Non una cosa da poco, tenendo presente il suo ruolo di attaccante.
Difficile dimenticare uno come lui. Le sue prodezze hanno fatto innamorare tante piazze, su tutte quella di Piacenza. Non è stato un finalizzatore qualunque, almeno nel campionato cadetto. Cacia, infatti, risulta essere il secondo miglior marcatore della storia della Serie B per reti messe a segno. Ben 134, a meno uno dal re di tutti Stefan Schwoch. Numero impressionante e ci è riuscito indossando le maglie del Piacenza, Reggina, Padova, Verona, Bologna, Ascoli e Cesena.
Alcuni infortuni, su tutti quelli al perone, hanno condizionato e non poco la sua carriera e quindi la sua ascesa. Per lui, la cosa più importante è stata giocare a calcio da protagonista. Motivo per cui spesso ha scelto la Serie B al posto di altri palcoscenici più rilevanti. Il rapporto con la Serie A, infatti, non è stato idilliaco. Appena 38 presenze e solo due gol all’attivo.
È stato un bomber vero, di razza. Ha sfiorato la possibilità di giocare nel calcio inglese: “Passai un’estate a provare con diverse squadre di Premier League inglese, mi allenai due settimane con Tottenham e West Ham. Proprio con gli Hammers stavo per firmare, ma saltò tutto, c’erano anche situazioni poco chiare dietro. Però porto con me il bel ricordo degli allenamenti con Jermain Defoe e degli incontri a pranzo con leggende come Rio Ferdinand o Paolo Di Canio, simbolo del club all’epoca. In parte, assaggiai il sogno”.
E quella di militare in Australia: “Potevo giocare nel Sidney, tramite Grella che aveva aperto un canale di comunicazione per la trattativa. Ma ho preferito rimanere in Italia ed essere ancora protagonista nonostante l’età, sentivo di poter dare ancora tanto in Serie B”.
L’attaccante calabrese ha girato l’Italia oltre ad aver avuto la possibilità di lavorare con moltissimi allenatori. Tra questi senza alcun dubbio Giuseppe Iachini, con il quale Cacia ha funzionato alla grande. L’ex calciatore ha dichiarato: “a 21 anni con lui sono esploso”. Tra questi ricorda, in un’intervista di qualche anno fa, anche Andrea Mandorlini. Grazie a lui, con la maglia dell’Hellas Verona, ha vinto la classifica marcatori con 24 gol. Non ha tralasciato neanche i vari Bruno Tedino e Diego Lopez.
Cacia e l’amore per il Piacenza
La carriera di Cacia è iniziata ed è finita a Piacenza. Un rapporto indimenticabile anche se nel mezzo ci sono diverse esperienze. Daniele ricorda così i suoi primi passi: “Dovrò sempre dire grazie a Franco Melotti, che mi portò nella sua squadra a Torino e ciò mi aprì le porte per la scuola calcio “Gabetto”. Con i primi mi allenavo durante la settimana, con questi ultimi invece giocavo ogni weekend, era una full immersion totale di calcio per me”. Il Piacenza rimase subito colpito da quel ragazzino e lo ingaggiò dopo una doppietta che rifilò in un amichevole.
Il suo talento è immenso e a soli 17 anni esordisce già in Prima squadra. Cacia, però, viene girato in prestito per cercare di raggiungere quella famosa e acclamata maturazione. Ha due parentesi poco fortunate: prima nella Ternana e poi nella SPAL. Due esperienze che ricorda con piacere perché gli hanno permesso di fare esperienza, ma negative dal punto di vista fisico, tenendo presente che è stato vittima di un infortunio al perone. Debutta a Ferrara, in Serie C, il 19 gennaio 2003, contro la Reggiana.
Poi ritorna in Emilia-Romagna nel campionato di Serie B della stagione 2003/04. Gioca poco ma ha la gioia di mettere a segno il suo primo gol. Era il 15 febbraio 2004 e quel Piacenza era allenato da Luigi Cagni, mentre l’avversario era il Napoli di Luigi Simoni. Sbloccano la gara i partenopei al 42’ con Vittorio Tosto, ma il vantaggio è destinato a durare pochissimi minuti. Beghetto si procura un calcio di rigore e dagli undici metri non fallisce. Tosto riporta il Napoli in vantaggio ma Cacia riporta tutto in parità bucando Manitta con un colpo di testa imparabile. Un gol alla Cacia, una realizzazione da bomber vero. Zanini, nei minuti conclusivi, regala la vittoria ai campani.
Cacia inizia a farsi conoscere meglio l’anno dopo, nel periodo da febbraio a maggio 2005 con la maglia della Pistoiese. In 12 apparizioni mette a segno ben 8 reti, di cui una doppietta nel match contro il Pavia. Cacia parla della Pistoiese come una “fortuna”.
Nelle due stagioni e mezzo successive, l’attaccante calabrese realizza 34 reti in 74 presenze. Sono annate dove va per la prima volta in doppia cifra; prima ne realizza 18, poi in quella dopo ben 14 in 28 apparizioni. Una media di un gol ogni due partite di Serie B.
Così, a suon di gol, tornerà al Piacenza, una quarta volta, nella stagione 2010/11. Lo fa in grande stile, mettendo a segno ben 17 reti nel campionato di Serie B che gli permette di arrivare 4° nella classifica marcatori. Non si tratta di un campionato da ricordare, visto che Cacia e compagni terminano, al 19° posto e finiscono nei playout contro l’Albinoleffe. Dal doppio confronto, dove Cacia mette a segno un gol, premia però i bergamaschi.
Il ricordo: “È stata una bella annata perché dopo due anni tra infortuni e altro non avevo fatto bene. Ritornai a Piacenza perché era la mia casa, e sapevo bene che tornando qui potevo rilanciarmi da protagonista per l’anno dopo in palcoscenici magari più importanti. Qui mi sono ritrovato. Ho fatto 17 gol, poi purtroppo il finale di stagione era stato delineato e compromesso da altri aspetti che non mi riguardavano, ma purtroppo ci siamo cascati tutti in mezzo per via del calcio scommesse. E quindi lì contribuì anche la parte nervosa nel mio caso perché feci tipo 8 giornate di squalifica. Oltre all’aspetto fisico e mentale, ci sono cose che vanno oltre lo sport, e allora lì dobbiamo alzare le mani perché nessuno ci può far nulla”.
Il cuore porta Cacia a concludere la sua carriera da giocatore, nella stagione 2019/20 nella “sua” Piacenza. Una maglia con cui Daniele Cacia ha fatto molto bene, rimanendo nei cuori dei tifosi.
L’esperienza in Serie A e il gol in Europa
Il 2008 è l’anno in cui Cacia ha la sua prima grande opportunità in Serie A. Le ottime stagioni al Piacenza permettono al bomber calabrese di avere una chance con la Fiorentina. Un’esperienza che ricorda con rammarico, soprattutto perché arriva a giocarsi le proprie carte in condizioni sicuramente non ottimali. Si trasferisce in Toscana solo a gennaio, con la Viola che lo ufficializza l’estate precedente a titolo di compartecipazione con il Piacenza.
Non incide come vorrebbe e delude le aspettative. Appena 6 presenze con quella Fiorentina guidata da Cesare Prandelli e appena un gol realizzato. Lo mette a segno in Coppa Uefa, allo Stadio Artemio Franchi, contro il Rosenborg. L’unico acuto, l’unica gioia. A distanza di anni ricorda quella occasione, facendo memoria della sua condizione fisica precaria, così: “Mi rendo conto di come fosse quasi impossibile giocarsela con calciatori del calibro di Vieri, Mutu, Pazzini e Osvaldo”.
La seconda possibilità di Cacia
L’anno dopo è ancora Serie A. Questa volta Cacia viene ingaggiato dal Lecce. L’obiettivo è la salvezza nella massima serie e i salentini si affidano e sperano nei suoi gol. In Puglia le cose non vanno. L’attaccante mette a segno due gol, uno contro il Palermo e poi quello inutile del 7 dicembre 2008 contro la Juventus. Ultimo posto a 30 punti che equivalgono alla retrocessione in Serie B. La dea bendata non lo assiste nemmeno perché l’infortunio al perone – l’ennesimo – lo limita e non poco. Sapeva di trovarsi nel posto giusto ma come lui stesso ricorda: nel “momento sbagliato”. Cacia non si è mai sottratto dalle responsabilità: “qualcosa l’avrò sbagliata anch’io perché poi con il passare degli anni ti accorgi di aver fatto qualche errore”.
L’incubo Reggina
Il calabrese prova a rimettersi in gioco nella sua terra e l’anno dopo veste la maglia della Reggina. Per lui è un sogno, considerate le sue origini. Malgrado questo non è una stagione da incorniciare. E questo perché alla Reggina arriva con tanto peso sulle spalle, come quell’attaccante che poteva riportare in alto gli amaranto. Non scoppia nemmeno la scintilla con la tifoseria. Un bottino, quello finale, molto misero. Appena 4 reti e realizzate nell’ultimo scorcio di campionato, come presenze: sono più le volte che si siede in panchina rispetto a quelle in cui scende in campo.
La doppia esperienza in Veneto
Cacia è a caccia del riscatto e lo ritrova nella stagione 2010/11 nella sua Piacenza. Torna a flirtare con il gol e lo fa con una certa regolarità. Mette a segno 21 gol, di cui due triplette contro Lanciano e Vicenza. Il bomber è rinato nel suo posto del cuore.
In tre anni torna in Serie A, torna a giocare in quel campionato che spesso si è trasformato in un incubo. Prima c’è la tappa Padova. Una squadra che lui ricorda: “costruita per vincere e non arrivammo nemmeno ai play-off”. A livello personale, però, si toglie la soddisfazione di andare in doppia cifra con 12 reti totali.
La vera rinascita di Cacia si materializza, però, quando si trasferisce a Verona sponda Hellas. La prima annata è quella dei record. Gli Scaligeri tornano in Serie A e lo fanno grazie alle 24 reti del bomber calabrese. Un record sia a livello personale che per il club stesso. Probabilmente è la stagione in cui tocca l’apice della sua carriera, in una piazza così prestigiosa dove Cacia si riscopre e ritrova quell’entusiasmo che sembrava essere ormai svanito. Farà parte di quella squadra che l’anno dopo, sotto la guida di Andrea Mandorlini, stupirà tutti. Non fu però assoluto protagonista. Appena 15 presenze e zero gol messi a segno.
Il Bologna e il 100° gol
Torna in Emilia-Romagna, questa volta non al Piacenza ma indossando la maglia del glorioso Bologna. Un’altra piazza che aveva bisogno di un grande attaccante come lui per tornare nella massima serie. I rossoblù, a fatica e attraverso i play-off, riescono ad ottenere la promozione e per Cacia la stagione si rivela discreta: alla fine mette a referto 12 reti. Il 19 gennaio 2015, Bologna acquisisce un sapore e un valore speciale nella sua splendida carriera. Al 38’ della partita contro il Perugia, infatti, segna la rete che sblocca la contesa ma che equivale anche al 100° gol in Serie B. Un record.
L’Ascoli e la fine della sua carriera nei pro
Per Cacia segue un biennio molto importante con l’Ascoli in terra marchigiana. Ci arriva con un po’ di amarezza perché il club bolognese gli nega la chance di giocarsi le sue ultime possibilità in Serie A dopo la promozione. In due anni mette a segno 29 gol in Serie B, un bel bottino. In un’intervista rivela come la parentesi con l’Ascoli sia stata una sorpresa ammettendo di essersi ambientato in seguito: tornando a fare gol.
Iniziato il ritiro della terza stagione da fuori rosa, Cacia coglie subito l’occasione Cesena. Le prime partite sono entusiasmanti grazie alla doppietta rifilata all’Avellino. Poi, come è spesso successo nella sua carriera, un infortunio di troppo – questa volta uno strappo muscolare al polpaccio – lo limitano e rimane fermo tre mesi. In quel periodo viene esonerato Andrea Camplone, allenatore che aveva voluto fortemente l’attaccante calabrese. Al rientro dall’infortunio trova in panchina Castori che non lo fa giocare con costanza. Nonostante questo, Daniele Cacia cerca comunque di mettersi a disposizione della squadra in tutti i modi nel vano tentativo di salvarla.
L’anno dopo l’attaccante è in Serie C, un po’ beffato dal destino: il Novara. Segue un’annata da doppia cifra (12 gol) e poi il ritorno nella sua Piacenza dove dice “stop” al calcio dei professionisti.
Il ritiro e il Nibbiano Valtidone
È stato il Nibbiano Valtidone, una società di Eccellenza vicino Piacenza, che ha dato a Daniele Cacia la possibilità di continuare a calcare i campi da calcio.
Indubbiamente l’attaccante calabrese è stato un’icona della Serie B (parla il suo record personale). Certo, la fortuna non è mai stata dalla sua parte. C’è chi gli addossa l’etichetta dell’attaccante di seconda fascia solo perché non è riuscito a dire la sua in Serie A. A vedere il suo curriculum verrebbe quasi scontato affermare questa tesi. Però, nel calcio così come nella vita, la fortuna fa la sua parte. Cacia si è assunto le responsabilità ma è ovvio che la dea bendata, nei momenti cruciali, si è girata. Ma resta una leggenda. Un attaccante che spesso era l’incubo dei difensori avversari e capace di regalare gioie immense. C’è chi ancora spera e desidera rivivere calciatori così.