Si avvicina sempre più, uno dei big match della 13a giornata del campionato di Serie A. All’Olimpico infatti, domani alle ore 18.00 la Lazio di mister Sarri ospiterà la Juventus di Allegri.
E’ un doppio ex, ma ragionevolmente verrà sempre accostato alla Lazio più che alla Juventus : perché sì, dei biancocelesti è stato anche un simbolo, vivendo il suo rapporto con la squadra in simbiosi, da tifoso.
Per Paolo Di Canio Lazio-Juve non sarà mai una partita qualunque: con i bianconeri ha vinto una Coppa UEFA nel ’93, ma i ricordi all’Olimpico rimarranno indelebili. Persino quelli relativi al suo ritorno, nel 2004. “Ero al Charlton e avevo un biennale da 900 mila euro: per tornare alla Lazio ne accettai 250 mila. Ho lasciato un milione e mezzo in due anni: non me ne fregava niente, era il prezzo per comprare la felicità”, racconta al “Corriere dello Sport”. “Mi chiamò Lotito: “So’ Lotito, ma vieni gratis da noi o no?”, mi disse. “Sono della Lazio, presidente, ma non stavo sotto l’ombrellone al mare, lascio un contratto importante. È anche un fatto di dignità”. Sono rimasto undici giorni nel limbo senza contratto. Spiegazione? Non c’erano i moduli nuovi. Da non crederci. Dopo un anno Lotito non mi voleva più, la cosa brutta è che ha messo in mezzo cose che non c’entravano nulla con il calcio”, aggiunge.
Era una Lazio diversa, con Domenico Caso come allenatore promosso dalla Primavera: l’inizio dell’era Lotito, insomma, dopo i problemi economici. L’esperienza alla Juventus, però, lo ha formato. “Ringrazio sempre l’ambiente Juve per come mi ha formato a livello professionale e umano. Rispetto alla Lazio ho incontrato regole più rigide. Uno dei primi giorni mi chiama Boniperti perché la sera prima ero tornato a casa alle 10, dopo la cena. Se è stata una gabbia? Al contrario, è stata una sfida. Mi dispiacque come mi trattò Trapattoni: per convincermi ad andare via dalla Juve mi fece entrare l’ultimo minuto di un’amichevole estiva con il Palermo, dopo aver fatto entrare tutti i ragazzi della Primavera. Sono quasi venuto alle mani, ma Vialli mi trattenne”, spiega.
Lazio e Juventus una di fronte all’altra all’Olimpico nel weekend, ma le due squadre arrivano all’appuntamento con presupposti differenti. “Sarà Allegri contro Sarri, la Juve che cerca il suo passato e la Lazio che cerca il suo futuro. Il problema di Allegri è che la squadra oggi è più fragile rispetto al passato. Non basta fare un goal per sentirsi al riparo: il centrocampo non funziona. E’ una squadra che accusa sempre una zoppia. E Dybala è un campione assoluto, un eterno talento, ma soffre di fragilità emotiva. Con Ronaldo si è sentito cencellato: ma stiamo parlando sempre di un giocatore fantastico. Rabiot che giocatore è? Che materia è? Per la Juve cos’è? Uno di un metro e 90 che sembra uno di un metro e 20”, aggiunge.
Nella lunga intervista al “Corriere dello Sport” focus ovviamente anche sulla Lazio e su Maurizio Sarri. “Sarri è un animale da campo. Gli salta la Roma, l’alternativa è la Cina, accetta la Lazio perché non può stare più di un anno lontano dal suo mondo. È un drogato di calcio, come me”.