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Dennis Man non è lì per caso: la Serie A ha il "nuovo Gudmundsson"?

Il talento del Parma, dopo qualche difficoltà iniziale, si sta prendendo la scena ed è pronto a lasciare il suo marchio anche in Serie A

Pubblicato:

Rocco Nicita

Rocco Nicita

Giornalista

Classe 1996. Collabora con varie testate e blog online. Conduce un podcast dedicato interamente alla Serie B.

Dennis Man non è lì per caso: la Serie A ha il "nuovo Gudmundsson"? Fonte: Getty

L’avventura della Romania è iniziata nel migliore dei modi a Euro 2024: la squadra di Iordănescu ha rifilato un sonoro 3-0 all’Ucraina, dimostrando che la Tricolorii non intende solo fare una comparsata nella kermesse europea per nazionali.

Dopo la seconda partita persa col Belgio – risultato legittimo contro una delle squadre di maggior talento delle passate edizioni – la situazione del gruppo E non è ancora definita e, di conseguenza, tutte le squadre sono ancora in corsa per assicurarsi un posto agli ottavi di finale.

Come spesso capita – forse perché inconsciamente abituati a navigare nella nostra comfort zone calcistica – tendiamo a tenere sott’occhio le squadre che hanno in rosa qualche conoscenza nostrana e, da questo punto di vista, la Romania è un esempio interessante.

Su tutti, chiaramente, spiccano Dennis Man e Valentin Mihăilă, da poco neo-promossi in Serie A con la maglia del Parma.

Entrambi sono stati fondamentali per il salto di categoria, anche perché hanno messo a referto 18 dei 66 gol complessivi del Parma: quasi il 30% delle marcature, cioè, porta il loro zampino (senza contare gli assist).

Agli occhi dei più attenti, quindi, non potevano passare inosservati. Anzi, il loro nome è tra i più immediati quando si parla della squadra di Pecchia.

C’è da dire che il loro nome non suonava sconosciuto prima di questa stagione: entrambi avevano già giocato in Serie A con il Parma (Mihăilă ha collezionato anche 5 presenze con l’Atalanta) nell’ultimo anno dei Ducali nel massimo campionato italiano.

Per questo, probabilmente, quando abbiamo letto sul tabellino di Romania – Ucraina il nome di Man tra parentesi non siamo rimasti indifferenti.

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A dirla tutta, se sul gol di Stanciu l’assist è stato più formale che sostanziale, nell’azione che ha portato al gol del 3-0 si è visto un saggio delle qualità dell’esterno destro rumeno.

Il percorso italiano di Dennis Man

L’acquisto di Man, diciamocelo, è uno di quelli che fa storcere il naso. 15 milioni di euro per un ragazzo ventiduenne, per di più proveniente dal campionato rumeno, è esattamente il tipo di operazione che non piace al pubblico.

Poco importa se questo era stato nominato miglior giocatore rumeno dell’anno.

C’è sempre un pregiudizio nei confronti di un giocatore proveniente da un campionato “poco nobile” e non tanto per le qualità del ragazzo in sé, quanto per il salto che è chiamato a fare in un diverso contesto di gioco. Figurarsi, poi, se le cifre sono quelle che sono.

Effettivamente, le prime due stagioni al Parma non vanno come ci si poteva aspettare: i primi sei mesi si concludono – non certo per suoi demeriti – con la retrocessione dei Ducali in Serie B.

Ma questo avrebbe dovuto favorire un giocatore con i suoi mezzi tecnici a disposizione: se l’impatto con la Serie A non è stato così tremendo, figurarsi in un campionato dove, almeno in linea generale, il livello tecnico è inevitabilmente più basso.

L’avvicendarsi di allenatori con idee diverse, il passaggio per esempio tra Maresca e Iachini, non ha aiutato di certo il giovane rumeno, sballottato in posizioni diverse a seconda del contesto di gioco voluto dai diversi allenatori.

Con l’avvento Iachini, ad esempio, si è trovato dirottato a sinistra con il compito di presidiare tutta la fascia nel 3-5-2. Una casella diametralmente opposta a quella che aveva occupato nella prima parte di stagione con Enzo Maresca in panchina.

È solo con l’arrivo di Pecchia che Man ha trovato la sua collocazione definitiva in campo come ala. Nella prima stagione con l’allenatore laziale in panchina, il rumeno viene impiegato abbastanza indistintamente sulla fascia destra e su quella sinistra, con una predilezione per quella destra.

La stagione si rivelerà abbastanza altalenante nei risultati (ci sarà per esempio un periodo abbastanza lungo in cui il Parma non farà mai per due volte consecutive lo stesso risultato e quindi non riuscirà mai a vincere due volte consecutive), ma la classifica finale dirà play-off come quarta classificata.

La cavalcata verso la Serie A si chiuderà quindi nella doppia sfida contro il Cagliari, ma a livello personale Man raggiungerà il suo record di marcature con la maglia dei Ducali indosso.

Come Pecchia ha valorizzato la sua rosa

Nella stagione seguente, il Parma, dopo la cocente delusione dei play-off, ha iniziato ad imprimere fin da subito il proprio ritmo al campionato cadetto.

Di fatto, la squadra emiliana ha comandato la classifica fin dall’inizio, guadagnandosi la promozione con qualche giornata d’anticipo e sbaragliando la concorrenza di squadre costruite per tentare la promozione diretta.

Pecchia, in particolare, è stato abile nell’assecondare le caratteristiche dei giocatori e nel non adottare dei principi di gioco eccessivamente rigidi.

Mentre nelle altre sue esperienze in panchina si era basato su altri principi, sempre finalizzati a mettere in risalto le caratteristiche dei singoli interpreti, nel Parma ha riconosciuto di avere gli interpreti per un calcio più verticale.

In questo contesto, i propri interpreti offensivi erano quasi sempre liberi di associarsi secondo la propria sensibilità, senza appunto ricorrere a dinamiche di gioco necessariamente meccaniche.

Non è un caso, ad esempio, che il Parma sia stata la squadra che ha effettuato più uno-due (3.00 per 90’), a testimonianza di come i giocatori risalissero il campo principalmente tramite delle combinazioni estemporanee.

L’obiettivo della squadra di Pecchia consisteva nello spostare quanto più velocemente la palla dalla propria area di rigore alla metà campo avversaria. I Ducali sfruttavano i rinvii del portiere (il 60% dei palloni giocati dai portieri del Parma erano palloni lunghi) per ottenere il dominio territoriale fin dall’inizio della gara.

Il Parma, infatti, è stata la seconda miglior squadra per field tilt della Serie B (dietro solo alla Cremonese di Stroppa), nonché la squadra che ha segnato il maggior numero di gol nei primi 15 minuti del primo e del secondo tempo.

L’esplosione di Dennis Man

È solo al secondo anno di Pecchia che Man può dirsi definitivamente sbocciato. E non solo per gli 11 gol che gli sono valsi il titolo di capocannoniere interno. Anzitutto, non c’è stata più l’alternanza tra fascia sinistra e destra (salvo rare occasioni), perché il rumeno ha quasi esclusivamente giocato partendo dalla posizione di ala destra.

Le combinazioni laterali poi – punto forte dell’annata scorsa del Parma – sono state sempre più fluide e hanno consentito ai giocatori di disordinare anche blocchi più bassi.

La spinta costante dei terzini (sul lato di competenza di Man giocava Delprato) ha senz’altro agevolato il lavoro, consentendo di portare più uomini nella metà campo avversaria.

La sovrapposizione del terzino, inoltre, permetteva a Man di dedicarsi alla sua giocata preferita: la derapata verso l’interno del campo con il piede forte. Questo fondamentale non solo portava ad una superiorità numerica, ma spesso metteva in difficoltà il dirimpettaio, costretto a difendere con il piede debole.

Il Parma si può dire che vivesse di impulsi dei suoi esterni, senza dubbio i giocatori (insieme a Bernabé) più qualitativi di tutta la rosa.

Man, in particolare, è stato il giocatore che ha effettuato il maggior numero di dribbling riusciti (76) ma anche il giocatore che ha collezionato il maggior numero di Expected Assist (6.67) da situazioni di open play (escludendo, cioè, i calci piazzati).

È stato poi il giocatore che ha creato il maggior numero di minacce in termini di aumento della probabilità di segnare da passaggi e da conduzioni ricevendo palla da zone poco pericolose del campo.

Il dato prende in considerazione la posizione di partenza e la posizione di arrivo di un passaggio o della conduzione di palla, si tratta quindi di un indicatore che rende l’idea di come da zone poco pericolose del campo, quando la palla finiva nei piedi di Man l’azione poteva trasformarsi in un pericolo reale per la squadra avversaria.

L’importanza di chiamarsi Dennis Man

Questi dati incorniciano le prestazioni di Man nel corso della passata stagione di Serie B. Ma se ciò non bastasse, secondo un dato appositamente raccolto da xvalue (xOVA, expected offensive value added), possiamo concludere che il giovane attaccante rumeno sia stato il miglior giocatore in termini di contribuzione offensiva di tutta la Serie B (il dato prende in considerazione la somma degli Expected assist e degli Expected goals in situazioni di open play, meno gli expected assist ricevuti).

Su di lui, dopo una stagione positiva sia dal punto di vista corale che personale, si sono accesi i riflettori di molte squadre importanti. La speranza è di vederlo ancora nel nostro campionato, perché non abbiamo ancora visto il suo intero repertorio: Dennis Man è partito piano, ma non ha intenzione di far smettere di far parlare di sé.

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